Creme solari, i test di Altroconsumo: tutte efficaci tranne una e quelle con interferenti endocrini
Giusto proteggere l'epidermide dai raggi del sole ma occorre fare attenzione a quale prodotto si sceglie: ecco che cosa può succedere
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Superano le prove del test tutti i solari portati in laboratorio, tranne uno che protegge molto meno del fattore 30 che dovrebbe garantire: da non comprare, come evidenzia l'inchiesta di Altroconsumo. Non sono tutti uguali per l’ambiente, sono ancora troppe le sostanze indesiderate tra cui le temute microplastiche. Gli spray permettono di sprecare meno prodotto rispetto alla formulazione in crema.
È importante prendere le giuste precauzioni quando ci si espone ai raggi solari, quindi non esagerare con la tintarella, ma è anche indispensabile utilizzare una protezione di buona qualità. E, come emerge dal test, i solari non sono tutti uguali: si va da un’efficacia alta fino a livelli intermedi e in un caso addirittura non raccomandabile perché parecchio inferiore al grado di protezione dichiarato.
Tutti i solari hanno superato le prove di efficacia, con una sola eccezione, un latte solare ultraidratante. Nel test è emerso che il fattore di protezione solare (SPF) garantito da questa crema è ben inferiore a quanto dichiarato (30 SPF). Per questo motivo è stato penalizzato il giudizio con una valutazione globale insufficiente. Al contrario, è buona la protezione dai raggi UVA, ma questo non basta a salvaguardare la pelle esposta al sole.
Con il sole in ogni caso non bisogna esagerare, neanche con una protezione adeguata, come quella garantita dai solari promossi nel test. I raggi solari, anche se filtrati, in dosi eccessive possono danneggiare la pelle, causando eritemi e aumentando il rischio di tumori cutanei, come il melanoma.
La prova rivelatrice del test è la verifica che l’efficacia protettiva del solare corrisponda al fattore di protezione dichiarato. Questo è il parametro più importante: se un solare non rispetta il livello di protezione indicato (30 nel caso del test) viene penalizzato nel giudizio di qualità globale e quindi sconsigliato, proprio come è successo alla crema Angstrom.
Un altro aspetto fondamentale è la presenza di ingredienti che possono essere dannosi per la nostra salute. La cosmesi utilizza sostanze, come fragranze o allergeni, da cui è bene stare alla larga soprattutto se si è soggetti allergici e se si tratta di prodotti da utilizzare in modo diffuso sulla pelle, come i solari appunto.
Cinque creme sono penalizzate nella prova di sicurezza degli ingredienti: contengono sostanze capaci di disturbare il nostro sistema ormonale, i cosiddetti interferenti endocrini (come propylparaben o butylparaben). Un vantaggio dei solari spray è che, trattandosi di prodotti sottovuoto, non a contatto diretto con l’aria, richiedono meno conservanti.
Poi c’è il problema emergente delle microplastiche, particelle minuscole di plastica utilizzate dall’industria cosmetica, spesso come esfolianti o emulsionanti. Questi frammenti, rilasciati da cosmetici e dentifrici, non vengono catturati dagli impianti di depurazione e sono ingeriti accidentalmente dalla fauna marina, ritornando così nella catena alimentare fino ai nostri piatti. Nei solari del test abbiamo trovato circa 40 ingredienti che rilasciano microplastiche. Non si tratta solo delle microplastiche più conosciute, tipo il polietilene, il polipropilene o il nylon, ci sono molti altri ingredienti che rilasciano tracce millimetriche di plastica la cui natura e i cui effetti sono ancora discussi.
I filtri solari sono essenziali per l’efficacia del prodotto, ma alcuni sono meglio di altri per l’ambiente. Oltre ai filtri poco amici del pianeta abbiamo penalizzato anche i prodotti con ingredienti non necessari (come conservanti, antiossidanti, fragranze allergeniche), che sarebbero sostituibili con sostanze alternative, più sostenibili. Quanto al materiale di cui è fatto l’imballaggio, in tante creme non è dichiarato che tipo di plastica è utilizzata. Per contro il rapporto contenuto/contenitore è giudicato sufficiente: in pratica l’imballaggio non è eccessivo rispetto al contenuto, con poche eccezioni. Però emerge uno spreco inutile di prodotto a fine uso: in alcune confezioni ne rimane di più.