"Mi nascondevo perché mi sentivo una lebbrosa": Carlotta Savorelli, la psoriasi e l'unica cura che ha funzionato
Gli anni bui, gli effetti collaterali delle terapie e la rinascita: Carlotta ha 40 anni, è una vocalist e sa quanto sia importante parlare di una patologia che ha un forte impatto psicologico
“Un giorno vuoi diventare trasparente, il giorno dopo ti senti forte come un drago. Un giorno sei liscia, il giorno dopo sei ruvida. La psoriasi mi insegna la fiducia nei giorni migliori, mi ricorda che tutto scorre, mi spinge a volermi bene e ad amarmi così come sono. Da quando ho capito che ho un valore grazie e nonostante la mia pelle maculata, ho smesso di nascondermi. La psoriasi mi ha spiegato il valore dell’empatia, l’importanza di non sottolineare l’unconventional e di distinguersi per unicità pompando a mille le nostre doti”.
Una malattia infiammatoria cronica della pelle
E’ forte e chiaro il messaggio di Carlotta Savorelli, 40 anni, vocalist, influencer e intrattenitrice (è stata uno dei volti del programma Uomini e Donne), che ci tiene a sottolineare, anche sui social, dove è molto seguita (oltre 170mila follower su instagram e più di 260mila su facebook), quanto sia importante parlarne, informare e sensibilizzare l’opinione pubblica, dare coraggio a chi ne soffre. La psoriasi è una malattia infiammatoria cronica della pelle, non contagiosa e caratterizzata da un decorso cronico-recidivante, che alterna fasi acute a periodi di remissione. In Italia, si stima che ne siano affette circa 3 milioni di persone. La malattia può insorgere a qualsiasi età, ma nel 75 per cento dei casi compare prima dei 40 anni. Le lesioni, spesso associate a prurito, possono avere un impatto significativo sulla qualità della vita dei pazienti, influenzando non solo la salute fisica ma anche il benessere psicologico e le relazioni sociali.
La vergogna durante l'adolescenza
Carlotta lo sa bene, sin da quando era ragazzina: “I 12 anni del 1996 sono diversi da quelli del 2024 - ci racconta-. Sono venuta su, quando frequentavo le medie, con la difficoltà di affrontare lo spogliatoio della palestra, mentendo e dicendo che ero caduta in motorino, perché non avevo il coraggio né di spiegare, né di affrontare le domande. Non conoscevo bene la malattia, non ero formata io come persona, tanto da poter sostenere un peso così forte. Ho provato molta vergogna, e ho sentito, più avanti, la difficoltà nell’incontro con il sesso maschile, perché c’era sempre la paura di sentirsi rifiutati nel momento in cui ci si spogliava. Una curiosità: sin dalle mie prime relazioni sono stata tradita, e per lungo tempo ho dato la colpa alla psoriasi, anche se poi, crescendo, ho capito che il punto focale non era quello. Ma questo particolare fa ben capire quanto la patologia abbia inciso su di me, facendomi pensare che venivo tradita poiché “difettosa”.
La svolta
A un certo punto per Carlotta c’è stata una svolta, che ha portato a dei cambiamenti, in primis il volersi mettere in gioco sui social: “All’inizio è stato un atto di grande egoismo. Ero stanca di avere l’effetto sorpresa quando incontravo le persone, stanca delle solite domande. Oggi tutti chiedono il contatto digitale, e questo mezzo ha decisamente cambiato l’approccio: se a 12 anni mi vergognavo, a 30, quando ho iniziato il processo di sensibilizzazione sui social, mi sono detta “va bene, ve lo dico prima”. Da quel momento in poi chi mi segue sa già che soffro di psoriasi. C’è voluto un po’ di coraggio, perché lavoro nel mondo dello spettacolo, dove la bellezza, l’eterna giovinezza sono punti focali; temevo di giocarmi delle opportunità, ma sono andata avanti come un ariete, e vedo che questa scelta, fatta 10 anni fa, è quella giusta. Fa tanto bene a me, visto che, in questo modo, sono riuscita e riesco ad arrivare anche a 3, 4 milioni di persone, e fa tanto bene anche agli altri, perché molti hanno avuto un grande beneficio da quel che ho deciso di fare, ossia il parlare sia della malattia, delle sue complicazioni, sia dei vari escamotage quotidiani utilizzati per riuscire a gestirla al meglio. E questa è una grande vittoria”.
Mi nascondevo per non essere vista come la lebbrosa di turno
Un diverso approccio, un modo di porsi di fronte agli altri e alla malattia che hanno profondamente inciso sulla sua vita, anche dal punto di vista emotivo e psicologico: “Avevo paura del giudizio degli altri, mi vergognavo, mi nascondevo per non essere vista come la lebbrosa di turno. Ma oggi posso dire di aver imparato tanto dalla malattia: mi sento estremamente empatica e sensibile nell’abbracciare ciò che “non è esattamente come noi”, ad accettarmi nonostante una pelle maculata e dei periodi di sofferenza, che non è solo estetica. La malattia mi ha insegnato a conoscermi, ad accettarmi, a portare fuori tutto il dolore vissuto da giovanissima e a trasformarlo in qualcosa che fa bene al prossimo e a me stessa”.
Le cure mi avevano fatto ingrassare di 25 chili
Un aspetto importante è quello relativo alle cure, spesso molto impegnative; Carlotta Savorelli ne ha affrontate molte, da quelle classiche, di medicina tradizionale, a quelle inerenti al campo della medicina termale, con esiti diversi: “Prima di tutto voglio dire che io non demonizzo la medicina tradizionale, anzi, salva tantissime persone. Però è anche vero che ognuno ha la propria storia, il proprio organismo e una propria risposta rispetto a determinate terapie. Io fino al 2014 ho fatto di tutto, compresi degli esperimenti che mi hanno mandato all’ospedale. Nel 2014, a seguito di un percorso terapeutico, avevo preso 25 kg, la mia tiroide era impazzita, non avevo più manifestazioni di psoriasi, pero non mi riconoscevo nel mio corpo, non mi entrava più niente, avevo la ritenzione idrica sulle spalle, la libido sotto i piedi, ero depressa. Tant’é che lo ricordo come il periodo più buio della mia vita. Smisi quelle cure, misi sulla bilancia la malattia e questi effetti collaterali: mi resi conto che riuscivo a gestire meglio la psoriasi degli effetti indesiderati, quindi feci una scelta abbastanza coraggiosa, contro la volontà dei dermatologi che mi seguivano.
Con le cure termali sono rinata
Ovviamente quel momento ha fatto si che io poi avessi un effetto rebound pesantissimo, l’interruzione dei medicinali biotecnologici mi ha portato a un’ipercheratosi spessissima. Ho stretto i denti, sono riuscita a rimettermi in carreggiata fino al 2021, e quando ho deciso di fare il vaccino per il Covid-19, il mio organismo è andato in tilt. E lì mi sono detta: devo trovare una strada che non mi porti a avere degli effetti collaterali, ma che mi possa aiutare nella gestione pratica, anche semplicemente abbassando l’infiammazione. Sono andata alle terme di Comano, in Trentino, nel settembre-ottobre 2021, ed è stato faticosissimo, perché ero da sola in un paesino di montagna, non c’era niente… Pero sono tornata da quell’esperienza con le gambe lisce, sentivo le lenzuola accarezzarmi i polpacci, una sensazione che avevo provato con i biotecnologici, ma che non mi ero goduta perché mi sentivo male. Per me le terme di Comano sono state la risposta a quello che cercavo; io le ho scelte perché ho pensato “alla peggio non funziona”.
Lo studio sulle acque termali
E invece ha funzionato. Oggi ho uno stato infiammatorio bassissimo, c’è stata una regressione che continua di anno in anno. Quindi chissà, tra dieci anni arrivo a Comano con la pelle completamente pulita e lo faccio solo come mantenimento… E’ davvero una grande gioia, una conquista”. Per saperne di più. Le proprietà curative delle acque termali sono riconosciute fin dall’antichità, soprattutto in ambito dermatologico. Gli effetti terapeutici sono dovuti alla combinazione delle loro caratteristiche chimiche, fisiche e microbiologiche. Ciò garantisce un’azione mirata nei confronti di disturbi cutanei infiammatori cronici, tra cui psoriasi e dermatite atopica. Oltre ai trattamenti farmacologici, le cure termali possono offrire un prezioso supporto, contribuendo a migliorare il benessere generale e a ridurre i sintomi della malattia. Alle Terme di Comano, il Metodo Comano rappresenta una delle soluzioni più efficaci proprio per il trattamento della psoriasi, grazie all’impiego delle proprietà uniche dell’acqua termale e a un programma terapeutico personalizzato. Gli esperti hanno approfondito il tema della ricerca condotta in collaborazione con il Centro di Ricerca CIBIO (Dipartimento di Biologia Cellulare computazionale e integrata) dell’Università degli Studi di Trento e l’Istituto di Ricerca Termale GB Mattei. Nel corso di 10 anni di studio sono arrivati alla scoperta del microbiota Mesorhizobium comanense, presente nell’acqua termale e dalle certificate proprietà antinfiammatorie, e a puntare sul lisato Lysacom Biome, un principio attivo unico di proprietà delle Terme di Comano, estratto proprio dall’acqua termale stessa, utilizzato in un nuovo prodotto per il trattamento della pelle psoriasica ed ipercheratosica.
L'importanza dei lisati in campo dermatologico
Gli studi sull’applicazione dei lisati in campo dermatologico sono recenti, ma dimostrano, sia in vitro che in vivo, importanti ed evidenti effetti rigenerativi sulla pelle, con ripristino completo di tutti gli strati cutanei e aumento della funzione di barriera cutanea. Inoltre, la balneoterapia, ovvero i bagni termali, è una pratica consolidata e scientificamente dimostrata, nota per i suoi effetti benefici sulla pelle; l’acqua termale di Comano possiede proprietà antinfiammatorie, lenitive e idratanti, che aiutano a ridurre l’eritema, la desquamazione e il prurito, favorendo la rigenerazione cutanea. Grazie alla sua composizione e proprio in virtù del suo microbiota, agisce sulla pelle alterata dalla psoriasi, migliorandone l’idratazione e il benessere.
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