“Io sto morendo, ma quella put... di Emma Bovary vivrà in eterno”: così diceva Flaubert del primo romanzo sull’adulterio femminile
Nella recensione di Gabriella Carmagnola, tutte le curiosità su uno dei romanzi più famosi della storia della letteratura internazionale
Il primo libro sull’adulterio femminile. Gustave Flaubert, con Madame Bovary, mette sotto la lente di ingrandimento, con stile asciutto, i sogni e le pulsioni erotiche di una donna borghese, che vuole uscire dalla mediocrità. Ce ne parla Gabriella Carmagnola.
“Io sto morendo, ma quella puttana di Emma Bovary vivrà in eterno” dice Gustave Flaubert, autore di “Madame Bovary” (1857, in Italia 1881, oggi Mondadori), un’opera per cui è stato denunciato e processato per oscenità. Ci aveva preso, vive in eterno: oggi è uno dei capisaldi della letteratura mondiale. Per la prima volta, a metà ‘800, viene messa sotto la lente di ingrandimento, con stile asciutto, l’adulterio femminile, le pulsioni erotiche e i sogni di una donna borghese, lasciando che siano i fatti a parlare. I dettagli sono eloquenti.
Una giovane, figlia di contadini, Emma, diventa moglie di un medico di campagna. Lui è devoto, preciso, noioso. Lei al contrario ha sogni romantici, vuole per sé una vita alla grande, come oggi alcune protagoniste della serie tv “Desperate Housewives”, che ha ispirato a tratti. Quello che ha non le basta. Prima Léon, giovane romantico di belle speranze, poi Rudolph Boulanger, ricco proprietario terriero. Sogna una vita da gran dama, però vuole anche essere amata.
Fa spese pazze: vestiti, tessuti, argenteria pacchiana, perché ha conosciuto il bel mondo e nel suo cuore “il contatto con la ricchezza vi aveva lasciato qualcosa che non sarebbe sparito più.” Copre la famiglia di debiti, la porta sul lastrico. Chiede soldi al suo ex amante e pensa che: “se avesse esitato a farle quel favore lei avrebbe saputo costringervelo, ricordandogli con un solo sguardo il loro perduto amore. Prese allora la strada della Huchette, senza accorgersi che correva ad offrirsi a ciò che poco prima l’aveva tanto esasperata e senza minimamente immaginare che si prostituiva.” Ma non le andrà bene. Prende il veleno e si suicida. Non per amore ma per denaro.
Emma ama come uomo, con la stessa libertà e muore come un uomo, per un disastro finanziario. Non è riuscita a uscire dalla mediocrità di quel mondo. L’amiamo per la sua debolezza, per il suo coraggio disperato. Flaubert disse di lei: “Madame Bovary sono io”. La amiamo per i suoi sogni, inseguiti sempre nel posto sbagliato.