"L’Italia vieti le sculacciate ai bambini": l'appello del pediatra. Documentati i danni che fanno sui piccoli

Il pediatra Italo Farnetani lancia un appello affinché in Italia sia vietato l’uso della sculacciata ai bambini. Se educhi con la violenza, avrai un bambino violento

di Redazione

Si chiamano “punizioni corporali” ma la parola “sculacciata” fa subito pensare a qualcosa di meno grave: in fondo le abbiamo prese tutti da piccoli e quando i bambini fanno perdere la pazienza, può scappare. E invece no, secondo il pediatra Italo Farnetani, professore ordinario dell’Università Ludes-United Campus of Malta, non solo i colpi sul sedere ai bambini sono dannosi ma andrebbero vietati. Il pediatra solleva il tema prendendo spunto dalla presa di posizione dei pediatri del Royal College of Pediatrics and Child Health (Rcpch), dove in un report vengono esposte tutte le “ragioni sanitarie, educative e legali” a supporto di una modifica legislativa finalizzata a rimuovere il concetto di “punizione ragionevole” e a “proibire ogni punizione fisica verso i bambini in Inghilterra e Irlanda del Nord“.

La punizione ragionevole

E infatti, osservano i medici britannici, se la Scozia e il Galles sono nel gruppo degli “oltre 60 Paesi del mondo che hanno adottato misure per garantire ai bambini la stessa protezione dalle aggressioni che hanno gli adulti“, in Inghilterra e Irlanda del Nord ancora: “Un genitore può avvalersi della difesa della ‘punizione ragionevole’ per giustificare la punizione fisica di un bambino in certe circostanze“, ad esempio nel caso di uno schiaffo o uno scapaccione. La proposta dei pediatri è di cambiare le normative in Inghilterra e Irlanda del Nord per garantire “assoluta chiarezza” sul fatto che “non ci sono casi in cui è accettabile o legale schiaffeggiare un bambino“.

Meglio vietare sculacciate e affini

E Farnetani si dice “perfettamente d’accordo con i colleghi inglesi“, spiega all’Adnkronos Salute. Le sculacciate andrebbero vietate “non solo per un motivo di scelta pedagogica, ma ancora prima per evitare proprio una violenza nei confronti dei bambini, per evitare l’autoritarismo da parte degli adulti di riferimento (genitori, insegnanti)“.

Meglio i “no” delle botte

Quindi, “qualunque tipo di punizione corporale nei confronti di un bambino o di un adolescente è una forma di violenza, di sopraffazione e di autoritarismo e non ha nessuna giustificazione dal punto di vista psicopedagogico“, evidenzia il professore. “Fa solo cadere l’autostima del bambino e sicuramente non ottiene effetti educativi. Non li deve adottare nessuno, tantomeno i genitori. Perché se lo fanno sono genitori violenti, non autorevoli. I genitori autorevoli mettono i limiti ai figli: sono i famosi ‘no che aiutano a crescere‘”, osserva il pediatra.

I giusti limiti senza violenza

“I limiti sono fondamentali per l’educazione del bambino e i genitori li devono mettere e li devono far rispettare dai figli, ma devono farlo spiegando loro le motivazioni, attuare un dialogo e convincerli delle ragioni per cui hanno imposto delle regole. Il genitore autorevole non ha bisogno della violenza delle percosse per educare il figlio, dunque, ma del dialogo continuo con loro. Non va dimenticato che da violenza nasce violenza. E anche una sculacciata lancia un messaggio in questo senso". In pratica comunica ai bambini che per ottenere il rispetto delle regole si può usare la forza. E, conclude Farnetani, "anziché ottenere risultati, questi genitori avranno l'effetto opposto di allevare figli violenti".

I danni di schiaffi e sculacciate

Nel rapporto dei pediatri britannici, si approfondiscono gli impatti negativi sulla salute delle punizioni fisiche durante l’infanzia, spiegando che questi effetti sono “ben documentati“. Stando al documento, i bambini che subiscono punizioni fisiche hanno “quasi tre volte (2,6 volte) più probabilità di sviluppare una salute mentale peggiore e hanno più del doppio (2,3 volte) delle probabilità di sperimentare gravi aggressioni fisiche e abusi. La punizione fisica aumenta anche la probabilità di problemi comportamentali durante l’infanzia, rapporti più scadenti con i genitori e la famiglia e casi di aggressività più avanti nella vita“.