La solitudine natalizia che colpisce anche chi non è solo. Perché ci succede e come reagire
L’idea si aggrava per via dei regali d’ordinanza, da fare o da ricevere. Lo psicologo Enrico Maria Secci spiega i motivi dell'angoscia e come superarla
Durante le festività di fine anno, tra alberi di Natale e vetrine addobbate, per molte persone si materializza più denso e angosciante che mai il fantasma della solitudine. La tradizione delle cene familiari e dello scambio dei regali fa riflettere inevitabilmente sulla qualità delle proprie relazioni. Quando il bilancio è negativo procura un’inquietudine vaga ma persistente e una sconfortante sensazione di isolamento.
La solitudine natalizia
Prima che un fatto obiettivo dato dalla concreta mancanza d’interazioni gratificanti, la solitudine è una condizione psicologica. Ci sentiamo dolorosamente soli quando le relazioni con gli altri ci sembrano o sono superficiali, incostanti o asimmetriche, e sentiamo fortemente bisogno di isolarci.
A Natale la solitudine è l’idea di non essere amabili, di non essere amati. L’idea si aggrava per via dei regali d’ordinanza, da fare o da ricevere. Cosa comprare? Quanto spendere? Come evitare brutte figure?
Nel profondo, la solitudine natalizia è amplificata dall’angoscia di non essere adeguati o importanti per nessuno. E soprattutto di non conoscere qualcuno con cui condividere vero affetto, tenerezza e fiducia.
Nel loro complesso questi fattori determinano una percezione di “mancanza di senso” che mina l’autostima e può portare ad un progressivo ritiro sociale destinato a rendere improbabili nuovi incontri.
Perciò la solitudine natalizia è paragonabile a una gabbia che si chiude sul cuore, annienta la luce e soffoca la speranza di condividere le proprie emozioni e arricchirle con e grazie all’altro.
Uscire dal senso dell’obbligo
Proprio a dicembre, chi si sente solo è più torchiato dal consumismo persecutorio del Black-friday e del Cyber-monday. Gli spot ricordano ossessivamente il tema dello shopping natalizio. Una possibilità per sopravvivere al pressing del mercifico relazionale è spezzare il senso dell’obbligo.
Chiamarsi fuori dalle ritualità dicembrine significa niente regali, niente addobbi, niente affanni tra centri commerciali e pacchetti. E niente stress da cenoni.
Il tempo e le energie risparmiate sono valori importanti. Valori da investire sul proprio benessere con responsabilità. L’importante è accettare ed elaborare i sentimenti di solitudine, di frustrazione o fallimento anziché, com’é di moda, nasconderli sotto alberi addobbati o dissimularli in tristi pacchetti di rito.