Rimozione dei tatuaggi, come funziona: i laser specifici e quali sono i colori che danno più problemi

Le tecniche dermatologiche e i laser di ultima generazione danno la possibilità di rimuovere del tutto i tatuaggi che non vogliamo più sulla nostra pelle: i rischi

di Anna Simone

Nel momento in cui si decide di farsi un tatuaggio si pensa che resterà per tutta la vita, eppure "mai dire mai". Sono sempre più coloro che dopo un po' di tempo desiderano eliminare uno o più tatoo dalla propria pelle, magari perché troppo colorati e grandi o perchè sono cambiati i gusti o ancora per esigenze professionali, visto che in alcuni ambienti di lavoro i tatuaggi visibili possono essere malvisti o addirittura vietati. La buona notizia è che esistono trattamenti più o meno lunghi per cancellarli, senza che rimangano cicatrici. Con l’aumento della popolarità del tatuaggio sono aumentati anche i casi di “pentimento”. I pentiti in Europa vanno dal 5-20%, - stando a dati di EpiCentro dell'Istituto Superiore di Sanità -, negli Stati Uniti i valori sono intorno al 14-17%, in Canada sono stimati al 17%, mentre in Italia il 17,2% dei tatuati ha pensato di rimuoverli e il 4,3% li ha effettivamente rimossi. I motivi? Perdita di significato (51,3%), non piace più (39,3%), colore sbiadito (15,9%), incompatibilità con il lavoro (11,4%), motivi di salute (11,4%).

I primi step per rimuovere i tatoo

Il primo passo è una visita dermatologica sia per valutare l’area da trattare sia per raccogliere informazioni rilevanti ai fini del trattamento di rimozione. Il medico infatti terrà conto del tipo di tatuaggio da eliminare, delle condizioni cutanee del paziente, di eventuali tumori pregressi, così come delle terapie farmacologiche che si stanno seguendo, di stati di gravidanza o allattamento. Una volta avuto il quadro generale verrà consigliato il metodo migliore per la rimozione e di solito si propone il trattamento con il laser. A ricorrere a questa soluzione ci sono anche molti vip pentiti di essersi tatuati, come Elisabetta Canalis, Angelina Jolie, Melissa Satta, Megan Fox e Belén Rodriguez. Nel caso di Angelina Jolie il primo tatuaggio, rimosso agli inizi degli anni 2000 con il laser, era il disegno di un dragone con sopra la scritta Billy Bob, ovvero il nome del suo secondo marito. Invece, Elisabetta Canalis prima della rimozione definitiva, ha avuto tatuato sul suo braccio destro, ai tempi in cui era velina di Striscia la Notizia, il nome del rapper Eminem, salvo poi pentirsi e coprirlo con una corona di rose per poi infine rimuovere il tutto definitivamente con il laser nel 2019.

Laser vs trattamento chirurgico 

Se a seguito della valutazione dermatologica non ci sono controindicazioni per il trattamento laser si procede scegliendo il tipo di laser e il ciclo necessario per la rimozione del tatuaggio. Si ricorre a laser diversi a seconda dei colori, delle dimensioni e della posizione del tatuaggio, di conseguenza varia anche il numero di sedute e l’intervallo di tempo tra una seduta e l’altra perché bisogna dare alla pelle il tempo di rigenerarsi. Tutti i laser sfruttano l'energia luminosa con lunghezze d’onda variabili: il colore viene frammentato e quindi eliminato dal sistema immunitario. Di solito, servono almeno cinque sedute di trattamento, con alcune variazioni a seconda del colore e della posizione del tatuaggio: se nero o di tonalità scure è più facile da rimuovere rispetto a quelli chiari o policromatici con colori come il verde, l’azzurro, il giallo e il bianco. Inoltre, i tatuaggi sulla schiena sono più semplici da trattare rispetto a quelli localizzati in altre parti del corpo.
Altra opzione di rimozione è quella chirurgia, che si declina in: criochirurgia, che agisce attraverso la necrosi dei tessuti interessati dal tatuaggio tramite applicazione di azoto liquido, ma attualmente è poco praticata perché, oltre ad una guarigione molto lenta, procura una distruzione non selettiva dei tessuti e spesso con esiti cicatriziali indesiderati; l'asportazione chirurgica, è impiegata per rimuovere tatuaggi di piccole dimensioni, presenti in aree del corpo facili da trattare e non lascia nessun residuo di pigmento nella pelle.

Laser

Ci sono laser e laser per rimuovere i tatuaggi. Quelli a cui si ricorre più di frequente - si legge sul portale Epicentro dell'Istituo Superiore di Sanità - sono le versioni Q-switch del laser ruby (λ=694 nm; efficace contro il nero, blu e verde), il laser Nd: YAG (λ=1064 nm e 532 nm; efficace contro il nero e il buio blu o rosso arancione e alcuni gialli) e il laser alessandrite (λ=755 nm; efficace contro il nero, il blu e il verde). Se in genere occorrono da quattro a dieci sedute per eliminare un tatuaggio, c'è da tener presente che in alcuni casi la rimozione completa non viene mai raggiunta. In particolare per i tatuaggi multicolori, a causa da pigmenti inorganici come ferro, zinco e ossidi di titanio, oppure può capitare che per eliminare completamente un tatuaggio multicolore può occorrere più di un sistema laser.

Reazioni della pelle

A seguito delle sedute laser, possono comparire delle piccole crosticine su cui vanno applicate delle pomate antibiotiche. In alcuni casi invece può presentarsi solo un rossore che va solo lenito con creme ad hoc e anche con ghiaccio o impacchi freddi, che servono anche e ridurre il gonfiore e l’eritema post-trattamento. Visto che la pelle è sottoposta a stress non bisogna aggiungerne altro, quindi no all'esposizione solare. Se proprio si deve rimuovere un tatuaggio in estate va applicata un'alta protezione e una garza coperta da un cerotto.

Rischi e complicanze

Attenzione a non entrare nell'ottica dell'idea "faccio un tatuaggio perché ne ho voglia, tanto poi lo posso rimuovere con il laser". Si tratta sì di un'operazione possibile, ma non priva di rischi. Tra questi ultimi spiccano i disordini della pigmentazione, come l’ipopigmentazione che rappresenta la complicazione più frequente, a cui segue l’iperpigmentazione. Altro possibile effetto collaterale è il viraggio permanente del tatuaggio, in un colore solitamente più scuro. "La rimozione del tatuaggio può dare luogo a reazioni di ipersensibilità. Non è solo il pigmento che può innescare una reazione ma anche i suoi prodotti di degradazione. Le reazioni allergiche locali, a seguito di rimozione con il laser, sono state osservate prevalentemente con il pigmento rosso (presenza di mercurio), verde (presenza di cromo) e blu (presenza di cobalto)", si legge sul portale Epicentro.