Tutto quello che c’è da sapere sul tumore al seno: sintomi, prevenzione e diagnosi precoce
Autopalpazione, ecografia, mammografia o risonanza magnetica: ecco quali sono i campanelli d’allarme e i controlli fare a seconda dell’età
È la forma più frequente di tumore nelle donne: un carcinoma diagnosticato su tre è al seno e nel 2016 in Italia ci sono stati 50 mila nuovi casi. La prevenzione sta facendo tanto ma si calcola che una donna su 8 sia destinata a svilupparlo nella vita. Quello mammario è però uno dei tumori per cui si ottengono le più alte percentuali di guarigione grazie, appunto, alla prevenzione e alla diagnosi precoce. Per questo è importante individuare i fattori di rischio ed eventualmente correggere gli stili di vita.
Chi è più a rischio
Stefania Gori, direttore del dipartimento di oncologia dell’Ospedale Sacro CuoreDon Calabria di Negrar (Vr) e presidente eletto Aiom (Associazione Italiana Oncologia Medica), ha spiegato al Corriere della Sera cosa c’è da sapere sul tumore al seno a cominciare proprio dai fattori di rischio. “Oltre a elementi inerenti lo stile di vita, come fumo, abuso di alcolici, alimentazione ricca di grassi e povera di frutta e verdura, sovrappeso e sedentarietà, giocano un ruolo importante sia l’età sia la familiarità o ereditarietà”.
Mutazioni genetiche
Stando alle statistiche, “prima dei 30 anni il tumore mammario è abbastanza raro, ma dopo i 40 i casi aumentano in modo graduale fino a raggiungere l’apice dopo la menopausa. Il rischio di sviluppare questo tumore è maggiore anche se madre, sorelle o altre parenti sia della famiglia materna sia di quella paterna, ne sono state colpite, specie se prima dei 40 anni. In particolare la presenza di mutazioni in due particolari geni, chiamati BRCA1 e BRCA2, aumenta le possibilità di ammalarsi nel corso della vita rispettivamente del 65% (BRCA1) e del 40% (BRCA2). Nelle donne sane con mutazione accertata dei geni BRCA1-BRCA2 va iniziato un programma di controllo in giovane età”.
I sintomi da tenere sotto controllo
È importante che le donne imparino a conoscere il proprio corpo e a valutarne le modifiche. “Se toccandosi il seno si riscontra un nodulo prima non presente è sempre buona regola non trascurarlo, sebbene nella maggior parte dei casi si tratti di formazioni benigne, a maggior ragione se compaiono in giovane età. Altri campanelli d’allarme comprendono perdite di liquido o sangue dal capezzolo oppure alterazioni del capezzolo, che può, per esempio, apparire retratto all’interno della mammella; ulteriori possibili segnali sono il rigonfiamento dei linfonodi nell’ascella, intorno alla clavicola o al collo”.
Come e quando prevenire
La cadenza e le modalità delle visite e degli esami di controllo variano a seconda dell’età. A tutte le donne, dai 20 anni in poi, si consiglia di effettuare con regolarità l'autopalpazione per poter riconoscere eventuali cambiamenti o la comparsa di noduli. Si consiglia poi la visita annuale del seno e in caso di familiarità o noduli sospetti, ecografia o biopsia del nodulo. Tra i 40 e i 50 anni, alle donne con familiarità si consiglia una mammografia annuale, meglio se associata a un'ecografia. Tra i 50 e i 60 anni mammografia ogni due anni (esiste un programma di screening gratuito). Oltre i 70 è meglio continuare a fare la visita al seno e la mammografia ogni due anni.
Mammografia, ecografia e risonanza magnetica
Quanto alla diagnosi precoce, è bene sapere che la mammografia permette di evidenziare un nodulo prima ancora che possa essere palpabile, mentre l’ecografia mammaria consente di valutare le dimensioni delle formazioni presenti nel seno e i loro bordi. È l’indagine di prima scelta per le donne sotto i 30 anni. La risonanza magnetica è invece indicata in casi specifici, per esempio quando le mammelle sono molto dense o in presenza di lesioni difficili da classificare. L’agoaspirato e l’agobiopsia prevedono il prelievo di un frammento di tessuto da un nodulo o da una formazione sospetta mediante un ago per la sua successiva analisi citologica o istologica.