Pomodori nello spazio e cibo spaziale in tavola

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Ortaggi modificati per andare incontro alle esigenze di astronauti e coloni spaziali del futuro. Gli scienziati hanno dato vita ad una nuova tipologia di colture idroponiche che, non necessitando di terra, ma semplicemente di acqua e sostanze nutritive, sembrano ideali per supportare la vita in ambienti estremi come una stazione spaziale. L’obiettivo è quello di ridurre il rifornimento da Terra di risorse come il cibo, oltre ad acqua e ossigeno.
Addio quindi pillole colorate al sapore di pollo, barrette biologiche, cibi liofilizzati, arriva Micro-Tom, il primo pomodoro spaziale. Cibi freschi, è questo di cui avranno sempre più bisogno gli astronauti, tanto che la coltivazione di orti nelle stazioni orbitanti del futuro non è più un sogno, grazie anche alle colture idroponiche, che non necessitano di suolo ma semplicemente di acqua e sostanze nutritive. Colture per ambienti estremi, come una stazione spaziale, missione ridurre il rifornimento da Terra di risorse come il cibo, oltre ad acqua e ossigeno.
Di questo s’è parlato il 17 luglio scorso all’Ara Pacis di Roma nell’ambito di Agrispazio: colonizzare Luna e Marte per nutrire la Terra, workshop che ha riunito esperti del settore dell’industria e degli enti di ricerca. Di cibo made in space ha, ad esempio, parlato Giorgio Boscheri di Thales Alenia Space Italia; di acqua degli astronauti Franco Cataldo di Actinium/Aero Sekur, di esperimenti di colture nello spazio alle ricadute sulla Terra Paolo Gaudenzi dell’Università La Sapienza di Roma, di funghi nello spazio e su Marte Silvano Onofri dell’Università La Tuscia di Viterbo, di Luna e pianeti come piattaforma per le colture in vitro Letizia Zanella dell’Università Tor Vergata di Roma. Per Enea c’era Eugenio Benvenuto, responsabile del laboratorio di Biotecnologie dell’ente, che all’Ara Pacis ha parlato del progetto BIOxTREME, finanziato dall’ Agenzia Spaziale Italiana, per la coltivazione di piante dall’alto potenziale nutritivo in grado di rafforzare il sistema immunitario degli astronauti.
Piante tuttofare, le ha chiamate Benvenuto, capaci di “innescare un ciclo bio-rigerenativo di risorse vitali” – come acqua e ossigeno –, “abbattere l’anidride carbonica”, “costituire un alimento sicuro per gli astronauti, ricco di molecole ad alto valore aggiunto”. Oltre a contrastare, grazie al potere antimicrobico, la proliferazione, all’interno dei moduli spaziali, di microbi provenienti dalla Terra. Nei laboratori dell’Enea si studia, ora, il pomodoro Micro-Tom, una varietà ornamentale ma con caratteristiche tali da renderlo adatto a un orto spaziale. Un ideotipo vegetale capace di resistere a condizioni extraterrestri come assenza di peso, radiazioni cosmiche e campi elettromagnetici, questo il sogno dei ricercatori.
Per un pomodoro che va nello spazio, dall’esperienza della nutrizione degli astronauti è nata, invece, l’idea di Ready to lunch. Space food per terrestri dell’azienda ingegneristica aerospaziale Argotec, scelta dall’Agenzia Spaziale Europea come responsabile dello space food per gli astronauti europei della Stazione Spaziale Internazionale, una “sfida tecnologica” che ha portato alla creazione dello Space Food Lab per lo studio della nutrizione degli astronauti, con prodotti ora disponibili anche per i “terrestri”. Un’operazione di marketing azzeccata, considerato che c’è Argotec dietro i menu di Samantha Cristoforetti, Alexander Gerst, Luca Parmitano. I terrestri possono, infatti, scegliere fra piatto unico e snack, sbizzarrendosi fra zuppa di legumi dei presìdi Slow Food, insalata di quinoa con sgombro e verdure, crema di zucca e sedano rapa con tofu e amaranto, riso rosso Thai con pollo alla curcuma e verdure, barretta biologica con goji, cioccolato e spirulina, quindi frullato di frutta biologico.
Abbiamo parlato di:
Enea Website Twitter Facebook WebTV
Agenzia Spaziale Italiana Website Twitter Facebook Google+ YouTube
Ready to lunch. Space food per terrestri Website Twitter Facebook
Argotec Website Twitter Facebook Google+ LinkedIn