Donne e stereotipi maschilisti, Selvaggia Lucarelli attacca Massimo Gramellini

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di Redazione

Nuovo scontro fra Selvaggia Lucarelli e Massimo Gramellini con la giornalista e conduttrice che si scaglia contro il vicedirettore del Corriere della Sera per un suo “Il caffè di Gramellini”. L’editorialista del Corriere della Sera l'11 marzo ha scritto del caso della donna che ha insultato un’arbitra 18enne durante una partita di basket nel trevigiano apostrofandola in questo modo: "Cosa ci fai qui l'8 marzo? Vai a fare la prostituta, vai a casa".

Cosa scrive Gramellini

La notizia ha provocato lo sconcerto generale e il giornalista ne ha approfittato per una riflessione: “Persone più evolute di me hanno provato a spiegarmi che la parità sarà veramente tale quando smetteremo di stupirci se una donna compie le stesse azioni orribili che siamo abituati ad associare a un maschio: rivolgere un insulto sessista a una ragazzina che potrebbe essere tua figlia, per esempio. Però non possoo negare di aver coltivato l'illusione che le donne fossero portatrici di un modello culturale diverso, meno aggressivo e violento”.

Donne tutte putt*ne o tutte esseri superiori

Mai lo avesse fatto, Lucarelli ha ripreso per intero il suo editoriale mattutino tra i suoi post di Instagram e commentandolo così: “Persone più evolute di lui (Gramellini) hanno provato a spiegargli che le donne, dal momento che vivono in questa società e non nella città di Barbie, hanno ovviamente interiorizzato stereotipi maschilisti e meccanismi discriminatori stratificati nei secoli. Ma lui preferisce ignorarlo e utilizzare il suo spazio sul principale quotidiano nazionale per scrivere le sue dodici righe di compitino e tirare le orecchie alle donne colpevoli di non essere migliori degli uomini. Di quegli stessi uomini che hanno plasmato una società in cui le donne, chissà perché, o sono tutte putt*ne o tutte esseri superiori”.

Stereotipi maschilisti interiorizzati dalle donne

E non è finita. Selvaggia Lucarelli aggiunge: “Il motivo per cui talvolta insultiamo una donna con epiteti sessisti è lo stesso per cui ci sentiamo colpevoli se andiamo a lavorare dopo che nasce un figlio o perfino se un datore di lavoro ci prova con noi o se un compagno è violento. Veniamo da secoli di questa cultura, come voi. E dopo averci imposto per secoli di essere inferiori, ora ci chiedete pure di essere migliori. Ma pensa te. Al posto suo mi chiederei piuttosto se una donna col suo stesso “talento” sarebbe mai strapagata per quegli editoriali”.

Foto Ansa e Instagram