“Il mio brano più noto “La rabbia non ti basta” (cantato a Sanremo) è un discorso che ho fatto a me bambina. Da piccola sono stata bullizzata molto, moltissimo, anche in maniera violenta. È stato molto difficile per me uscire dalla convinzione che io non fossi abbastanza… Quella bambina che non è stata protetta da tutto questo, l’ho dovuta proteggere io da più grande parlandole con la musica per mettere un cerotto su quella ferita profonda che aveva.
Prima ero bullizzata dagli amichetti, in strada, a scuola, dopo con l’esposizione pubblica sui social. Anche ora mi bombardano di messaggi, ma adesso li vivo in maniera differente perché sono consapevole di chi sono. Per questo ora ne riesco a parlarne in maniera più serena. Prima mi arrabbiavo tanto e scrivevo pezzi aggressivi, ora ho imparato a trattare me stessa in maniera più dolce.
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Oltre a violenze fisiche come schiaffi (o anche i sassi che mi tiravano i bambini per strada), mi capitava spesso che a scuola i compagni facevano le liste delle più carine e io ero sempre nelle ultime posizioni perché avevo un corpo non conforme agli standard.
Ero sempre valutata. Dietro c’era qualcosa di più profondo: era un atteggiamento contro me come donna, l’essere un numero il più basso, tra l’altro, sentirsi proprio svalutati come persona e giudicati come se fossimo di proprietà dei maschi. Questa cosa mi ha fatto soffrire molto e so che fa soffrire anche oggi le ragazzine: molte di loro me le raccontano. È una cosa che imbarazza tanto: una bambina che arriva a casa e racconta alla mamma di essere stata messa ultima nella lista. Per questo ne parlo e ne scrivo nelle canzoni, così magari una bambina che ascolta può pensare di non essere sola, che è successo ad altri, che non è ultima in niente o magari una mamma che sta ascoltando pensa è successo a mia figlia e prova ad ascoltarla, ad aiutarla”.
Testo di Laura Rio