La vita di coppia e la sessualità dopo un tumore al seno, all'utero e alle ovaie
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Le donne, le coppie, consultano per capire come vivere il corpo, la relazione di coppia e la sessualità dopo un intervento chirurgico e dopo le cure necessarie per ostacolare il progredire della malattia.
Giovanna ha subito un intervento al seno sinistro e dopo questa difficile esperienza, si è chiusa in sé stessa. Ha subito la perdita dei capelli durante la chemioterapia e si è sentita fragile e arrabbiata. Ha 40 anni e per fortuna ha già avuto due figli che oggi hanno 6 e 8 anni e questo l’ha messa al riparo da altre difficoltà, aveva infatti sempre provato il desiderio di avere una famiglia. Giovanna e Fabio si sono trovati improvvisamente di fronte al problema ed hanno deciso di agire velocemente e di iniziare subito il contrasto alla malattia, Fabio l’ha accompagnata con affetto e presenza. Nell’intervento non ha subito l’asportazione del seno e si poteva immaginare che questo le avrebbe permesso di sentirsi di nuovo a suo agio nel rapporto con il corpo, di tornare a vivere la sua femminilità. Questo non è accaduto, sono ormai passati 13 mesi e ancora Giovanna si nasconde se entra in doccia o se va al mare. Sembra che abbia una necessità di coprire il corpo, quella parte del suo corpo da cui sente di essere stata tradita.
La coppia arriva in consultazione perché si stanno creando conflitti e la mancanza di desiderio e la vergogna che lei mostra, stanno creando difficoltà sia sessuali che relazionali. Nel colloquio Fabio introduce inizialmente il conflitto di coppia, le tensioni che vivono per l’assenza di Giovanna anche in altre aree della relazione non solo nel sesso. Giovanna ha mantenuto un cattivo tono dell’umore, è ostile anche nella gestione dei figli, sembra che abbia ricevuto un torto e non si placa di fronte al buon esito e la non eccessiva intrusione dell’intervento.
Iniziamo con le sedute individuali, pensando che Giovanna ha bisogno di un accompagnamento emotivo e deve ricostruire la sua dimensione corporea e femminile. Il disegno del corpo che viene usato nella clinica sessuologica permette di far disegnare a Giovanna le parti del suo corpo chiedendo poi, nell’intervista strutturata, cosa sente di avere perso con l’intervento. Giovanna è l’unica tra le sue amiche che ha dovuto confrontarsi con la malattia, sente come aveva raccontato il suo partner Fabio, che non è giusto che sia accaduto a Lei. Parliamo del rapporto con il corpo e su come lei può vivere una cicatrice che non si mostra in modo pesante. Emerge che teme di farsi toccare il seno nel petting e nelle espressioni affettive non solo perché sente il suo seno estraneo, ma perché ha paura di sentire male. Fabio ha mostrato una grande disponibilità che Giovanna non riesce ad apprezzare perché si sente debole e questo la rende irritabile. Parliamo di vagina, del suo organo sessuale, per capire come si relaziona con questo organo interno. Risponde che ha subito un danno in ogni zona del corpo perché si è sentita abbandonata dalla bellezza e dalla salute nello stesso tempo. Chiediamo a Giovanna di porsi in silenzio e da sola, davanti ad uno specchio, di osservare con amicizia il suo corpo, di guardare con affetto il suo seno recuperato, di lavarsi con dolcezza, insaponando il seno, di spogliarsi in camera senza nascondersi. Sono prescrizioni progressive che Giovanna svolge guadagnando un senso nuovo di fiducia e di benessere.
Dopo 4 sedute, si incontra la coppia e si inizia a proporre un collage, scegliere insieme immagini che riguardino il loro futuro, cosa vogliono costruire insieme e quali obiettivi vogliono raggiungere. La storia di Giovanna ci racconta come un intervento in un organo simbolico come il seno, possa andare a colpire molti elementi sensibili. Dobbiamo ricordare che i caratteri sessuali secondari e primari raccontano l’identità femminile biologica, ma anche psicologica. Il tumore fa sempre temere per la propria vita e mette in uno stato di ansia rispetto al corpo in particolare se viene scoperto senza preavviso, anche se sono state svolte le visite preventive.
Spesso l’aggressione della malattia in zone del corpo ad alto significato simbolico, produce effetti negativi sulla persona nel suo complesso. A volte il tumore può aggredire quando ancora non si è espresso il proprio processo riproduttivo o non si ha accanto un partner. Ma può accadere, come nel caso di Giovanna, che la presenza del partner non risolve la parte psicologica personale.
Il corpo che porta cicatrici ha sempre bisogno di essere di nuovo indossato. Senza negare i danni è necessario cercare di nuovo il proprio gusto estetico, la propria capacità seduttiva e la ricerca di un desiderio relazionale e sessuale che permetta di riprendersi la voglia di vivere. Piccoli esercizi, ricerca di sé, colloqui, possono permettere di recuperare le parti di noi che sentiamo mancanti.
Avercela fatta, essere uscite dal danno, lascia come scia la memoria del rischio che è richiamata durante i controlli che si devono fare. Gli esiti si mostrano in due modi opposti, il permanere di uno stato depressivo e in alcuni casi di rabbia. Il disagio cresce quando sono attaccati gli organi riproduttivi e si verifica una menopausa chirurgica. La dimensione femminile è sempre una composizione complessa tra corpo e psiche e ogni cambiamento richiede una capacità di riscrivere il corpo, la sessualità, le relazioni.