Uomini e femminicidio: imparare a riconoscere il mostro leggendo 'La sonata a Kreutzer' di Lev Tolstoj
La giornalista e scrittrice Gabriella Carmagnola propone una lettura che dopo più di un secolo ha qualcosa da insegnarci: come ragiona il carnefice
Avete il coraggio di andare a guardare, proprio nella giornata contro la violenza alle donne? Farebbe bene, meglio di tante interviste all’avvocato dell’assassino o al vicino di casa. Basta lamenti, li conosciamo già i dati della tragedia immane. Ogni 72 ore in Italia una donna ammazzata.
Andiamo invece a vedere come succede, da dentro, ascoltando il racconto del carnefice, direttamente. Guardiamo i dettagli, in cui si nasconde sempre la verità, scopriamo il crescendo e suoi primi germogli. In questo strano autunno, di calore malato, è bene rileggere “Sonata a Kreutzer” di Lev Tolstoj, Feltrinelli, 1891.
Ce lo racconta il carnefice in prima persona:
“Per tutta la durata del mio matrimonio la gelosia non aveva mai smesso di tormentarmi.”
Sta tutta lì, al centro del libro, la chiave di questo libretto, breve ma illuminante. Un’anima presa dal tormento interiore e dalla voglia spasmodica di possesso e controllo. Un gran bacchettone, che nasconde sotto le regole del perbenismo la sua volontà di dominio. Quando una sera vede la moglie a tavola con un altro uomo, con cui abitualmente lei suona il pianoforte, la “Sonata a Kreutzer” appunto, in un incontro di cui il marito era stato avvisato, gli scatta l’impulso, il più forte di tutti. Lui li vede, è furioso, lei nega con vigore. Per lui la sua negazione è la prova di una tresca in atto. Lite furibonda, come quelle che raccontano nei telegiornali. Lui la ammazza. Era già tutto previsto. Lo ammette pure:
“Se non fosse sbucato fuori lui, sarebbe stato un altro che avrebbe offerto un pretesto allo scoppio della mia gelosia”.
Consigliato a tutte le donne e le ragazze, per riconoscere il mostro fin dall’inizio. Fuggire lontano, alle prime avvisaglie, al primo “stai zitta tu”. Scappare, finché si è in tempo.
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