Vogue e Anna Wintour contro Melania Trump: “Nessuno vesta la First lady”. Perché gli stilisti la boicottano

Il rifiuto delle case di moda

Il mondo della moda è animato da una guerra, o perlomeno da una tacita dichiarazione bellica: quella di Anna Wintour contro Melania Trump, declinata nel diktat imposto agli stilisti dalla potentissima direttrice di Vogue: “Nessuno vesta la First Lady”. Da giorni ci si chiedeva cosa avrebbe indossato l’ex modella all’Inauguration day e alla fine lei, volente o nolente, ha scelto lo stilista indipendente americano Adam Lippes. Boicottata dal clan degli stilisti di alta moda, ritenuta testimone negativo in quanto consorte di un personaggio assai divisivo, Melania avrebbe incassato il rifiuto di 16 case di moda compresa la stessa Dior che, con un abito da 100mila dollari, vestì Melania sulla copertina di Vogue con abito da sposa vaporoso. Oggi, invece, la maison parigina si tiene a distanza condizionata da quella pare a tutti gli effetti una “fatwa” emessa da Anna Wintour e che ha cancellato la First Lady Usa da qualunque apparizione su riviste e affini, cosa invece concessa ad altre consorti dei vari presidenti e addirittura a Kamala Harris.

Gli stilisti disobbedienti

Soltanto Domenico Dolce e Stefano Gabbana avrebbero disobbedito. Quando Stefano Gabbana su Instagram ringraziò la first lady per aver indossato una delle giacche da smoking nere per il suo ritratto ufficiale alla Casa Bianca nel 2017, si scatenò una “shit storm” addirittura con appelli a boicottare il marchio. Invece di fare retromarcia, D&G lanciò una maglietta da 275 dollari con la scritta "boicottaggio". Ma ci sono altri esempi negativi: Melania, al Madison Squadre Garden per il raduno preelettorale di Donald, ha indossato un cappotto zebrato di Michael Kors il quale si è affrettato a precisare che la signora indossa i suoi capi, ma li acquista nei vari negozi come una semplice cliente e, insomma, lui non ha e non intende avere il marchio in esclusiva per lei.

L’antipatia per Melania

Anche il Mail OnLine parla di un diktat di Anna Wintour, la donna che nessun creatore di moda vuole indispettire. La sua antipatia per Melania è nota, al punto da averle negato una seconda copertina dopo quella che l'aveva immortalata in abito da sposa nel giorno del matrimonio con il magnate e nonostante tutte le first lady abbiano fatto il bis sulla rivista. Melania è stata evitata dal mondo della moda sino dall’ascesa al potere politico del marito. Di certo pochi stilisti, tutti desiderosi di rimanere in buoni rapporti con la voce più potente del mondo della moda, ammetteranno di aver lavorato con lei.

Il silenzio di Dior

Ma è il già citato atteggiamento di Dior a essere la vera spia del disagio dei creatori di moda. Melania è chiaramente una fan della maison che ha indossato sia alla Convention nazionale repubblicana a luglio (un completo rosso "New Look") che nella notte della vittoria elettorale del marito (una versione grigia modificata). Ma pure Dior è stata recalcitrante nell’ammettere qualsiasi forma di collaborazione. Come altre case di moda, il marchio è solitamente veloce ad associarsi alle sponsorizzazioni delle celebrità, ma quando si tratta di Melania resta in silenzio.

La solitudine di Melania

Negli ultimi anni c'è stato un rifiuto quasi totale del settore di collaborare con l'ex e futura first lady e questo l'ha costretta ad affidarsi alle risorse del suo guardaroba. Per il funerale di Jimmy Carter il 9 gennaio, ha selezionato pezzi acquistati da una collezione Valentino del 2019. A Wall Street un mese prima, si presentò in un tailleur pantalone Ralph Lauren Collection di quasi due anni fa ma comunque impeccabile. Il suo è un approccio che la distingue dalla maggior parte delle altre consorti politiche (e reali), ma in realtà fa di necessità virtù: dopo la vittoria di Trump nel 2016, una serie di stilisti (Marc Jacobs, Jason Wu, Zac Posen e Tom Ford, per citarne alcuni) si sono affrettati a dichiarare che non avrebbero mai vestito la First Lady.

Foto Ansa

22/01/2025
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