Un fulmine al giorno: accade da secoli in un posto speciale del Venezuela
Un appuntamento quotidiano con lampi e fulmini naturali sembra irreale, eppure in Venezuela c’è un posto, unico nel suo genere, dove si registra una frequenza di fulmini al di sopra della media: si tratta del Congo Mirador, una piccola zona nella parte nord-occidentale del Paese, dove il fiume Catatumbo sfocia nel lago Maracaibo.
Il fenomeno conosciuto come relámpago del Catatumbo (fulmini di Catatumbo) è dovuto a una combinazione di fattori che favorisce l'ininterrotta formazione di celle temporalesche, che arrivano a produrre in media 2.800 fulmini a notte, circa 300 giorni l’anno. Sono il risultato di venti che soffiano attraverso il lago Maracaibo e le pianure paludose circostanti. In particolare, queste masse d'aria incontrano gli alti crinali montuosi delle Ande, della Sierra de Perijá e della Cordigliera di Mérida - che circondano le paludi del lago -, il calore e l'umidità raccolti attraverso le pianure creano cariche elettriche e, quando le masse d'aria sono destabilizzate ai piedi delle montagne, producono attività temporalesca, con fulmini a sviluppo verticale pressoché continui, la maggior parte all'interno delle nubi.
Tra l'altro i temporali tendono a formasi nello stesso posto, a partire da un'ora dopo il tramonto. Oltre all’impressionante numero di fulmini, è possibile osservare le varie colorazioni che le scariche assumono in base al livello di umidità presente nell'aria, si passa da colori giallognoli e aranciati se l’aria è molto umida, a colori vicini al bianco quando l'aria è più secca.
Un appuntamento atmosferico naturale che continua ad affascinare studiosi e turisti da secoli, anche se la prima menzione scritta del fulmine Catatumbo c’è stata nel poema epico la Dragontea solo nel 1598, opera di Lope de Vega che narra la lotta contro il pirata inglese Francis Drake. Nei decenni il fenomeno è divenuto popolare con il nome “Faro di Maracaibo', perché i fulmini erano visibili anche dal mare, a miglia di distanza dalla costa.
Si ha testimonianza di un solo stop del fenomeno durante il 2010 quando i fulmini cessarono da gennaio ad aprile, apparentemente a causa di siccità, ma poi ricomparvero come di consueto.