Procreazione assistita: il rischio di incrinare il rapporto di coppia
Per una coppia scegliere di avere un bambino è un passo importante, decidere di farlo attraverso un percorso di procreazione assistita lo è ancora di più.
Le coppie che decidono di iniziare un iter di questo tipo sono coppie che hanno già alle spalle un vissuto di incertezza e di “fallimento”, che arrivano a investire su questo passo come “ultima spiaggia” per realizzare il loro desiderio di avere un bambino.
Quando entrambi i partner sono forti, motivati e condividono totalmente questa scelta tutta la “trafila” appare più semplice e tollerabile, ma se uno dei due comincia ad avere dei ripensamenti o delle resistenze, immancabilmente il tragitto diventa molto più complicato e la situazione diviene un vero banco di prova per la coppia, con il rischio altissimo di incrinare il rapporto.
Si combatte tra un desiderio di maternità/paternità e il mantenimento della relazione e talvolta le posizioni sono talmente estreme che potrebbero nascondere paure o motivazioni tali da non permettere una valutazione chiara e serena.
Se le posizioni dei componenti della coppia sono così opposte, è importante per ognuno dei due chiedersi quali sono i reali motivi che spingono a premere in quella direzione.
Chi si rifiuta di affrontare questo passo potrebbe avere una resistenza rispetto al “pilotare” qualcosa che viene percepito come naturale, vivendo tutta la situazione come meccanica e forzata, rendendosi artefice di un futuro che forse ha paura di affrontare perché potrebbe non sentirsi all’altezza del ruolo genitoriale o ancora potrebbe percepire la paura di perdere i propri spazi e la propria libertà mettendo in pericolo la relazione.
Chi al contrario si ostina ad accanirsi nel concepimento potrebbe invece voler colmare qualche vuoto di altro tipo come un senso di solitudine e insicurezza o voler definire un riconoscimento sociale, o magari attribuire all’arrivo di un bambino la capacità di rendere ancora più salda la coppia.
Sarebbe opportuno per entrambi i protagonisti, più che ostinarsi a portare avanti incondizionatamente le proprie ragioni, cominciare ad avere un buon dialogo interno con sé stessi, che possa consentire loro di fare chiarezza sulle proprie motivazioni profonde, tenendo comunque presente degli elementi da non sottovalutare:
- Tempi: il desiderio di un figlio non arriva a tutti nello stesso momento e ad alcuni potrebbe anche non arrivare mai
- Scelta: il rischio è vivere l’arrivo di un figlio più che come un arricchimento per entrambi i partner come una sfida tra due posizioni contrastanti
- Relazione: non dimenticare che la scelta di mettere al mondo un bambino ha come base una relazione solida e sana e una condivisione di intenti
- Paure: sono naturali e ovvie per una “novità” di questo tipo e sono preoccupazioni che non mancherebbero anche con una gravidanza naturale.
- Senso di colpa: mai e poi mai chi “cede” rispetto all’altro dovrebbe farlo sulla base di una concessione basata sul senso di colpa, piuttosto è necessaria una decisione convinta che possa essere utile per accogliere questa nuova prospettiva con consapevolezza.
Questo bivio così complesso mette la coppia di fronte a una decisione molto importante: investire ancora solo nella relazione a due o meno oppure, se non c’è un incontro tra le due posizioni, prendere la propria strada e mantenere il proprio punto di vista.
Qualunque possa essere la scelta è bene ricordare le parole di Francisco X. Stork “Ogni volta che decidi perdi qualcosa. Qualunque cosa tu decida è sempre questione di capire cosa non sei disposto a perdere”