Silvio Campara è tornato con la moglie: Ferragni di nuovo single. E ora prepara la memoria difensiva per l’accusa di truffa

di Redazione

Sarebbe già finita la storia d’amore tra Chiara Ferragni e Silvio Campara che in realtà non era mai stata confermata, se non indirettamente dai commenti al veleno di Fedez (“Alla fine è una gara a chi nasconde meglio la merda sotto il tappeto “) che ultimamente non perde occasione per criticare la futura ex moglie. L’influencer e l’imprenditore della moda 45enne si sarebbero già lasciati, come riporta Repubblica, dopo una relazione durata qualche mese e l’uomo sarebbe tornato con la moglie. Il gossip, che aveva fatto tanto parlare anche perché Campara è sposato con un’amica di Ferragni, era stato diffuso dal giornalista Gabriele Parpiglia aveva divulgato alcuni particolari sulla presunta relazione.

Il ritorno in famiglia

L'imprenditore di Golden Goose, laurea alla Bocconi e un passato da modello, è stato fotografato da Chi in compagni della moglie, Giulia Luchi, e dei loro figli. La cosa non rappresenta una prova ma pare proprio che Ferragni sia di nuovo single. Del resto, l’imprenditrice digitale avrebbe tanto a cui pensare: dalla separazione da Fedez, alla sua memoria difensiva per l'accusa di truffa.

Chiara Ferragni si difenderà con una memoria scritta

Dopo la chiusura delle indagini per truffa aggravata per i noti casi casi del pandoro "Pink Christmas" e delle uova di cioccolato di Pasqua "Dolci Preziosi", Chiara Ferragni è pronta a difendersi con una memoria scritta che sarà depositata nelle prossime settimane dai suoi legali. Pare possa escludersi, dunque, salvo ripensamenti dell'ultimo minuto, una richiesta da parte dell'influencer di interrogatorio davanti ai pm. I suoi difensori hanno incontrato in Procura a Milano l'aggiunto Eugenio Fusco, titolare dell'inchiesta col pm Cristian Barilli, condotta dal Nucleo di Polizia Economico Finanziaria della Gdf. Da quanto si è saputo, più avanti gli avvocati Giuseppe Iannaccone e Marcello Bana presenteranno ai pm una memoria difensiva per cercare di convincerli che, come ha sempre ribadito la difesa, "questa vicenda non ha alcuna rilevanza penale e i profili controversi sono già stati affrontati e risolti" davanti all'Autorità garante della concorrenza e del mercato. 

Ferragni punta all’archiviazione

La mossa difensiva punta ad ottenere una richiesta di archiviazione, ma in caso contrario la Procura andrà avanti con la citazione diretta a giudizio, molto probabilmente entro fine anno. Da quanto si è saputo, i difensori hanno chiesto alla Procura più tempo (rispetto al termine di 20 giorni previsto dopo la chiusura delle indagini) per preparare e depositare la memoria scritta e, dunque, la presenteranno nelle prossime settimane. Gli inquirenti decideranno se chiedere l'archiviazione o proseguire con la citazione diretta a giudizio entro dicembre. Oltre a Ferragni nell'inchiesta, definita ai primi di ottobre, sono indagati anche il suo ex collaboratore Fabio Damato, Alessandra Balocco, amministratore delegato dell'azienda piemontese, e Francesco Cannillo, presidente di Cerealitalia-ID spa.

Contestato un ingiusto profitto

Nelle carte i pm hanno contestato a Ferragni un ingiusto profitto di poco più 2 milioni e 200 mila euro, con i consumatori "danneggiati" attraverso "informazioni fuorvianti", oltre al beneficio per l'imprenditrice di un "ritorno di immagine legato alla prospettata iniziativa benefica". Le indagini, aperte nel dicembre 2023 dopo la multa inflitta dall'Antitrust alle due società Tbs Crew e Fenice e dopo un esposto in Procura del Codacons, hanno ipotizzato nei confronti di Ferragni e degli altri indagati che nelle operazioni per commercializzare il pandoro e le uova di cioccolato pasquali, tra il 2021 e il 2022, siano state "propalate informazioni fuorvianti", via social e tramite il web, facendo credere che dietro ci fosse uno scopo solidale a favore dei bambini ricoverati all'ospedale Regina Margherita di Torino e a favore dell'associazione "Bambini delle fate". E, secondo l'accusa, avrebbero omesso di dire, come si legge nell'imputazione, che l'ospedale era già stato destinatario di 50 mila euro da Balocco e l'associazione aveva ricevuto, diluiti in due anni, dall'azienda pugliese circa 36 mila euro, e che non c'era "correlazione (..) tra tale pagamento e i profitti derivanti dalla vendita" dei dolci.

Foto Ansa, Instagram e Chi