Io avevo due pallini. Nel mio percorso professionale speravo di riuscire ad affrontare due temi grandi, temi sui quali mi sento effettivamente molto sensibile e molto partecipe: i giovani e le donne. Volevo parlare di loro, di giovani e di donne, perché sono i grandi dimenticati. Non perché non se ne parli, se ne parla alle volte fin troppo, ma per il come se ne parla. Nei fatti, nella realtà, sul piano operativo e sul piano pratico possiamo fare due considerazioni politiche. La società non premia né donne né i giovani, non offre loro grandi occasioni di riscatto. Questo è sempre stato per me argomento di grandissimo interesse. E finalmente, quando mi hanno proposto di occuparmi di “Fame d’amore", ho sentito che poteva essere la chiave giusta per poter affrontare l'argomento e far sì che il senso di emergenza che c'è rispetto ai disturbi del comportamento alimentare oggi, e più in generale sui disturbi mentali dei nostri ragazzi, potesse diventare un argomento centrale per occuparci di loro e portarli in televisione. Far sì che loro, con i loro racconti, ci permettessero di entrare nella loro mente.
E’ la cosa più difficile di tutte
Riuscire a farsi spiegare da loro cosa succede quando c'è uno switch che li porta a vedere tutto nero, a sentire il buio, a pensare che non sono interessanti per nessuno, a sentire quel dolore forte e potente che li comanda e in quel momento prende il sopravvento. E’ molto affascinante. Ti fa entrare davvero in relazione profonda con loro. Oggi manca un dialogo, c’è una frattura generazionale che un po’ c'è sempre stata. C'è, se vogliamo, una difficoltà di dialogo fra adulti e giovani, perché i giovani portano la novità e gli adulti sulle prime non capiscono. Ma oggi questa frattura è diventata un baratro abissale, i ragazzi fanno proprio fatica a esprimersi, fanno fatica a parlare perché non si fidano più degli adulti. Non mettono in discussione il loro modo di vivere e direi giustamente, visto che non abbiamo preparato nulla di buono per loro. Oggi le notizie sulla disoccupazione giovanile parlano di punte del 23%, hanno toccato valori incredibili. I ragazzi non si fidano dell'adulto perché pensano che l'adulto non abbia le risposte giuste da dare loro.
Quando siamo giovani e adolescenti cerchiamo intorno a noi le risposte per poter avere dei punti di riferimento sicuri mentre cerchiamo di capire chi siamo e cerchiamo di diventare adulti. Siamo persone in formazione. Quando siamo adolescenti veniamo travolti dalla crisi, come è giusto che sia.
Durante la pandemia neppure gli adulti avevano delle risposte da offrire a questi ragazzi, perché eravamo tutti impauriti. Non sapevamo che cosa stesse succedendo e che risposte potessimo offrire. Potevamo solo dire loro: “Non dovete uscire di casa. La vostra socialità da questo momento è chiusa e in sospeso”. Per quanto tempo, fino a quando? Non si sa. Li abbiamo abbandonati ad un senso indefinito del tempo. Basta relazioni, adesso uscire con la gente e parlarci è pericoloso. A scuola non ci vai. Tutto è stato filtrato e il contatto fisico si è spezzato. La fiducia che loro rivestivano negli adulti è venuta meno. E quindi i disturbi mentali, che partono tante volte da traumi emotivi molto forti, sono emersi con dati impressionanti. “Fame d’amore" non poteva non occuparsi di queste nuove fenomenologie.
Parlare di hikikomori, che non escono di casa per la depressione e perché hanno paura del mondo fuori. Parlare dell'ansia e degli psicofarmaci che sono diventati il principale farmaco comprato nelle farmacie, anche senza ricetta. E ancora di autolesionismo, del picco di tentati suicidio che ha raggiunto il 45% in più fra i nostri ragazzi con un insorgenza in età che è sempre più precoce, sempre più vicina all’infanzia, in cui loro manifestano il loro dolore e i loro disagi. È l'attualità. E’ un argomento non più rinviabile, è un argomento di cui dobbiamo occuparci e occuparcene bene, usando le parole giuste per poter dire che cos'è questo disagio che si portano dentro e al tempo stesso far sì che Fame d'amore diventi una sorta di specchio per poterci chiedere in cosa stiamo sbagliando.