“Scusa, berresti latte di cane?”

Un esperimento sociale di Essere Animali a Bologna: offrire finto latte di cane per denunciare violenze e maltrattamenti negli allevamenti bovini intensivi

di Stefania Elena Carnemolla

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“Beve il latte, signora?”. “Io sì, ma quello non lo assaggio”. “Come mai, signora, non assaggia il latte di cane?”. “No, no, no, mi fa schifo”. “Ma quello di mucca, signora, lo beve?”. “Certo, certo”. “E quello di cane è ancora più buono, signora”. “No, no”.

Bologna, pieno centro, una telecamera nascosta, un banchetto con bicchieri e bottiglie di latte, un cartellone della Appenzeller Hundemilk, fantomatica azienda pronta a importare per la prima volta in Italia latte di cane. In realtà un esperimento sociale pensato da Essere Animali, associazione bolognese che realizza indagini per denunciare le condizioni degli animali negli allevamenti intensivi e nei macelli. Alcuni attivisti si sono finti venditori della Appenzeller Hundemilk, tentando di far assaggiare ai passanti latte di cane, in realtà latte di riso.

 

Il cane è sempre il cane  

Come prevedibile l’esperimento ha confermato il diverso ruolo attribuito agli animali: “Sicuramente” commenta Essere Animali “proviamo una maggiore empatia per i nostri amici a quattro zampe e siamo portati ad essere indifferenti quando alcuni maltrattamenti sono compiuti su animali che siamo soliti considerare destinati alla produzione di cibo. Ma la differenza è anche nelle informazioni fornite ai consumatori. I nostri attivisti hanno spiegato chiaramente come viene prodotto il latte, mentre le pubblicità che vediamo in televisione, oltre a non fornire queste informazioni, mostrano mucche che pascolano nei prati verdi. Una realtà edulcorata che non esiste”.

Sentendo latte di cane nessuno, dopo un iniziale stupore, ha, infatti, accettato di berlo, condannando la sua produzione nel sentire i venditori parlare di “cani allevati in modo intensivo senza la possibilità di stare all’aperto” con “le femmine inseminate artificialmente e separate dai propri figli appena nati” per poter destinare il latte al consumo umano: “Nessuno ha assaggiato il latte di cane, anzi alcune persone volevano chiamare la polizia e altri ci hanno messo in guardia dal rischio che l’azienda, che in realtà non esiste, potesse subire attentati. Ma il ciclo di allevamento raccontato dai nostri attivisti che si sono finti venditori è esattamente quello utilizzato già ora sulle mucche per la produzione del latte che troviamo al supermercato” svela Essere Animali.

Violenze su mucche e vitelli

Macchine da latte è, infatti, l’inchiesta realizzata da Essere Animali su maltrattamenti e violenze su mucche e vitelli negli allevamenti intensivi italiani. Per poterli documentare due attivisti, Paolo e Alberto, sono riusciti ad infiltrarsi, facendosi “assumere” come lavoratori, in alcune aziende del Nord Italia, filmando con telecamere nascoste condizioni di allevamento e iperproduzione del latte. “Il problema” osserva Essere Animali “è solo in parte costituito dai maltrattamenti in violazione alla legge. Infatti, anche quando questa viene rispettata, la produzione industriale di latte comporta comunque sofferenza e morte per mucche e vitelli”.

L’inchiesta ha documentato animali feriti, sporchi e stremati, che scivolavano sul pavimento bagnato, picchiati con calci e tubi di ferro, mucche agonizzanti a terra sollevate, in violazione di ogni regolamento sul benessere animali. E ancora, vitelli separati subito dopo la nascita dalle loro madri, che muggivano disperate, e scaraventati, legati per una zampa, con una pala meccanica, in piccoli box: “Di tutte le violenze a cui ho assistito” dice Paolo “ciò che più mi ha segnato sono stati gli scambi di sguardi, spesso con gli stessi vitelli che giorno dopo giorno tornavano a salutarmi, sguardi che solo io so di aver vissuto e che mai rivedrò. Cuccioli che, contenti di avere della paglia asciutta, festeggiavano saltellando; felici con poco e per poco, poiché a condividere quella gioia era presente nessuno se non loro, nella solitudine del piccolo box. Li osservavo mentre cercavano di giocare con gli altri vitellini, ma a separarli c’erano le sbarre della gabbia. In quei luoghi non si può essere amati. Lì, lontano e invisibile ai nostri occhi, non c’è possibilità di amare”. 

“Alle mucche” gli fa eco Alberto “viene fatto di tutto: le bastonano per farle muovere, le fecondano tramite un braccio nel retto, gli strappano il vitello appena nato e tutte queste brutture le ho viste fare con una violenza che è diventata prassi, che le fa apparire come se fossero lecite”.

Latte rubato

I vitellini vengono separati dalle loro madri perché il latte serve per il consumo umano e dalla cui vendita “gli allevatori traggono più del 95% dei loro profitti”. Vengono, quindi, sottoposti a carne viva alla bruciatura delle corna quando l’operazione, decornazione, dovrebbe essere “eseguita con anestesia dal veterinario e non da un operatore improvvisato” e destinati a diventare mucche da latte se femmine e ad essere macellati dopo 6 mesi se maschi per ricavarne carne bianca, molto richiesta, “ottenuta alimentando gli animali con un’alimentazione povera di ferro. 

Al macello, denuncia l’inchiesta, finiscono dopo 4 o 5 anni di sfruttamento anche le mucche da latte che potrebbero, invece, vivere fino a 20 anni: “Negli allevamenti intensivi” spiega Essere Animali “sono costrette a partorire un vitello ogni anno, poiché come tutti i mammiferi producono latte solo dopo il parto. Spesso anche i calori sono indotti con sostanze chimiche, perché sarebbe economicamente sconveniente mantenere mucche improduttive. Per la maggior parte della loro vita sono quindi gravide, ma al tempo stesso vengono munte con mungitrici meccaniche due volte al giorno per 300 giorni l’anno. Inoltre si tratta di razze selezionate geneticamente per la produzione di latte. Oggi una mucca frisona ne produce in media 28 litri al giorno, contro i 17 del 1985. Con questi ritmi è aumentata la produzione, ma anche i problemi al benessere degli animali”.

A prestare la propria voce e il proprio volto al video dell’inchiesta l’attore Tullio Solenghi, da tempo impegnato nella difesa dei diritti degli animali.

 

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17/04/2019
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