Lui la accusa di averlo tradito, la gogna sui social e ora la sentenza shock: caso Segre-Seymandi
Impossibile dimenticare il caso Seymandi-Segre (leggi qui), scoppiato il 10 agosto 2023, quando il banchiere Massimo Segre decise di lasciare platealmente, proprio alla festa per l'annuncio del matrimonio, la sua compagna accusandola di averlo tradito. Segre in quell'occasione raccontò infatti tutti i presunti tradimenti di lei davanti a 150 invitati annullando le loro nozze. Il tutto ripreso in un video girato da uno degli invitati e diventato virale. Da lì alla gogna mediatica (leggi qui)il passo purtroppo è stato breve. Cristina Seymandi aveva quindi deciso di sporgere denuncia contro gli hater. A distanza di un anno ecco la sentenza che sta già facendo discutere: il pubblico ministero della procura di Torino, Roberto Furlan, ha chiesto l’archiviazione dell’indagine sulle offese ricevute sui social dalla donna in seguito alla tormentata e chiacchierata separazione da Massimo Segre.
Le motivazioni
In sostanza il pm spiega che: "Sui social non si può chiedere di non criticare i fatti privati con toni eleganti". "Ciò che non è tollerato nel mondo reale, nel mondo dei social è quasi normale", scrive Furlan. E aggiunge: "Il luogo e l’ambiente dove le offese sono pronunciate conta eccome". Ad esempio, "in alcune trasmissioni il cui successo si fonda sul dileggio". In effetti, "la progressiva diffusione di circostanze attinenti la vita privata e la diffusione dei social ha reso comune l’abitudine ai commenti, anche con toni robusti, sarcastici, polemici e inurbani". Per questo, scrive Furlan, online "non pare più esigibile che la critica ai fatti privati delle persone si esprima sempre con toni misurati ed eleganti".
Commenti a un anno dai fatti
A un anno dai fatti però, Cristina Seymandi continua a ricevere insulti. Ecco alcuni dei commenti, e non i più cattivi, sotto le sue recenti foto pubblicate sui social: "Bella predica nella copertina della tua pagina, la vogliamo arricchire con la giornata della fedeltà. Ah, no, scusa". "Che figura di me..a! Cit", seguito da faccine divertite. "Credevo fosse una puntata di quei programmi trash di Maria De Filippi. E invece".
La replica di Seymandi
L’imprenditrice torinese ha replicato alla richiesta di archiviazione: “Sono stata diffamata da tanti leoni da tastiera. Il pm sbaglia se chiede di archiviare. Sono stata presa di mira in quanto donna. Ho spalle larghe, ma ci sono ragazzi che in casi simili si sono suicidati. Non si può legittimare l’odio online. Dal pm messaggio sbagliato ai bulli”. Al Corriere in una intervista ha spiegato: "Immaginavo ammende o interdizione dai social per incentivare un uso meno disinvolto dei commenti sessisti. Anche se non si può individuare il colpevole, l’atto va condannato. Non ho denunciato per un risarcimento economico ma morale nei confronti della collettività. Quasi tutti i commenti odiosi provenivano da uomini. D’altronde la nostra cultura è intrisa di stereotipi. Quei commenti sono sfoghi di rabbia di persone con profondi disagi, ma sono durati pochi giorni. Poi ho ricevuto un’ondata di umanità". Poi si chiede: "Ma un ragazzino che vede questa notizia cosa pensa? Che può insultare con un profilo fake? I ragazzi non hanno bisogno di regole ma di esempi".
Foto Ansa e Instagram