Wildlife Photographer of the Year 2017: gli scatti vincitori del prestigioso concorso di fotografia naturalistica

di Stefania Elena Carnemolla

Un rinoceronte della Hluhluwe Imfolozi Game Reserve, in Sud Africa, ucciso da alcuni bracconieri per il suo corno, è la fotografia vincitrice assoluta, scatto del fotogiornalista sudafricano Brent Stirton, del Wildlife Photographer of the Year, prestigioso concorso del Natural History Museum di Londra che ogni anno premia i migliori scatti di fotografia naturalistica. Circa cinquantacinquemila gli scatti inviati da novantadue paesi di tutto il mondo da fotografi professionisti e amatoriali: queste le cifre dell’edizione 2017. Gli scatti vincitori saranno in mostra, insieme ad altri, nel museo londinese fino al 28 maggio. 

Lo scatto di Brent Stirton, Memorial to a species, fa parte di un reportage sul contrabbando internazionale di corno di rinoceronte, un traffico alimentato, in particolare, dal mercato e dall’industria degli afrodisiaci che polverizza il corno di rinoceronte per farne ritrovati spacciati come miracolosi. Una “scena tragica, quasi maestosa nel suo potere scultoreo” ha commentato Rox Kidman Cox, membro della giuria, e che, al di là della crudezza, esalta la “dignità del gigante caduto”. Uno scatto che è denuncia di uno dei “crimini ambientali più sconvenienti, crudeli e superflui” e che deve, pertanto, “provocare la più grande protesta pubblica”.

Il premio Young Wildlife Photographer of the Year è, invece, andato all’olandese Daniël Nelson per The good life, ritratto di Caco, un gorilla di nove anni incontrato nella foresta dello Odazala National Park, nella Repubblica del Congo. Il giovane gorilla, ritratto mentre mangia un frutto, presto lascerà la famiglia d’origine per crearne una tutta sua. Uno scatto premiato, oltre che per la bellezza, per l’aver saputo “catturare l’inestricabile similarità fra questi primati e gli umani e l’importanza della foresta da cui dipendono”. I gorilla della pianura occidentale come Caco sono, infatti, in pericolo critico poichè minacciati dalla caccia illegale – facilitata dall’apertura di sentieri minerari –, nonchè dalle malattie, come il virus Ebola, dalla perdita dell’habitat, dovuta alle attività minerarie e alle piantagioni di palme da olio, quindi dai cambiamenti climatici.

Premio immagine singola al fotogiornalista britannico-americano Aaron ‘Bertie’ Geroski che ha vinto con Palm-oil survivors, scatto che ritrae tre generazioni di elefanti del Borneo che attraversano i terrazzamenti di una piantagione di palme da olio del Sabah, ripulita per il reimpianto. L’olio di palma, che viene esportato su scala globale, nel Sabah, dove si trova gran parte della foresta pluviale, è un’attività molto redditizia, con l’industria dell’olio di palma, “motore della deforestazione”, che spinge gli elefanti in piccole sacche di foresta, costringendoli ad abbandonare le piantagioni, dove sanno che c’è cibo e dove, visti come un fastidio, vengono colpiti o avvelenati dall’uomo.

Premio portfolio al fotografo tedesco-sudafricano Thomas P. Peschak per i suoi scatti naturalistici nelle Seychelles.

Il concorso era aperto, è il caso di Daniël Nelson, anche a bambini e adolescenti, suddivisi in categorie.

Tra loro l’italiana Ekaterina Bee, una bambina di cinque anni e mezzo, che fotografa da quando ne aveva quattro, vincitrice, per la sua categoria, con The grip of the gulls. Come tutta la sua famiglia Ekaterina è affascinata dalla natura. Durante una gita in barca al largo della Norvegia, mentre tutti fotografavano aquile di mare dalla coda bianca, Ekaterina fu attratta da una nuvola di gabbiani reali che seguivano la piccola barca da quando aveva lasciato il porto. Erano in cerca di cibo, e non appena Ekaterina lanciò loro del pane, la circondarono. All’inizio ne fu spaventata, ma ben presto, completamente assorta, persa nei loro strilli, nei battiti delle loro ali, nei colori delle loro zampe e dei loro becchi, iniziò a fotografarli. Di tutte le fotografie scattate quel giorno, quella del gabbiano reale solitario, la fotografia vincitrice, è quella che le è piaciuta di più: “Sembrava molto curioso, come se stesse cercando di capire cosa stava succedendo sulla barca”.

La giovanissima americana Ashleigh Scully, che per anni ha fotografato le volpi vicino casa, ha vinto con Stuck In, che ritrae una volpe rossa della Lamar Valley, nel parco nazionale di Yellowstone, mentre s’aggira fra la neve in cerca di cibo. Uno scatto che “illustra la dura realtà della vita invernale a Yellowstone” ha commentato Asleigh Scully, che ha fotografato l’intera sequenza con l’obiettivo, appoggiato su un sacchetto imbottito, fuori dal finestrino posteriore dell’auto.

Tra i fotografi senior la lussemburghese Eilo Elvinger vincitrice, con Polar pas de deux, ritratto di alcuni orsi polari, della categoria fotografia in bianco e nero. Eilo Elvinger li aveva visti dalla sua nave ancorata nelle acque gelate di Svalbard, nella Norvegia artica, mentre leccavano un pezzo di neve imbevuto di perdite della cucina della nave. Pensando a come l’uomo continui a distruggere quel “paesaggio immacolato”, Eilo Elvinger si è vergognata pensando a come i cambiamenti climatici stiano “riducendo il ghiaccio marino artico da cui dipendono gli orsi”, costretti, per questo, a cambiare le loro abitudini. Cambiamenti climatici e inquinamento, da qui la scelta del bianco e nero per “riflettere l’inquinamento come un’ombra proiettata sull’ambiente incontaminato”.

Vincitore della categoria ritratti d’animali l’irlandese-sudafricano Peter Delaney con Contemplation, ritratto di Totti, uno scimpanzè di un gruppo di duecentocinquanta scimpanzè del Kibale National Park, in Uganda, fotografato nella foresta pluviale in una pausa del suo infelice corteggiamento amoroso, allorquando, finalmente abbandonatosi, racconta Peter Delaney, “non si è appoggiato all’indietro, le mani dietro la testa, riposandosi per un momento, come se sognasse di ciò che avrebbe potuto essere”.

Il brasiliano Márcio Cabral è, con The night raider, vincitore della categoria animali nel loro ambiente. Lo scatto ritrae un gigantesco formichiere che attacca un nido di termiti. In realtà, il fotografo brasiliano, accampatosi per tre stagioni nel Cerrado nella savana senza alberi del Parque Nacional das Emas, voleva solo catturare uno strano spettacolo: il volo luminoso delle termiti alate, che le termini fanno per accoppiarsi, cui rispondono con segnali bioluminiscenti per attirare la preda, e quindi le termiti, le larve dei coleottori che vivono negli strati più esterni dei termitai. La notte dello scatto, notte di cielo stellato, con i termitai che brillavano già di luci verdi, è comparso, inatteso, un formichiere, attirato, così come le larve, dalle termiti.

Vincitore della categoria comportamento degli uccelli, il britannico-australiano Gerry Pearce, premiato per The incubator bird, ritratto di un tacchino di boscaglia osservato per mesi vicino alla propria casa di Sydney, al confine con il Gaagal Wanggaan (South Beach) National Park, mentre costruiva con foglie, terra e detriti un tumulo-nido dove deporre le uova. I maschi del tacchino di boscaglia australiano, a differenza di altre specie, non covano le uova, costruendo dei tumuli che sorvegliano e di cui regolano costantemente la temperatura fino alla schiusa delle uova.

L’americano Brian Skerry ha vinto, per la categoria comportamento di anfibi e rettili, con The ancient ritual, che ritrae una tartaruga liuto, la più grande delle tartarughe marine, mentre depone le uova in una spiaggia di Sandy Point National Wildlife Refuge, sull’isola di Saint Croix, nelle Isole Vergini statunitensi, habitat di nidificazione al riparo dalle minacce della pesca e dello sviluppo costiero. Le tartarughe non sempre si vedono la sera, ma Brian Skerry le ha incontrate una sera di luna piena, immortalando, “sotto un cielo limpido”, una “scena senza tempo” immersa in una “atmosfera primordiale”.   

Vincitore della categoria comportamento dei mammiferi, l’americano Tony Wu con Giant gathering, scatto che ritrae dozzine di capodogli al largo dello Sri Lanka, nell’Oceano Indiano. Un raduno considerato un buon segno dopo che “due terzi della popolazione di capodoglio sono stati spazzati via durante il picco della caccia alle balene nel XX secolo”, ha commentato Tony Wu.

Crab surprise è, invece, lo scatto per cui è stato premiato per la categoria comportamento degli invertebrati l’australiano Justin Gilligan, che ha fotografato, mentre documentava un trapianto di alghe kelp dell’Università della Tasmania, una scena a sorpresa, con un grande polpo che s’aggirava, tentando di afferrarli, tra alcuni granchi giganti del Giappone.

Il francese Laurent Ballesta è, invece, il vincitore della categoria ambiente della Terra con The ice monster, scatto della parte sommersa di un piccolo iceberg incontrato durante una spedizione nella base scientifica francese di Durmont d’Urville, nell’Antartide orientale, e dove il team di immersione stava registrando con filmati e fotografie l’impatto del riscaldamento globale.

Altro francese premiato, Anthony Berberian, vincitore con The jellyfish jockey della categoria mondo sottomarino. Lo scatto ritrae una larva di aragosta dal corpo schiacciato e trasparente, gli occhi sugli steli, mentre, nelle acque di Tahiti, nella Polinesia francese, con le sue zampe esili e spinose stringe la cupola di una piccola medusa color malva.

Scatto vincitore della categoria piante e funghi, Tapestry of life del rumeno Dorin Bofan, ritratto di un paesaggio delle isole Lofoten, in Norvegia, ammirato da un fiordo. Racconta Dorin Bofan che all’improvviso alcune nuvole si sono divise, permettendo ai raggi del sole di “cadere sulle grandi pareti della roccia metamorfica” illuminando la vegetazione che ricopriva il canyon. Un paesaggio senza tempo, “ammantato di un arazzo di vegetazione artica e alpina”, di muschi, salici nani e betulle di montagna, piccole e lanuginose, che in autunno si trasformano in uno spettacolo d’oro incandescente. 

 

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