Chiara Ferragn rinviata a giudizio per truffa aggravata: "Accusa ingiusta". Ma spuntano otto "testimoni"

La battaglia legale del Pandorogate

Nuova tegola per Chiara Ferragni sul fronte legale, proprio ora che la sua vita, almeno quella sentimentale, sembrava andare per il meglio: la Procura di Milano l’ha rinviata a giudizio con citazione diretta per la vicenda della presunta truffa dei pandoro 'Pink Christmas' e per le uova di cioccolato. A dare la notizia è stata la difesa dell'influencer, che commenta: "Non ha commesso alcun reato". 

Ferragni: “Non ho truffato nessuno”

E aggiunge con determinazione: "Credevo sinceramente che non fosse necessario celebrare un processo per dimostrare di non aver mai truffato nessuno. Dovrò purtroppo convivere ancora del tempo con questa accusa, che ritengo profondamente ingiusta, ma sono pronta a lottare con ancora maggiore determinazione per far emergere la mia assoluta innocenza". La decisione della Procura di Milano di rinviarla a giudizio la coglie quindi di sorpresa ma l’imprenditrice cerca di non cedere allo sconforto. "Convivere per ancora chissà quanto con questa accusa, pesa su di me e, di riflesso, sulla mia famiglia e sulle persone con cui lavoro", aggiunge.

Un passaggio delicato

Da quanto si è saputo, la Procura, guidata da Marcello Viola, con l'aggiunto Eugenio Fusco e il pm Cristian Barilli ha deciso di non chiedere l'archiviazione e andare avanti con la citazione diretta a giudizio, prevista per il reato di truffa aggravata (non si va in udienza preliminare), dopo giorni di riflessioni, dato il passaggio delicato, e di colloqui con i legali degli indagati. Sarà il giudice dell'udienza pre-dibattimentale a valutare se sarà necessario il dibattimento o in caso contrario a decidere il proscioglimento senza processo.

"Consumatori danneggiati"

Come si legge nelle imputazioni del decreto, le stesse già contenute nella chiusura indagini, i consumatori sarebbero stati "danneggiati" con "informazioni fuorvianti" e per Ferragni ci sarebbe stato, nei due casi tra il 2021 e il gennaio 2023, un "ingiusto profitto" di oltre 2 milioni e 200 mila euro". La "operazione commerciale del pandoro Limited Edition", scrivono i pm, venduto a poco più di 9 euro invece che a poco più di 3, ed in particolare la "correlazione tra l'acquisto del prodotto e il contributo alla raccolta di fondi a favore dell'Ospedale Regina Margherita di Torino" avrebbero indotto "in errore un numero imprecisato di acquirenti" con campagne via social e web.

Ingiusto profitto

In più ci sarebbe stato un "ingiusto profitto" di un milione e 75 mila euro per l'imprenditrice, la quale avrebbe avuto anche un un "ritorno di immagine". Schema non molto diverso, secondo i pm, quello che riguarda le uova di cioccolato al centro di una campagna biennale (2021-2022) per la quale Cerealitalia-ID ha corrisposto all'influencer 400 mila e 750 mila euro.

I legali: “Dimostreremo l’innocenza di Ferragni”

Coerenti con le dichiarazioni della loro assistita, anche quelle dei legali: "Restiamo fermamente convinti che questa vicenda non abbia alcuna rilevanza penale e che ogni profilo controverso sia già stato affrontato e risolto avanti l'Agcm". Così in una nota gli avvocati Giuseppe Iannaccone e Marcello Bana. "L'interlocuzione con i Pubblici Ministeri non ha avuto l'esito auspicato e la Procura ha preferito demandare al Giudice del dibattimento ogni decisione nonostante sia evidente l'assenza di condotte costituenti reato e la mancanza delle condizioni di procedibilità - sostengono i legali - L'innocenza della nostra assistita verrà certamente acclarata in giudizio che affronteremo serenamente".

La data è fissata per il prossimo 23 settembre davanti alla terza sezione penale del Tribunale di Milano per Chiara Ferragni e per i coimputati: il suo ex collaboratore Fabio Damato, Alessandra Balocco, ad dell'azienda dolciaria, e Francesco Cannillo, presidente di Cerealitalia-ID.

Fra i testimoni, anche 8 consumatori

Ci sono anche otto consumatori che avrebbero acquistato i prodotti sponsorizzati da Chiara Ferragni e due rappresentanti di associazioni, l'Associazione utenti servizi radiotelevisivi e Consumatori italiani, indicati dai pm come "persone informate sui fatti" e dunque come testimoni nel procedimento a carico della influencer e dei tre co-imputati sulla presunta pubblicità ingannevole mascherata da operazioni di beneficenza. Lo specifica il decreto di citazione diretta a giudizio che non indica, invece, "persone offese" anche perché il Codacons ha raggiunto un accordo con Ferragni.

Le indagini

In totale sono stati indicati 27 testimoni. In particolare, sei investigatori del Nucleo di polizia economico finanziaria della Gdf di Milano, che hanno condotto le indagini, e quattro della Gdf di Bari in relazione al capitolo sulle uova di Pasqua della Cerealitalia. Poi, altri sette testi, tra cui persone dello staff di Ferragni e già sentite nelle indagini, e che dovranno riferire sulla "genesi e lo sviluppo - si legge - della campagna promozionale dei prodotti", sui "rapporti tra le società coinvolte", sulle "richieste pervenute ai consumatori" e sui "centri decisionali delle rispettive aziende".

Dieci testimoni, invece, tra cui gli otto acquirenti, dovranno parlare degli acquisti effettuati e dell'impatto "della comunicazione relativa all'attività benefica sulla decisione di acquisto". Sarà il giudice, dopo l'udienza predibattimentale, una sorta di vaglio prima del processo, a dover decidere se si aprirà o meno il dibattimento a carico degli imputati. Le contestazioni del decreto sono quelle di truffa aggravata già contenute nella chiusura indagini dello scorso ottobre. A fine dicembre c'era stato l'accordo tra Ferragni e il Codacons che aveva presentato l'esposto che aveva fatto scattare l'inchiesta. L'influencer ha deciso non solo di risarcire i consumatori che si erano rivolti all'associazione con 150 euro l'uno, ma anche di donare in beneficenza 200mila euro ad un ente che si dedica al supporto e alla tutela delle donne vittime di violenza. Il Codacons ha così revocato la denuncia e non è più parte offesa.

Campagna ingannevole

A fine novembre, gli avvocati dell'influencer avevano depositato una memoria per cercare di ottenere dalla Procura una richiesta di archiviazione delle accuse, sostenendo che Ferragni non ha commesso alcuna truffa, ha già chiuso il fronte amministrativo e ha effettuato versamenti, nel frattempo, all'ospedale Regina Margherita di Torino e all'associazione "Bambini delle fate". Ha già versato circa 3,4 milioni di euro.

Nessuna querela dai consumatori

In più, nella memoria la difesa ha contestato la procedibilità d'ufficio della presunta truffa in assenza di querele di singoli consumatori (anche il Codacons è uscito dal procedimento dopo l'accordo). Procedibilità che i pm hanno legato all'aggravante della "minorata difesa" in quanto i presunti raggiri sarebbero stati commessi su piattaforme on line. Un tema che i legali potranno certamente riproporre nell'udienza pre-dibattimentale del 23 settembre e su cui il giudice dovrà decidere. Nella campagna ingannevole sul pandoro, secondo i pm, si diceva che il ricavato sarebbe servito "a finanziare un percorso di ricerca" dedicato ai bimbi curati al Regina Margherita, ma si sarebbe omesso "di riferire che, contrariamente al messaggio promozionale, Balocco (...) aveva effettuato" il 2 maggio 2022 "un versamento di 50.000 euro a favore dell'ospedale" e che non c'era "correlazione (..) tra tale pagamento e i profitti derivanti dalla vendita". Anche sulla vicenda "Uova di Pasqua Chiara Ferragni - sosteniamo i Bambini delle Fate" i pm hanno contestato lo stesso schema con "una pubblicità ingannevole condivisa via social, media e web" con frasi come "le mie uova supportano i bambini delle fate".

Foto Ansa e Instagram

29/01/2025
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