“In Italia realizzarsi come scienziato è già difficile perché siamo un passo indietro rispetto agli altri paesi europei. E per il genere femminile esiste una difficoltà ancora maggiore perché c’è l’idea che le donne se intraprendono questi studi poi non riescano a trovare lavoro nei campi scientifici. Margherita Hack è invece un esempio straordinario di quanto le donne non solo trovino posto ma possono anche essere fondamentali in questi settori. Hack è stata la prima direttrice donna di un osservatorio, ha costruito quello di Trieste a partire da zero, una eccellenza italiana ancora oggi. E’ stata una divulgatrice molto conosciuta, una donna franca, trasparente, diretta, ha costruito la sua vita sulla base di una grande passione. E quindi spero che questa fiction sia di esempio affinché la libertà di immaginarsi scienziate possa essere garantita dalla società anche se sei una femmina.
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In questo film la sua figura è utilizzata per raccontare anche quanto la famiglia sia importante per la formazione di un individuo: i suoi genitori l’hanno educata alla libertà e sono riusciti a evitarle i condizionamenti esterni. Lei è cresciuta durante il fascismo e ha scelto di diventare scienziata anche se le sue amiche erano consapevoli che potevano aspirare al massimo a diventare maestre.
In sostanza è un romanzo di formazione e speriamo che venga visto dalle giovani donne ma anche dai genitori perché ci ricorda come è importante la formazione familiare per crescere donne forti e indipendenti".
Testo raccolto da Laura Rio