Vaginite, endometriosi, vulvodinia: cause, cura, prevenzione

Disturbi fastidiosi, molto spesso invalidanti con ripercussioni sull’attività lavorativa, la vita di coppia, la quotidianità

Vaginite endometriosi vulvodinia cause cura prevenzione
di Stefania Elena Carnemolla

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Soffrite di vaginite o endometriosi? Andate alle terme. Le patologie dell’apparato genitale femminile oggi si curano, infatti, anche nei centri termali grazie a bagni salsobromoiodici, aerosol vaginali, fanghi addominopelvici, irrigazioni vaginali. Per le irrigazioni vaginali, indicate in caso di vaginite, viene utilizzata, grazie alle sue proprietà antinfiammatorie, antimicrobiche, decongestionanti, sedative, acqua salsobromoiodica mescolata ad acqua non termale, con la miscela inserita nella vagina con una cannula sterile e monouso. L’aerosol vaginale è, invece, consigliato in caso di endometriosi, con i tessuti vaginali prima sottoposti a irrigazione.

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Vaginite, endometriosi e anche vulvodinia sono tre delle più diffuse patologie che affliggono le donne, con ripercussioni anche nella vita privata, oltre che sulla salute. L’endometriosi, ad esempio, ch’è la presenza di endometrio, mucosa della cavità uterina, all’esterno dell’utero e che oltre a dolore e diffusa sensazione di malessere, può causare infertilità, è diventata da qualche tempo anche causa di separazioni. “La percentuale di infertilità è alta” spiega Pietro Giulio Signorile, presidente della Fondazione Italiana Endometriosi, parlando dell’impatto non solo fisico, ma anche emotivo e relazionale sulla vita delle donne colpite che soffrono di endometriosi “e spesso gli uomini non riescono a dare adeguato sostegno, preferendo rinunciare alla relazione. Un atteggiamento alimentato da due fattori: il ritardo diagnostico medio di 8-9 anni, che ancora oggi grava sulla malattia prolungando sofferenze e incomprensioni, e l’assenza di cure mediche”.

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Uno studio pubblicato su Acta Obstetricia et Gynecologica Scandinavica ha, invece, evidenziato l’impatto dell’endometriosi sulla vita lavorativa nella tarda età fertile, con la patologia che s’associa a scarsa capacità lavorativa a causa del dolore cronico, affaticamento, disagio psicologico, da qui l’importanza, spiega lo studio, di una diagnosi precoce, nonché, durante le fasi più acute, di soluzioni come il part-time o lo smart working.

ENDOMETRIOSI

L’endometriosi si diagnostica con visite ginecologiche, ecografia pelvica, labaroscopia. Diversi gli strumenti terapeutici. Per controllare il dolore, spiega ISSalute, si possono utilizzare antinfiammatori come ibuprofene e naprossene. C’è, quindi, la terapia ormonale, che aiuta a limitare o inibire la produzione dell’estrogeno responsabile del tessuto endometriale e del suo sfaldamento ma non, precisa ISSalute, a prevenire l’infertilità. Soluzioni della terapia ormonale sono la pillola contraccettiva, l’anello vaginale, “anello anticoncezionale a lento rilascio ormonale”, il cerotto contraccettivo. La chirurgia conservativa è indicata per chi cerca una gravidanza. L’intervento, spiega ISSalute, prevede, attraverso l’utilizzo del labarascopio, strumento a fibre ottiche, la rimozione di gran parte del tessuto endometriosico, ma non dell’utero e delle ovaie. In caso di insuccesso, un’opzione, per chi desidera una gravidanza, è la fertilizzazione in vitro. Nei casi più gravi la soluzione è l’isterectomia, con l’asportazione dell’utero, mentre, spiega ancora ISSalute, per evitare che la produzione di ormoni possa continuare a provocare disturbi, un’ulteriore soluzione è anche l’esportazione delle ovaie.

I disturbi dell’endometriosi si possono combattere anche a tavola. Una dieta ad hoc è quella proposta dalla Fondazione Italiana Endometriosi e pensata per ridurre crampi pelvici e loro frequenza, diminuire il gonfiore e migliorare il processo digestivo, agire sull’infiammazione, abbassare il livello di estrogeni locali, sostenere il bilanciamento ormonale, ridurre la stanchezza fisica cronica, ridurre le tossine risultato dell’impiego di pesticidi, nonché i componenti chimici e antibiotici utilizzati nella produzione di alimenti di origine animale. Quali sono, allora, gli alimenti da aumentare e quelli da ridurre o eliminare? Da aumentare sono quelli ricchi di Omega-3 e Omega-6 come frutta secca, semi di lino, semi di chia, semi di zucca, salmone, pesce azzurro di piccola taglia, avocado; verdura, cereali, come orzo, farro, riso integrale, legumi come ceci, lenticchie, piselli; altra frutta come albicocca, arancia, ciliegia, cocco, fico, fragola, frutto della passione, lampone, limone, mandarino, mango, mela, melagrana, mirtillo, mora, pera, pesca, pompelmo, prugna, ribes, uva. Da ridurre sono, invece, pane, pasta, brioche, prodotti da forno, carne rossa – consentita, invece, la carne bianca o da allevamento controllato –, latte di mucca, capra, pecora – sì, invece, al latte vegetale ad, esempio, di mandorla o noce –, formaggi, panna, burro. Da eliminare sono zuccheri, prodotti raffinati, grassi saturi e, quindi, biscotti industriali, soft drink, prodotti con farina bianca e zucchero raffinato, burro, margarina, ammmessi, invece, prodotti artigianali o fatti in casa con poco zucchero, farine integrali, basso contenuto di glutine, nonché miele biologico certificato. Da eliminare anche la caffeina contenuta non solo nel caffé ma anche negli energy drink – sì, invece, a infusi e caffè di cicoria. Sempre da eliminare sono alcool, cibi fritti, avena, aloe, segale soia, ad esempio salsa di soia, noodles, latte di soia, tofu, leticina di soia.

Contro i disturbi dell’endometriosi consigliati, invece, gli integratori a base di vitamina D, Omega-3, Omega-6, curcuma, quercetina, metifolato di calcio.

VAGINITE

Disturbo altrettanto fastidioso è la vaginite, dovuta all’infiammazione della mucosa della vagina e che si manifesta, spiega ISSalute, con perdite vaginali anormali – dense, bianche, compatte, liquide di colore giallo, grigio verdognolo, inodori o di odore sgradevole –, irritazione, bruciore, prurito, lieve sanguinamento, dolore quando si urina o durante i rapporti sessuali. Le cause possono essere funghi (Candida albicans), batteri (Gardnerella vaginalis), protozoi (Trichomonas vaginalis), mentre in alcuni casi la vaginite può essere sintomo di malattie trasmesse sessualmente come la gonorrea, causata dal batterio Neisseria gonorrhoeae, o la clamidia, veicolata dal batterio Clamidia trachomatis. La vaginite può anche manifestarsi in concomintanza con vulviti, con i genitali esterni che s’infiammano, spiega ISSalute, a causa del contatto con saponi profumati o ammorbidenti per tessuti usati per lavare la biancheria intima. Altre cause possono essere l’uso di antibiotici o contraccettivi orali, diabete, terapie ormonali, uso di indumenti stretti, biancheria sintetica.

La diagnosi viene effettuata dal ginecologo, ad esempio con il prelievo delle secrezioni per individuare l’agente responsabile dell’infezione. In caso di vaginite di origine fungina vengono prescritti ovuli, creme antimicotiche, lavande vaginali. Per le vaginiti di origine batterica o dovute a protozoi si utilizzano, invece, antibiotici orali o sotto forma di crema o gel. Per contrastare prurito e bruciore, anche in attesa della diagnosi del ginecologo, si possono utilizzare, spiega Assosalute, farmaci di automedicazione a base di clotrimazolo, crotamitone, lidococaina; creme e lavande anestetiche a base di didecildimetilammonio cloruro per uso topico, nonché a base di benzidamina, ibuprofene, naproxene dalle proprietà antinfiammatorie, mentre l’estratto acquoso di Triticum vulgare aiuterà la cicatrizzazione dei tessuti, contrastando, così, l’infiammazione. In caso di sospetta infezione, spiega Assosalute, consigliate le lavande disinfettanti a base di clorexidina, cloramina, lactobacillo vaginale, Lactobacillus plantarum, nifuratel, sodio ipoclorito o con soluzioni diluite di iodio. Contro la vaginite consigliate anche irrigazioni vaginali a base di echinacea o Lactobacillus acidophilus in polvere.

Fra gli altri consigli indossare, spiega ISSalute, biancheria intima di cotone non aderente; utilizzare saponi liquidi con il giusto pH, evitando, per l’igiene intima, prodotti profumati o deodoranti; durante la terapia locale preferire gli assorbenti ai tamponi; una volta ripresi i rapporti sessuali, usare il preservativo per evitare di contrarre o diffondere infezioni a trasmissione sessuale. Altre raccomandazioni riguardano, spiega, invece, Assosalute, l’uso promiscuo di asciugamani, evitando anche il bagno in comune, con i servizi da disinfettare volta per volta. Quanto all’abbigliamento, indossare indumenti non troppo stretti, meglio se di cotone, dicendo no a pantaloni “eccessivamente attillati” e con “stoffe particolarmente ruvide” come i jeans, questo perché tali tessuti possono esercitare un’azione irritante sulle parti intime.  

Infine, la a dieta, a scelta fra carni magre, cereali, verdure, mentre andranno evitate bevande alcoliche, zuccheri, latticini, carboidrati.

VULVODINIA

La vulvodinia, disturbo complesso da diagnosticare che colpisce la vulva e i tessuti intorno all’ingresso della vagina, si manifesta con bruciore, dolore persistente, irritazione, secchezza. Diverse le cause ipotizzare, mentre può associarsi ad altri disturbi della regione intima. La terapia farmacologica si basa sull’uso di antidepressivi, anticonvulsivanti, gel o creme anestetiche a uso topico, idrogel, lubrificanti vaginali. Tra le altre soluzioni terapeutiche si segnalano la fisioterapia, particolarmente indicata in caso di contrazione della muscolatura pelvica, nonché la psicoterapia e la consulenza psicosessuale.  

Nella vita quotidiana è possibile ridurre o minimizzare l’irritazione vulvare adottando alcune precauzioni che sia l’abbigliamento, l’igiene intima, la vita sessuale, lo sport, l’alimentazione, i medicinali da evitare. Una guida, in tal senso, è quella della Associazione Italiana Vulvodinia. Abbligliamento, il consiglio è quello di indossare solo biancheria intima in cotone, meglio se non colorata, questo perché la biancheria sintetica, ostacolando la traspirazione, “aumenta la possibilità di creare un ambiente favorevole alla crescita di patogeni”. La biancheria intima, inoltre, non va indossata la notte, quando si dorme, così come sconsigliati sono perizoma, body, collant. L’abbigliamento deve essere comodo, quindi sì a gonne o pantaloni ampi, questo perché “i vestiti troppo stretti possono aumentare l’irritazione dell’area per sfregamento”, l’esempio è quello di pantaloni attillati o con cuciture rigide sul cavallo.  

L’igiene intima va curata adottando le seguenti precauzioni: “Non usare bagnoschiuma, prodotti per igiene femminile, creme e saponi profumati; evitare l’uso di shampoo nell’area vulvare; non esagerare con la detersione intima (massimo uno/due volte al giorno) utilizzando solo detergenti intimi delicati senza profumazioni; nei casi di irritazione molto marcata usare solo acqua; tenere la zona infiammata il più asciutta possibile per evitare la proliferazione di miceti; asciugare tamponando senza strofinare; usare carta igienica morbida, non colorata e non profumata; usare solo assorbenti e tamponi di cotone al 100%; eliminare i salvaslip”. Quanto, invece, alla minzione: urinare prima che la vescica sia completamente piena mentre nel caso si avvertano “forti bruciori” a causa del contatto dell’urina con la mucosa, urinare sotto un getto d’acqua calda.   

Sfera sessuale: “Non avere rapporti sessuali con penetrazione fino alla risoluzione della vulvodinia; in caso di rapporti molto desiderati, usare sempre almeno un lubrificante idrosolubile (a base d’acqua); in caso di bruciore dopo il rapporto, applicare del ghiaccio o un gel pack avvolti da un asciugamano; dopo il rapporto, urinare (per prevenire infezioni) e sciacquare la vulva con acqua fredda”.

Medicinali, chi soffre di vulvodinia o sospetta di soffrirne, deve informare il medico, per evitare la prescrizione di antibiotici chinolonici, antimicotici, cortisonici.

Alimentazione, assumere fibre, a meno che non si soffra di sindrome del colon irritabile, per prevenire la stipsi o stitichezza; bere almeno 8 bicchieri di acqua al giorni pari a 1,5, 2 litri; ridurre o eliminare lieviti naturali e artificiali, zuccheri semplici come quelli di pane, pasta, pizza, dolci, latticini. 

Infine, lo sport, evitare quelle attività che possono esercitare pressione sulla vulva come la bicicletta, l’equitazione, lo spinning, i pilates o ancora sul pavimento pelvico, come gli addominali non-isometrici, optando, viceversa, per la corsa, meglio su una superficie morbida come il tapis roulant, le passeggiate, addominali isometrici tipo il plank, yoga, stretching.

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28/09/2021
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