“Il coming out è un grande momento, è uno di momenti più spaventosi ma anche più importanti della propria vita. E’ raccontare se stessi, uscire dall’armadio. Lo dico a tutte le mamme e i papà, a tutte le persone che ricevono un coming out, figli, amici, parenti: è un grandissimo dono, perché è un dono di fiducia, chi fa coming out sta in realtà dicendo “mi fido di te” e quindi quando si riceve bisogna avere molta cura di questo dono. Nella maggior parte dei casi non è facile, moltissime sono le esperienze di ragazze e ragazzi che cercano di farlo ma vengono insultati, buttati fuori casa da genitori che magari non si rendono conto di quanto sia importante, di quanto non sia una scelta vivere la propria omosessualità o identità di genere ma è una scelta invece raccontarlo. E raccontarlo vuol dire aprire il proprio cuore ed essere anche molto fragile in quel momento.
Foto Ansa e Instagram @francesca_vecchioni
Lo dico ai ragazzi e alla ragazze che vogliono fare coming out: ci sono genitori che magari non hanno gli strumenti per capirlo, non sono “imparati”, non hanno gli strumenti. Voi avete parlato con i vostri amici, vi siete documentati, sapete molte più cose di loro. A loro arriva una doccia fredda e magari rispondono male. Però ci sono tantissimi modi per farlo: c’è anche un’associazione meravigliosa in Italia (Agedo) che da tanti anni lavora su questo.
Questo è un tema molto importante a livello sociale anche perché riguarda almeno un 10 per cento della popolazione e sotto i 25 anni il 20 per cento della popolazione.
Per quando mi riguarda, sono una persona che ha avuto un coming out felice. Anche se l’ho fatto tardi, vero i 18, 19 anni, con i miei genitori, invece con i miei compagni, amiche e amici l’ho fatto prima.
Spero che i ragazzi oggi riescano a farlo prima. Se non fai coming out passi il tempo a nasconderti, è faticoso stare nella società e nel mondo del lavoro. Per fortuna si sta andando in questa direzione.
Comunque io ho fatto fatica a dirlo ai miei genitori mia madre. Quando l’ho detto a mia madre mi ha risposto “Ma guarda lo sapevo già, anzi stasera andiamo a ballare al Mucca assassina” che allora era un locale molto famoso nel mondo LGBTQ+ . A mio padre non ho dovuto dirlo, è stato lui a chiedermelo. Quando lo ho ammesso con lui, mia ha mandato a quel paese e mi ha detto: “Ma cavolo, chissà cosa pensavo di dovessi dire” sarebbe bello che tutti potessero rispondere così”.
(Testo raccolto da Laura Rio)