Università: a Milano spopola la 'schiscetta', indagine Bicocca-Expo
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Milano, 25 ott. (AdnKronos Salute) - La 'schiscetta' spopola nelle università di Milano. Che siano milanesi di nascita o d'adozione, gli studenti degli atenei cittadini sembrano aver sposato in massa l'abitudine meneghina del pasto portato da casa: il 64% attinge al 'trasportabile' sempre o spesso, in particolare le femmine (71% contro il 48% dei maschi), mentre solo il 10% dice di non farlo mai. La preferenza cade trasversalmente sul primo piatto (63% dei maschi e 58% delle femmine), anche se tra le ragazze va forte l'insalata (54%) e i ragazzi optano spesso per il panino (44%) o la pizza (40%). L'81% mangia in compagnia e più della metà (54%) consuma in ateneo dai 3 ai 5 pasti al giorno tra colazione (46%), merenda della mattina (58%), pranzo (98%), merenda del pomeriggio (52%) e 'apericena' (17%). A scattare la fotografia è l'indagine 'Le abitudini alimentari degli studenti delle università di Milano', promossa dal Comitato scientifico Le Università per Expo 2015 del Comune, e condotta dall'università di Milano-Bicocca tra dicembre 2015 e giugno 2016 attraverso un questionario online proposto a 111 mila studenti di Bicocca, Statale, Bocconi, San Raffaele e Scuole Civiche Fondazione Milano. Ha risposto il 7%, per un totale 7.607 iscritti. I risultati sono stati presentati oggi all'Urban Center del capoluogo lombardo Milano da Francesca Zajczyk, Mario Boffi e Paola Palestini della Bicocca, alla presenza del vice sindaco di Milano Anna Scavuzzo, del rettore della Bicocca Cristina Messa, del presidente del Comitato Le Università per Expo Claudia Sorlini, di Riccardo Guidetti della Statale, Elio Borgonovi della Bocconi e Marilena Adamo, presidente di Fondazione Milano Scuole Civiche. Analizzando il dato schiscetta ateneo per ateneo, emerge che la mensa vince sul fai-da-te solo in Bocconi (49% contro 40%) e al San Raffaele (74% contro il 30%). Nella maggior parte dei casi il pranzo in università dura dai 15 ai 30 minuti (46,5%) ed è accompagnato dalle chiacchiere con i compagni (83%). Ma oltre la metà degli studenti (53%) nemmeno mentre mangia riesce a fare a meno della tecnologia: forchetta in una mano, smartphone o tablet nell'altra. C'è poi un 12% che non stacca dallo studio neanche quando ha il piatto davanti. Sul podio delle lamentele la mancanza di un forno a microonde (54%), di posti dove sedersi per consumare il pasto (47%) e di tempo sufficiente fra le lezioni (42%). L'indagine affronta anche per la prima volta alcuni aspetti dello stato di salute degli studenti universitari milanesi. In particolare, si è incrociato l'indice di massa corpore (Bmi) con il peso percepito. Stando al Bmi rilevato risultano normopeso il 78,1% dei maschi e il 71,4% delle femmine, sovrappeso il 15,6% dei ragazzi e il 7,2% delle ragazze, sottopeso il 6,3% degli studenti e il 21,4% delle studentesse (più di una su 5). E se in generale il 77,5% mostra di avere una percezione corretta del proprio peso, i maschi si sentono sottopeso più di quanto siano davvero (l'8,6% è convinto di essere sotto la regolarità) e sovrappeso meno che in realtà (si dichiara tale il 14,5%), mentre fra le femmine la proporzione si ribalta: appena il 5,6% si sente sottopeso e ben il 16,2% si sente sovrappeso. La ricerca ha valutato infine l'impatto che l'Expo 2015 di Milano ha avuto sul comportamento alimentare degli studenti. L'85% dei maschi e l'82% delle femmine hanno risposto di avere visitato l'Esposizione universale alemeno una volta; ci sono tornati più volte il 43% dei ragazzi e il 52% delle ragazze. E il 32% del totale, indipendentemente dal fatto di avere partecipato o meno alla manifestazione, ha dichiarato di avere migliorato il proprio rapporto con il cibo grazie all'Expo, facendo più attenzione agli sprechi, alla qualità e ai processi di produzione e distribuzione degli alimenti. 'Questo tipo di indagine - sottolineano Zajczyk e Boffi - è importante perché tocca un argomento divenuto di recente rilevante in un dibattito che si è aperto a livello politico e amministrativo, sia a livello regionale che locale, sull'uso delle mense pubbliche e sulla libertà di scelta di accedere al servizio o di sostituirlo con risorse personali e autonome. L'indagine ha sollevato inoltre la questione del valore dell'alimentazione come importante momento di socialità e parte integrante della quotidianità tra studio e formazione dello studente universitario'. Per Sorlini 'i risultati di questa ricerca forniscono indicazioni funzionali allo sviluppo di una politica della buona e corretta alimentazione, e costituiscono un supporto utile al Comune di Milano che ha messo in atto la Urban Food Policy, ai gestori delle mense universitarie che in questo modo hanno l'opportunità di apportare adeguati aggiustamenti alle loro pratiche, e agli studenti stessi che si rendono così più consapevoli delle loro scelte'.