In “Tenera è la notte” c'è il mansplaining di oggi ma Fitzgerald lo ha scritto un secolo fa
Francis Scott Fitzgerald, grande scrittore statunitense, ci fa entrare, con stile dettagliato, e a tratti poetico, in una mondanità brillante e spregiudicata, in cui ognuno è solo
Leggi più veloce
Costa Azzurra, anni ’20 del ‘900, ricchi americani, artisti, scrittori si ritrovano, tra hotel di lusso, yacht milionari e cocktail martini. In “Tenera è la notte” (1934, in Italia Feltrinelli), Francis Scott Fitzgerald, grande scrittore statunitense, ci fa entrare, con stile dettagliato, e a tratti poetico, in una mondanità brillante e spregiudicata, in cui ognuno è solo. Lui, Dick Diver, psichiatra di grande fascino vuole salvare sua ex paziente e ora moglie Nicole dalle sue antiche nevrosi, dovute a rapporti incestuosi con il padre.
Nicole è bella, fragile, elegantissima e anche ricchissima. Finge che non le importi di Rosemary, giovanissima attrice che flirta con Dick fino a farlo cedere: la ragazza ne è ovviamente ammaliata perché “lei ancora non lo sapeva che lo splendore è nel cuore”. Dick infatti è seduttivo in ogni circostanza, sa che “aveva il potere di suscitare un amore affascinato e acritico. Il contraccolpo arrivava quando si rendeva conto dello spreco e dello sperpero che ne derivavano.”
Dick pensa: “C’entrava anche la solitudine: era così facile essere amati, era così difficile amare.” Dick ama Nicole (che nella realtà rappresenta la moglie dello scrittore, Zelda Fitzgerald) ma i due giocano alla coppia aperta, sincera e libertina. Però a un certo punto l’incanto evapora, con una scusa qualsiasi: un amante di Nicole. O forse Dick, che sta un po' invecchiando. E Nicole si prende se stessa, libera finalmente da un uomo che le spiega il mondo.
Basta mansplaining, Nicole se ne rende conto già quasi un secolo fa: “O pensi per te, o ci pensa qualcun altro e ti toglie il potere, travia e educa i tuoi gusti naturali, ti civilizza e ti sterilizza.” Libro attualissimo, su amore, rappresentazione sociale, solitudine.