“Dopo Sex, mi prendo il diploma di maestra del sesso”
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“Quando mi hanno detto che sarei stata perfetta per questo programma ho avuto un moto d’orgasmo!”. Scherza, ma non troppo, Angela Rafanelli, nota divulgatrice dell’educazione sessuale in tv, quando ricorda il momento in cui le hanno proposto la conduzione de “Il segno delle donne”. E’ la docu-serie in onda da martedì su Raistoria che punta il faro su sei grandi figure femminili italiane del ‘900 che hanno fatto la storia e la cultura del nostro Paese. Una gioia per lei perché questa trasmissione (coprodotta da Rai e Anele) racchiude tutte le sue anime: recitazione, approfondimento, storia e storie. Lei, una delle presentatrici più brillanti, preparate e simpatiche dell’attuale parterre della Tv di Stato, surfa tra lezioni di sesso (il “Sex” andato in onda in agosto su Raitre), viaggi tra la natura (“Linea verde Estate”) e, adesso, tuffi nella storia dell’emancipazione femminile. Praticamente un “Geo” della vita.
Angela, non ti dedichi a un po’ troppe materie?
“Non penso. Fanno tutte parte della conoscenza di se stessi. E conoscere se stessi significa avvicinarsi alla felicità. Con un solo obiettivo: divulgare in modo leggero che non significa poco approfondito e non scientifico”.
Che cosa porti in più alla serie che è giunta alla terza edizione?
“In questo programma io intervisto alcune attrici che interpretano donne che hanno lasciato un segno (l’attrice e regista Piera Degli Esposti, la fotoreporter Letizia Battaglia, l’imprenditrice e creatrice del Bacio Perugina Luisa Spagnoli, la pittrice Topazia Alliata, la scrittrice Sibilla Aleramo, la politica Teresa Mattei). Siamo sedute sullo stesso divano, come in un’altalena tra passato e presente: si crea un’atmosfera teatrale, una performance molto suggestiva e coinvolgente”.
Ricordare alle ragazze (e ai ragazzi) che si può essere liberi, indipendenti e forti come queste donne è importante quanto avvicinarli a una buona educazione sessuale.
“Assolutamente. Mi fa salire il sangue al cervello pensare quanta discriminazione ci sia ancora nei confronti delle donne. La serie parla di figure femminili moderne, dotate di uno spirito fuori dal loro tempo - pensate a quanto hanno dovuto lottare contro i pregiudizi la Aleramo e la Alliata - che hanno fatto da apripista per una società più libera. Le sei attrici che le interpretano (Michela Cescon, Valentina D’Agostino, Euridice Axen, Elisabetta Pellini, Rosa Palasciano, Elena Lietti) grazie a una ricerca storica molto approfondita parlano e vestono esattamente come loro”.
Invece cosa ti ha insegnato e cosa è rimasto di “Sex”?
“E’ andata esattamente come avevamo desiderato: non ci sono stati scandali e polemiche, anzi grandi riconoscimenti. Dopo il programma ci hanno chiamato molte scuole e ora siamo in tour (insieme ai due esperti della trasmissione, lo psicologo Filippo Nimbi e la pediatra Elena Mozzo) nelle superiori. Apriamo gli interventi facendo vedere degli estratti di “Comizi d’amore” di Pasolini. L’obiettivo è far capire ai ragazzi che conoscere se stessi e il proprio corpo è fondamentale per volersi bene ed entrare in relazione con l’altro”.
Ancora c’è molta ignoranza in giro.
“Tra i giovani non c’è tanta ignoranza. Anzi c’è un surplus di informazione dovuta all’accesso illimitato al web, invece manca la capacità di distinguere le informazioni, di riconoscere quelle giuste da quelle sbagliate”.
La scuola e la famiglia dovrebbero avere grande parte in questo lavoro.
“Certo. Un bambino non può scegliere in quale famiglia, contesto sociale, città, paese, nascere. Però dovrebbe trovare a scuola una proposta di educazione sessuale (e non solo alle superiori), una fonte esterna alla famiglia autorevole e scientifica”.
Invece alcuni argomenti sono ancora un tabù.
“Assolutamente. Ci sono ragazze che mi domandano cos’è il clitoride o come si arriva all’orgasmo. Altri ragazzi che pensano che la misura del preservativo sia in funzione della lunghezza e non della larghezza del pene”. Nella maggior parte, mostrano una gran paura”.
Di cosa?
“Del dolore della prima volta, per esempio. Anche tra i maschi, che temono di ferire. Oppure di non essere all’altezza. Sono molto concentrati sul concetto di penetrazione non capendo che anche il bacio o la carezza creano una relazione. Oppure ci sono situazioni opposte come quelle di una studentessa con una certa età la cui madre le diceva che era strana perché non aveva ancora avuto rapporti sessuali”.
E nelle scuole vedi ancora pregiudizi verso i compagni omosessuali o fluidi?
“Dipende molto dalle situazioni. Ovviamente c’è molta più apertura che in passato. Un ragazzo che era in trasmissione a “Sex” ha raccontato che quando ha rivelato la sua omosessualità, i genitori gli hanno risposto “non ti preoccupare, col tempo ti passerà”. E aveva paura della reazione dei suoi vedendolo in tv”.
In classe di fronte alle consuete risatine dei maschietti che fai?
“Non li rimprovero, chiedo loro perché stanno ridendo. Una volta, per esempio, mi hanno risposto che stavano parlando del sesso violento: gli abbiamo spiegato che non esiste lo strano, non ci sono deviazioni, ma gusti, quello che piace a se stessi, ovviamente senza imporlo all’altro, ma trovando un altro che abbia gli stessi gusti”.
Il futuro di tutti i tuoi programmi?
“Lavoro alla seconda stagione di “Sex” e spero che diventi anche un appuntamento invernale. Come spero di fare “Linea verde” invernale e non solo estiva. Ovviamente mi piacerebbe condurre anche la prossima stagione del “Segno delle donne”. Poi vorrei fare un programma di divulgazione sull’arte. E adesso seguirò un corso di formazione all’Istituto nazionale di sessuologia per diventare educatrice. Perché bisogna essere preparati”.
Come parli di sesso a tua figlia Blu di nove anni?
“Le faccio vedere dei libri pop up semplici ma espliciti. Per esempio per il corpo maschile c’è il disegno di un David con un pene che si gonfia. Ovviamente non bisogna raccontare favolette ai bambini ma essere chiari senza vergogna o pudori”.
Tua figlia ha perso il papà (l’artista Claudio Sinatti) e tu il compagno amatissimo quando aveva pochi mesi per una leucemia fulminante. Come si cresce una bambina da sola?
“La morte di Claudio è stata per me un dolore atroce. Stavamo insieme da poco tempo ma ero certa di aver incontrato l’anima gemella. E’ stato difficilissimo ma anche bellissimo restare da sola con mia figlia: è come se lui non mi avesse mai lasciata perché mi ha fatto il regalo più bello che potessi avere. Ho superato il dolore pensando alla responsabilità verso quella creatura: dovevo darle l’esempio, insegnarle che la vita è preziosa e va onorata nonostante le difficoltà e la sofferenza. Blu comunque è una bambina fortunata: ha due papà, uno in cielo e uno in terra: il mio secondo marito (Fabio Casalinuovo) che la cresce come se fosse sua figlia”.