Modella, giornalista e combattente per le donne: chi è Stefania Secci al centro dell’ultimo clamoroso caso di molestie
Fra i peggiori “effetti collaterali” di un evento di per sé disastroso come una violenza sessuale, c’è la paura. Non solo quella dello stupratore, delle sue minacce e della possibilità che torni a fare del male, ma anche quella di denunciare, di non essere creduta, di essere messa all’indice. Lo sa bene Stefania Secci, ex modella oggi giornalista e attivista contro la violenza di genere, che ha vissuto l’esperienza delle molestie e che dopo si è fatta carico di un gruppo di ragazze che aveva subito, dallo stesso aguzzino, atti anche peggiori di quelli toccati a lei. Stefania Secci ha capito che solo tutte insieme potevano riuscire a fare catturare l’orco e a farlo smettere di violentare altre giovani modelle.
L’arresto del violentatore
“Ho passato ore al telefono con le altre ragazze, piangevamo insieme. Le ho prese sotto la mia ala, spiegando che solo denunciando avremmo potuto fermare una persona pericolosa”, racconta in un’intervista al Corriere della Sera partendo dal positivo epilogo: “Hanno trovato in me una figura di riferimento e insieme ce l’abbiamo fatta”. Poi racconta la sequenza di fatti che venerdì scorso ha portato all’arresto di Paolo Ferrante, fotografo di Corneliano d’Alba, in provincia di Cuneo. Ai domiciliari pure un 36enne, suo collaboratore grazie al fatto che cinque modelle hanno denunciato Ferrante che ora è in carcere per molestie e violenza sessuale. La prima denuncia, però, è stata presentata proprio da Stefania Secci che ha dato l’esempio alle altre.
Una vittoria di tutte, tutte insieme
È stata quindi “una vittoria. Non solo mia, ma di tutte le ragazze che sono state vittime di questa persona: senza il loro contributo non sarebbe stato possibile. Ed è proprio questo che voglio dimostrare: quando siamo unite verso un unico obiettivo i cambiamenti possono avvenire”.
La molestia subita da Stefania
Ma anche il racconto di come la spirale di violenza si sia innescata, può essere un esempio per le altre: “Nel 2022 mi hanno proposto dei contratti come testimonial, servizi come abiti da sposa e moda mare. Le cifre mi hanno fatto storcere il naso: un totale di 15 mila euro, tantissimi, ma sapevo che la firma sarebbe stata una garanzia per rivalermi eventualmente contro l’agenzia. Quei soldi non li ho mai visti, ma le cose più gravi sono accadute più tardi”. Stefania aveva sentito che c’era qualcosa che non andava e infatti le cose si sono messe male: “Ad aprile 2023, durante un lavoro fotografico, Paolo Ferrante mi ha toccata senza il mio consenso. Eravamo soli, in un edificio abbandonato”.
“Disinnescare il pericolo”
È uno di quei momenti in cui ci si augura di avere sangue freddo e lei ha avuto una reazione immediata: “Non me lo aspettavo, mi sono spaventata e alterata. Sono una persona impulsiva e ne è nata una discussione accesa. Poi mi sono ricordata quello che raccomando sempre alle ragazze: in queste situazioni bisogna disinnescare il pericolo. Ho cercato di placare i toni, mi sono fatta riaccompagnare in stazione e non l’ho mai più visto”.
La ricerca delle altre vittime
Ma il tarlo su ciò che era successo ha iniziato a lavorare e Stefania ha capito che non era l’unica vittima: “A ottobre ho iniziato a contattare tutte le ragazze che vedevo sui suoi account: c’era chi non veniva pagata, chi molestata e chi addirittura era stata violentata. Sicuramente ci sono ancora tante ragazze che non hanno trovato il coraggio di denunciare. Ma sono certa che l’arresto di Ferrante le porterà a credere nella giustizia: le accompagnerò io stessa, se necessario”.
L’appello di Stefania
Alla fine di questa triste vicenda, che in realtà potrebbe non essere anche chiusa se emergessero altri casi, Stefania Secci fa un appello: “Vorrei esortare altre possibili vittime che non siamo ancora riusciti a contattare: non abbiate paura o timori. Mettiamoci in contatto perché tutte insieme possiamo fare la differenza”.
"Te la se cercata, come eri vestita?"
Ma l’attività di Stefania Secci, che nel suo profilo Instagram ha una sezione di Storie appositamente dedicata al “caso Ferrante”, non finisce qui e la sua opera di sensibilizzazione continua nel suo lavoro di modella e nell’attività che esercita proprio grazie ai social. “’Te la sei cercata’ è una delle tante gravissime frasi che, ancora nel 2023, vengono dette ad ogni vittima di violenza e abusi. Frasi che in qualche modo vogliono sempre giustificare la realtà terribile della cultura dello stupro, che vogliono attenuare ogni forma di abuso e violenza, sia fisica che psicologica”, scrive in uno dei suoi ultimi post in cui mostra l’abito con il quale ha sfilato alla Festa del cinema di Roma a novembre e che è un manifesto del victimg blaming, la colpevolizzazione della vittima anche detta “vittimizzazione secondaria”. “Siamo stanche di subire tutto ciò, per questo io e @little_big_saturn abbiamo deciso di portare un messaggio di sensibilizzazione vivente, mettendoci la faccia e dando vita a quello che voglio sia visto non solo come una denuncia, ma associato anche ad una rinascita!”
Foto Instagram @stefania_sunshine_