Sostanze chimiche, l'Ue chiede più sicurezza (anche ai bottoni)
Roma, 30 nov. - (AdnKronos) - Entro maggio 2018, molte aziende dovranno definitivamente mettersi in regola con la normativa europea, raggiungendo gli obiettivi previsti dal regolamento Ue sulla registrazione, valutazione e autorizzazione delle sostanze chimiche (il regolamento Reach che sta per Registration, Evaluation, Authorisation and restriction of Chemicals). E ad essere coinvolte sono aziende a cui in prima battuta non si pensa, quando si affronta il tema delle sostanze chimiche. Un esempio? I bottoni. Cosa si nasconde dietro la preparazione di accessori? Quali potrebbero essere i rischi presenti, ad esempio, in una delle aziende leader nel settore bottoni per l’abbigliamento? Formaldeide, nichel e piombo sono presenti nei preparati chimici utilizzati per confezionare bottoni e accessori, destinati ad entrare in contatto diretto con la pelle dei consumatori. Per questo l'Enterprise Europe Network (Een), rete a supporto delle Pmi a livello mondiale promossa dalla Commissione europea, che sta lavorando con le realtà industriali coinvolte al raggiungimento degli obiettivi e alla promozione di metodi alternativi per la valutazione dei pericoli che le sostanze chimiche comportano sull’uomo e gli animali, ha affiancato un'azienda del settore fornendo informazioni e supporto tecnico. Tamite InnovhubSsi, che opera come sportello informativo all’interno della rete per rispondere a specifici quesiti riguardanti l’applicazione del regolamento Reach, l’azienda è stata aiutata a risolvere i dubbi per continuare a vendere i suoi prodotti sul mercato Ue in tutta sicurezza. “Een della Confindustria Piemonte ci ha fornito un servizio di assistenza per rispondere a specifici quesiti riguardanti l’applicazione del regolamento - raccontano i responsabili della realtà aziendale coinvolta - In particolare abbiamo ricevuto utili indicazioni per la corretta definizione del ruolo aziendale nell’ambito di catene di fornitura complesse e per risolvere perplessità relative alle disposizioni regolamentari in materia di schede di dati di sicurezza”. Un sostegno fondamentale per rendere attuabile un modello di bioeconomia incentrato sull’uso efficiente delle risorse. “Un modello nel quale crediamo molto – aggiungono - perché non solo competitivo ed economicamente attuabile ma necessario per limitare le ripercussioni delle diverse attività antropiche sull’ambiente e la dipendenza da materie prime non rinnovabili”. Per altri gruppi, operanti nei settori innovativi dei biopolymers e dei biochemicals, la necessità di conformarsi agli obblighi previsti da una normativa complessa come il Reach ha generato una serie di adeguamenti dal notevole impatto, superati grazie al contributo e sostegno della rete Een di Confindustria Piemonte. Un altro esempio arriva da Tgm, azienda specializzata nel settore automotive come produttore di cablaggi elettrici, che si è rivolta allo sportello informativo territoriale dell’Enterprise Europe Network della Confindustria Piemonte. “Ci è stato dato un grande aiuto a livello di informazioni per far chiarezza nella giungla di questo sistema - precisa l’azienda - Purtroppo la complessità dell’argomento è tale per cui gli enti dovrebbero fare veri e propri corsi di formazione alle aziende”. La Rete continuerà a fornire il suo contributo per far chiarezza sulla grande complessità del regolamento e sulle sostanze che dovranno essere presentate all’Agenzia europea Echa (European chemicals agency) che aiuta le aziende a rispettare la legislazione Ue sulle sostanze chimiche e sull’obbligo, in mancanza di dati disponibili, di eseguire test sperimentali per caratterizzare le proprietà fisico-chimiche, tossicologiche e ambientali.