Storie di bambini cresciuti come Mowgli
Recentemente è apparsa sui giornali una storia che si avvicina incredibilmente al mondo della fantasia ed in particolare alla storia narrata da Rudyard Kipling nel volume “Il libro della giungla”.
La “girl Mowgli”, così soprannominata dopo il ritrovamento in una riserva naturale nell'India del nord insieme ad un gruppo di scimmie, è una bambina indiana di 8 anni che, secondo le prime ricostruzioni, si comportava come le scimmie con cui viveva: come loro mangiava, camminava a quattro zampe, emetteva vocalizzi gutturali. Le foto e i video che la ritraggono all'ospedale hanno fatto il giro del mondo, lasciando tutti increduli. Poi, però, sono emersi i primi dubbi, in quanto la bambina imitava le scimmie, e con loro aveva trascorso del tempo, ma certi atteggiamenti deriverebbero più che altro da disturbi psicologici e fisici, che sono la plausibile e triste causa dell'abbandono da parte della famiglia (Corriere della Sera, 6 aprile 2017).
Da quando è stata ricoverata in ospedale, la bambina ha imparato a camminare in posizione verticale e ora si nutre anche di cibi solidi. Il rapido miglioramento delle sue condizioni fisiche sembra indicare che abbia trascorso comunque un lungo periodo in famiglia, prima di essere lasciata in balia di se stessa, hanno dichiarato i medici indiani. 'Non è ancora in grado di parlare, ma capisce tutto quello che le viene detto e a volte sorride', ha raccontato il dottor Singh (The Post Internazionale, 9 aprile 2017).
Anche se la storia della bambina Mowgli è stata smentita, esiste un'altra storia forse ancor più affascinante perché vera: quella di Marcos Rodriguez Pantoja, che quando era bambino per 12 anni, a cavallo tra gli anni '50 e '60, ha vissuto tra le montagne spagnole della Sierra Morena insieme ai lupi.
Marcos è stato soprannominato “el nino-lobo”, il bambino lupo ed il “Tarzan dell'Andalusia”; la sua storia è diventata anche un film dal titolo “Entre Lobos” (“Tra i lupi”).
In questo caso sembra davvero di vedere trasportate nella realtà le parole e le immagini della storia di Kipling dove Mowgli è cresciuto proprio tra un branco di lupi.
La storia di Marcos è iniziata nel 1953, quando aveva sette anni. Era l'ultimo figlio di un boscaiolo e la sua famiglia viveva nella Sierra Morena. Era una famiglia molto povera. Sua madre morì e il padre si risposò. Il padre non era quasi mai a casa, andava per i boschi tutto il giorno, mentre la matrigna restava con i figli e sfogava le sue frustrazioni maltrattando soprattutto il più piccolo, Marcos appunto. Finché un giorno riuscì a convincere il padre a venderlo. Marcos fu così venduto ad un pastore, che però morì ben presto. Il bambino rimase solo al mondo, circondato da boschi, montagne e fiumi. Si ritrovò solo, ma era terrorizzato dall'idea di tornare nella civiltà umana, dove era stato soltanto picchiato ed infine venduto dal suo stesso padre come un oggetto qualsiasi. È nei boschi della Sierra Morena che Marcos incontrò i lupi e qui iniziò la sua esperienza incredibile: i lupi, infatti, lo adottarono.
Marcos disimparò la sua lingua, apprese ad ululare e a comunicare con tutti i segnali dei lupi, si abituò a camminare carponi, a cibarsi come loro e a ricoprirsi con le pelli degli animali cacciati. I lupi lo avevano adottato e lui diventò uno di loro.
Un antropologo e scrittore, Gabriel Janer Manila, studiò il caso di Marcos dieci anni dopo il suo ritrovamento. Lo studioso stabilì che le cause dell'abbandono di Marcos furono il risultato di un contesto socio-economico di estrema povertà. La sopravvivenza del “bambino-lupo” è stata resa possibile dalle competenze di base acquisite nella fase precedente al suo abbandono e, soprattutto, dalla sua straordinaria intelligenza naturale. Nel 1965 Marcos fu ritrovato dalla Guardia Civile. (Silvestro, 10 giugno 2010).
Di casi come quello di Marcos ce ne sono altri che anzi riguardano neonati o bimbi piccolissimi abbandonati, come ad esempio il caso di Kamala trovata fra i lupi nel 1920 dal reverendo Joseph Singh in India. Il fatto che dei bambini siano stati in grado di sopravvivere in condizioni estreme ha dell'incredibile. Questi bambini infatti sono sopravvissuti all'attacco di predatori, alla fame, alla sete, al freddo. Come è possibile che bimbi, anche molto piccoli, siano riusciti a rimanere in vita in tali situazioni e ambienti ostili?
Sicuramente sono stati aiutati da altri animali così da poter trovare acqua e qualcosa di cui cibarsi.
Una spiegazione è possibile trovarla attraverso gli studi di Konrad Lorenz, il padre dell'etologia. Egli ha evidenziato come i piccoli di tutte le specie di mammiferi abbiano caratteristiche simili: sono paffuti, hanno la testa piuttosto grande e si muovono in modo goffo. Queste caratteristiche predispongono l'adulto a proteggere il piccolo anche se di una specie diversa e ne inibiscono l'aggressività. Molti libri narrano la storia di bimbi cresciuti da lupi, orsi o scimmie; questo perchè i bambini non sono così diversi dai cuccioli delle scimmie ad esempio, e come tutti gli animali, possono subire un significativo imprinting da parte della specie adottiva.
L'imprinting è una forma di apprendimento precoce secondo la quale i neonati, nel periodo immediatamente successivo alla nascita (“periodo critico”), vengono condizionati dal primo essere che vedono, lo assumono come genitore e sviluppano nei suoi confronti un particolare attaccamento.
In questo modo, questi bambini cresciuti nella natura fidandosi e affidandosi agli animali, non solo sono sopravvissuti, ma hanno anche trovato una famiglia che non hanno avuto tra gli uomini.