Cosa passa nella testa di un pedofilo: la spietata sincerità di 'Lolita' di Vladimir Nabokov
Leggi più veloce
Dimentichiamo gli Studios di Hollywood e i film che Stanley Kubrick e Adrian Lyne ne hanno fatto, entrambi con lo sguardo puntato un po' troppo sulla ninfetta. Recuperiamo invece il libro originario, che ha venduto 50 milioni di copie ed è stato tradotto in 30 lingue: vorrà pur dire qualcosa.
Leggiamo “Lolita”, Adelphi, 1955. Spiamo, portati per mano da Vladimir Nabokov, cosa passa nella testa di un pedofilo. E’ tutto scritto nel libro, per chi vuole saperne a riguardo, raccontato in prima persona con grande eleganza e spietata sincerità.
Una scrittura alta, vera letteratura
Lui, Humbert, non è un mostro che ammazza, ma un uomo attratto in modo morboso da una ragazzina preadolescente: Lolita, appunto. Ce lo dice lui stesso: “E lei, la bambina tipo, leggeva fumetti di un quotidiano mettendosi le dita nel naso, indifferente alla mia estasi come a un oggetto su cui si fosse seduta per sbaglio – una scarpa, una bambola, il manico di una racchetta – e che per pigrizia non avesse avuto voglia di spostare.” Lui non è tanto lei che ama, come persona, ma la sua bellezza intatta e la sua indifferenza rispetto al mondo. Ce lo conferma quanto confessa che prova attrazione anche per il personaggio dei fumetti che Lolita legge: “una ragazzina dai calzini bianchi, ben disegnata e sciatta, dagli zigomi alti e i gesti angolosi, che neppure io disdegnavo”.
E’ un caso limite, certo. Eppure, in Humbert c’è un rimando a qualcosa di più generale. C’è il fascino, provato da moltissimi uomini, per l’”acqua azzurra, acqua chiara”, come diceva la vecchia canzone. Uomini in cerca di una donna-bambina per sempre, che viva solo il presente, non faccia domande e non richieda alcun tipo di impegno. Ecco perché “Lolita” è ancora attuale e Humbert, la sua copia sbiadita ovviamente, è un po' ovunque.
Leggi anche:
Quando l’amante è un predatore affascinante e manipolatore: la 'Passione semplice' di Annie Ernaux