Tossici di abitudini
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Facciamo sempre di tutto per difendere le nostre abitudini, anche quelle più dannose. E nonostante capiti di prendere coscienza della loro tossicità, continuiamo imperterriti a seguirle. Anche a costo della nostra felicità.
E’ proprio vero che siamo “tossici” e dipendenti dalle nostre abitudini. Da un lato, ben vengano quelle che ci recano piacere, quelle che ci spingono ad amarci, ad amare, a rispettarci. Ma quando così non è che succede? Perché hanno così tanto potere su di noi? Ebbene si, le abitudini creano dipendenza, sono conosciute, prevedibili, proprio per questo costituiscono una confort-zone a cui è difficilissimo rinunciare.
Pensiamo ad esempio a quelle tante coppie che stanno assieme pur non amandosi, pur non soddisfandosi, ma accontentadosi dell’abitudine dello stare insieme. Di quei rituali che spesso non sopportano, ma che sono talmente conosciuti e prevedibili che nonostante tutto è meglio tenerseli. E questo perché? Perché spaventa non sapere cosa ci potrebbe essere al loro posto, spaventa l’ignoto. E spesso spaventa dover rimettersi in gioco per creare un’alternativa il cui esito non è assicurato. Senza ammettere che per alcune abitudini, qualsiasi alternativa sarebbe migliore.
Le abitudini ci danno dipendenza, ci assuefano e quando vengono spezzate, inizialmente possiamo stare male, solo perché entriamo in un processo di astinenza che ci rende insicuri e dubbiosi, ma una volta che questa fase viene superata, possiamo reputarci liberi.
Non abituiamoci quindi alle cose conosciute, o meglio, non accontentiamoci di esse solo perché tali. Anzi, proprio perché sappiamo che non ci possono soddisfare e rendere felici, non adagiamoci su di esse, ma diamoci sempre un’alternativa migliore, per quanto faticoso possa sembrare il suo raggiungimento.
E per rispondere a chi a volte mi chiede che si fa in psicoterapia, oggi posso rispondere dicendo che essa serve per non accontentarsi di essere infelici, solo perché ne siamo abituati, ma ci aiuta a fare di tutto per raggiungere la felicità. Per vivere la vita da attori protagonisti, non per subirla passivamente illudendosi che esista solo un modo per stare al mondo.