“Fai domani ciò che dovevi fare ieri”: è la sindrome del procrastinatore. Come evitare la trappola dell'ansia

Si riferisce all'atto di sostituire attività prioritarie e importanti con attività piacevoli o compiti meno rilevanti o urgenti. Perché lo facciamo e come smettere di farlo

Fai domani ciò che dovevi fare ieri è la sindrome del procrastinatore Come evitare la trappola dellansia

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La sveglia del mattino è come uno starter della giornata che si ha davanti. Si inizia a pensare agli impegni lavorativi, all'organizzazione di casa, alle attività sportive, alle commissioni fino a che la stanchezza ha il sopravvento e si decide di rimandare la maggior parte degli impegni previsti. Rimandare dà l'illusoria sensazione di aver risolto il problema. La sindrome del procrastinatore è un problema molto diffuso.

Rimanda che ti passa

La procrastinazione si riferisce all'atto di sostituire attività prioritarie e importanti con attività piacevoli o compiti meno rilevanti o urgenti. Procrastinare è facile e consente per un po' di sentirsi a proprio agio in una dimensione sospesa, dove non ci sono impegni e richieste. Rallentare i ritmi è un comportamento allettante perché dona una piacevole sensazione di benessere, solleva temporaneamente dallo stress, evita di avere a che fare con persone sgradevoli o cattive notizie. In questo procrastinare qualcuno riesce a rimanere piuttosto sereno, ma la maggior parte di coloro che usa spesso la procrastinazione come strategia non riesce in realtà a rilassarsi e oziare in tranquillità.

Il tarlo nella mente

Il cervello continua a ricordare che c'è qualcosa da fare. È una sensazione sgradevole, che impedisce di godere di quella serenità che il fatto stesso di rimandare qualcosa di spiacevole dovrebbe procurare. Difatti, l'obiettivo del procrastinare dovrebbe essere quello di sollevare, almeno temporaneamente, dalla preoccupazione derivante da una determinata incombenza. In realtà molti tra quelli che hanno la tendenza a procrastinare, per quanto riescano a rimandare certi impegni, non riescono a smettere di pensarci.

Cause della sindrome del procrastinatore

I motivi alla base della procrastinazione possono essere molteplici, tra questi vi sono: il perfezionismo, disturbi dell'attenzione ed una stimolazione eccessiva nella società attuale. Il perfezionismo fa perdere tempo per controllare di aver fatto bene, di migliorare ogni dettaglio al punto di arrivare in ritardo per le scadenze. Il perfezionismo porta anche a non sopportare di non poter fare tutto al meglio, quindi a volte si sceglie di non fare niente per non sbagliare. Riguardo ai disturbi dell'attenzione, quando è necessario attivarsi per le scadenze lavorative, la mente può vagare e concentrarsi su altro come notifiche al cellulare, video, notizie, social, ecc., procrastinando il lavoro che era in programma. Un'altra motivazione può dipendere dall'attuale società che stimola in continuazione e quando ci si sente sovrastimolati, procrastinare diventa una forma di evitamento che dà sollievo.

La soluzione del problema

Quali sono le condizioni per smettere di procrastinare?

  •  avere davvero voglia di farlo, ci vuole determinazione;
  •  verificare, attraverso uno psicoterapeuta, che il continuo rimandare non sia sintomo di un disturbo, come la depressione;
  •  fare un inventario delle scadenze da rispettare. Inoltre, è importante capire se c'è una situazione in particolare che si sta rimandando, chiedendosi:
  •  quale compito sto procrastinando?
  •  Perché ho un problema con questo compito in particolare?
  •  Come mi sento quando rimando?

Dare una risposta chiara a queste domande aiuta a focalizzarsi sul problema in modo razionale così da poterlo affrontare e superare con più facilità (Santini, 26 aprile 2022). In sostanza è necessario destrutturare il modo in cui vediamo le cose da fare suddividendole in piccoli passi. Bisogna cambiare il punto di vista e smettere di vederle come obiettivi da raggiungere perché, non appena pensiamo in termini di risultati, si creano sensazioni che vogliamo evitare e che portano alla procrastinazione. Al posto di pensare “devo, mi tocca fare” si dovrebbe dire “decido, scelgo di fare”. Questa suddivisione in piccoli passi si può mettere in pratica partendo dai compiti più rapidi che richiedono 10-15 minuti e, dopo 25 minuti, fare una pausa di 5 minuti. Poi si ricomincia con un'attività più lunga di 25 minuti; dopo tre o quattro attività compiute, ci si concede una pausa più lunga. In questo modo a fine giornata si saranno portati a termine tutti gli impegni prestabiliti.
È una modalità semplice di suddivisione dei compiti che si può mettere in pratica da subito. Perché aspettare?

24/05/2024
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