Ammettere di non amare un figlio: il coraggio di Sonia Bruganelli. A voi è capitato?

Un post molto coraggioso perché sfida i giudizi. Ma soprattutto la granitica convinzione che un figlio si ama sempre a prescindere. A volte la vita però ci mette alla prova e ci fa dubitare anche dei sentimenti più naturali. "Tu lo hai sempre saputo che sarei riuscita a diventare la mamma che meritavi di avere… Grazie per avermi amata anche quando non lo facevo io". Scrive così Sonia Bruganelli a corredo di una foto di Silvia, la primogenita avuta con l'ex marito Paolo Bonolis. Oggi la ragazza ha 21enne, ma nell' immagine pubblicata su Instagram è ancora una bambina. Silvia ha avuto un'ipossia dopo un intervento da neonata e ciò le ha compromesso parte delle sue capacità motorie e cerebrali. Una condizione di cui la produttrice e il conduttore hanno parlato spesso in diverse occasioni: "Sono diventata mamma con lei, quando mi ha fatto capire che mi ha perdonato tutte le mie mancanze. Ho avuto enormi difficoltà a gestirmi e gestirla. Dei miei tre figli è quella che mi conosce di più, i miei segreti li racconto a lei mi ha insegnato a essere fiera di me", ha detto di lei tempo fa l'opinionista tv. E anche Paolo Bonolis ha parlato della ragazza come "molto sorridente, molto solare, che ha partecipato alle Special Olympics vincendo anche l’argento nel lancio della palla e l’oro nei 10 metri piani assistiti"

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Amare un figlio o una figlia con disabilità

Quando arriva una diagnosi che ci dice che nostro figlio o figlia ha un disturbo cognitivo o una malformazione fisica, non tutti siamo pronti a fronteggiare una situazione così. L'amore può essere interrotto da momenti di rifiuto, fatica, impotenza, frustrazione. Non dovremmo vergognarci a dirlo. Non c'è cattiveria in questo ma smarrimento, paura, rabbia, sentimenti perfettamente umani. Il disagio è quotidiano e coinvolge tutti i membri della famiglia, è reale che quel figlio non conferma le aspettative per questo i genitori cercano angosciosamente un momento di tregua, un modo per spegnere anche solo per attimo l’interruttore ma è lì che arriva il senso di colpa. Se parliamo di madri poi la nascita di un figlio disabile viene vissuta come l’espressione della propria inadeguatezza, un vero e proprio fallimento. Il rifiuto è una delle più frequenti risposte emotive che però non condividiamo con nessuno per vergogna, per la paura di essere giudicati feroci. A voi è capitato? Potete rispondere in modo anonimo scrivendo al nostro indirizzo redazione@milleunadonna.it

di 14/06/2024
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