Ema Stokholma: "Quando mia madre mi incitava a suicidarmi. Cosa direi oggi alla me adolescente"
"La mia infanzia ha influenzato il mio carattere, il mio modo di prendere le cose. Il passato condiziona il presente, ma non deve condizionarti anche il futuro. Vado in analisi da dieci anni e senza di essa non avrei potuto godere delle cose che mi succedono. Io ormai penso al futuro, non più al passato anche se mi ha segnata". Al Giffoni, Festival dedicato alle ragazze e ai ragazzi, Ema Stokholma, dj, conduttrice radiofonica e televisiva, scrittrice e presto nella serie televisiva targata Prime Video 'Vita da Carlo', si è raccontata a cuore aperto.
E quale frase direbbe alla se stessa del passato?
"Ho vissuto in un ambiente molto violento e abusante, ero depressa e ansiosa da bambina, però in fondo sapevo che quello che mi stava succedendo non era normale, forse il mio lato francese mi spingeva a desiderare di rivoluzionare le cose. Se dovessi tornare indietro direi alla me adolescente: hai ragione, tieni duro, vai, lasciati andare, ne vale la pena" risponde Stokholma. Non mancano le analogie con le storie personali dei ragazzi del pubblico, che apertamente, seppur con un velo di emozione, ci tengono ad arricchire il dibattito con le loro testimonianze: "È difficile accettare a livello familiare che non è colpa nostra e bisogna allontanarsi da certe situazioni per prendere strade diverse. Come è stato per te? Come si supera il senso di colpa?".
Si può scappare, si deve scappare
"Si può sempre scappare, si deve scappare - replica Stokholma - e non si possono risolvere le questioni con persone abusanti e violente, che probabilmente non cambieranno mai. Sono scappata di casa che ero giovanissima, la prima volta avevo sei anni, la seconda otto, finché un giorno non ce l'ho fatta davvero. Quando è successo avevo ancora bisogno di affetto, di educazione. Ero un'adulta spezzata, ma ero libera. Scappate, non cercate di risolvere le situazioni. Non cercate di farvi capire, non cercate l'aiuto da queste persone, andate via e rivolgetevi a un professionista, perché da queste situazioni non se ne esce da soli".
Sui social condivide anche la sua passione per l'arte
"Dipingere è la cosa che mi fa sentire più centrata in assoluto", dice. In merito alla versatilità che la contraddistingue, Stokholma ripercorre la sua carriera rimarcando quanto sia stato complicato farsi prendere sul serio in un mondo dello spettacolo che tende ad essere a compartimenti stagni: "Inizialmente è stato difficile, quando fai tante cose si chiedono se sei davvero brava o se stai solamente cercando la tua strada. Io non ascolto solo un genere musicale, non vedo un solo film, mi piace spaziare. Il mio lavoro è come una scuola, richiede un aggiornamento continuo. Più cose faccio, più imparo e più mi diverto".
La violenza in casa
Ema Stokholma ha vissuto un'infanzia difficile. In varie intervista ha sempre raccontato di non essersi mai sentita amata da sua madre. Violenza e insulti erano all'ordine del giorno, la donna soffriva di una grave depressione dopo un dolore generato da un abbandono, che ha trasformato i suoi figli nel bersaglio della propria rabbia. "I miei primi ricordi sono violenti. Non ricordo un abbraccio, un sorriso, una pacca sulla spalla. Mi ricordo solo botte, insulti e umiliazioni. Mia madre era incinta quando mio padre se ne è andato. Il dolore, la disperazione e la solitudine l'hanno fatta impazzire". La madre aveva "molti problemi mentali", ma non ha mai ricevuto nessuno tipo di aiuto psicologico: "Tornavo a casa e ci picchiava. Stava male ma non c'è mai stato nessun aiuto psicologico e nessuna diagnosi". La violenza subita era talmente forte che Ema ha più volte pensato di stare per morire, come ha poi raccontato nel suo stesso libro, scritto anche per esorcizzare tutto il dolore subito: "Mi metteva la testa sotto l’acqua, nel water, mi incitava a suicidarmi. Mi è capitato che mi portasse su un ponte dicendomi di buttarmi da sola altrimenti lo avrebbe fatto lei”.
Foto Ansa