Video pillole ci metto la faccia

Cristiana Dell’Anna, da "Gomorra" ad Argentero: "Se un maschio mi dice una cosa, faccio il contrario per principio"

"Il pregiudizio è un virus dal quale mi sono dovuta difendere tutta la vita, in quanto donna prima di tutto. Non parliamo poi del fatto che sono anche meridionale"

Cristiana Dell'ANNA

“Il pregiudizio oltre ad essere un tema del film (“La coda del diavolo” in onda su Sky a partire dal 25 novembre in cui Cristiana Dell’Anna interpreta la parte di una giornalista) è una cosa che mi sta particolarmente a cuore per tanti motivi. La prima è che, al di là del lavoro fatto sul personaggio della giornalista che cerca la verità, il pregiudizio effettivamente è un virus dal quale mi sono dovuta difendere un po' tutta la vita, in quanto donna prima di tutto”.

Il pregiudizio perché sono donna e meridionale

“Non parliamo poi del fatto che sono anche meridionale: anche in questo caso ho dovuto subire il pregiudizio. Mi ricordo di un episodio in particolare, quando ero ragazzina in una piazza romana: un ragazzo mi ferma, io avevo appena 18 anni, mi dice come sei bella, come ti chiami? E io gli rispondo “Cristiana”, e mi fa da dove vieni? Napoli. E lui mi fa “ah, scusa si gira e se ne va”.

I lavori che "non sono adatti alle donne"

“Al di là di questo piccolo particolare - sono sciocchezze che poi tanto sciocchezze non sono - come donna cose simili le ho dovuto affrontare tutta la vita. A partire da quando ero ragazzina: volevo giocare a calcio, ma negli anni 90 una ragazzina non lo poteva fare. Oppure da più grande: mio padre era convinto che fare l'attrice fosse un mestiere aleatorio e che dovevo affidarmi a qualcosa di più concreto, quindi lo avevo accontentato e mi ero iscritta a Medicina: sono stati gli anni peggiori della mia vita. Anche in quel caso, quando mi si chiedeva che tipo di medico vorresti essere, e io già mi immaginavo missionaria in Africa ad aiutare gli altri, e mi viene detto per l'ennesima volta che non era un mestiere da donne. Allora ho detto cardiologia ma mi hanno risposto che non era una branca da donne, forse dovresti fare chirurgia plastica, mi hanno detto”.

La missione della mia vita: rompere le barriere

“Questo sono tutti piccoli messaggi subliminali che ci raccontano la solita narrativa. Il fatto è che negli spazi dove noi non abitiamo non siamo le benvenute. Io di questa circostanza ho sempre fatto un po' la missione della mia vita, la rivoluzione della mia vita. Dove mi dicevano che non potevo essere, io ci volevo essere. Volevo sempre rompere quella barriera. Era un po' diventata una questione di principio perché magari ho anche affrontato battaglie che potevo lasciar perdere, però mi sono servite tanto per ricordare a me stessa che io posso fare tutto”.

Una battaglia solitaria

“E questo processo l'ho dovuto capire e affrontare da sola perché non ho mai avuto nessuno che mi dicesse “sii ribelle, crea lo spazio delle tue virtù, rimodella la società perché così com’è non va bene, prenditi cura di te stessa e delle tue idee. Io l'ho dovuto imparare a mie spese affrontando tante insicurezze, tante paure che sono il primo pregiudizio nei confronti di noi stesse. Veniamo da una società patriarcale, anche nella stessa mia famiglia, che appartiene a un'altra epoca: non hanno grande colpa, però si usava sempre la parola “pater familias”. “

Mio marito più femminista di me

“Quindi questa discriminazione ha sempre cadenzato la mia esistenza, tanto che addirittura oggi mi capita di fare questioni con mio marito di puro principio solo perché credo che siano ingiuste, che non siano femministe abbastanza. Anche se poi sono cavolate, perché sono fortunata ad avere l'uomo che ho. Anzi, è più femminista lui di me, in certi casi”.

La società cambia lentamente

“Però anche oggi è difficile uscire da quella retorica, si vede sempre la donna come un piccolo oggetto da curare o da salvare o che deve salvare qualcuno. O è la povera indifesa da salvare oppure è la madre che si dedica agli altri, l'abnegazione di sé: sono tutti piccoli indizi di una società che lentamente cambia, molto lentamente, anzi fin troppo lentamente”.

testo raccolto da Laura Rio

26/11/2024

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