Pioggia, temporali e onde del mare: i benefici dei suoni della natura
Tempo fa Orfeu M. Buxton, un esperto di salute bio-comportamentale della Penn State, spiegò perché il rumore delle onde dell’oceano e della pioggia, il fragore di un tuono di un temporale in arrivo fossero calmanti tanto da conciliare sonno e riposo, a differenza, ad esempio, degli allarmi ospedalieri, poco più di 40 decibel, che svegliavano i pazienti, disturbandone il sonno. La risposta fu che il cervello interpreta i primi come non minacce ed i secondi come allarmanti, con il cervello che può usare i primi per bloccare rumori che potrebbe recepire come nemici. Riposare ascoltando il rumore della pioggia, anche se intensa, allontanerà pertanto suoni di disturbo, anche se meno intensi.
L’influenza del rumore della pioggia sull’uomo è un interessante oggetto di studio.
Una ricerca dell’ Università degli Studi di Milano-Bicocca, When listening to rain sounds boots arithmetic ability, pubblicata su PLOS ONE, ha, ad esempio, dimostrato che si è più abili in matematica se si ascolta non solo musica, ma anche la pioggia. Bizzarro? Affatto. Parola di un gruppo di ricerca del Dipartimento di Psicologia dell’ateneo milanese guidato dalla neuroscienziata Alice Mado Proverbio. Il team ha analizzato, rispetto al silenzio, l’influenza di diversi tipi di ascolto musicale – brano agitante, gioioso o rilassante – e dei suoni della natura, come lo scrosciare della pioggia, sulla capacità di alcuni studenti universitari nell’eseguire a mente operazioni aritmetiche, dalle più semplici alle più complesse.
Cinquanta, i partecipanti, venticinque donne e venticinque uomini, di cui venticinque introversi ed altrettanti estroversi e cui, seduti, indossando una cuffia, di fronte ad uno schermo, sono state somministrate 180 operazioni aritmetiche – divisione, moltiplicazione, sottrazione, addizione – chiedendo loro di eseguire i calcoli in condizioni di silenzio, ascoltando musica classica o suoni forti di pioggia. I risultati sono stati soprendenti: in condizioni di silenzio la percentuale di risposte corrette è stata, infatti, inferiore ed i tempi di risposta più lenti rispetto alla condizione di ascolto della musica o della pioggia.
Se gli stimoli uditivi di sottofondo non hanno avuto nessuna influenza durante la risoluzione dei calcoli più semplici, gli estroversi ne sono stati influenzati davanti a calcoli più difficili durante l’ascolto dello “scrosciare della pioggia” e di “musica agitante o gioiosa”, con un aumento della rapidità della risposta, ciò che li ha resi più veloci quasi quanto gli introversi, che, a loro volta, hanno fatto registrare, rispetto alla condizione silenziosa, tempi di risposta più rapidi quando la musica era agitata.
“Questo fenomeno” spiega la neuroscienziata Alice Mado Proverbio“ è dovuto al fatto che le oscillazioni del ritmo di fondo dell’elettroencefalogramma possono sincronizzarsi con la frequenza della stimolazione uditiva (fenomeno detto neuronal entrainment to the beat), aumentando in frequenza per stimolazioni a ritmo rapido e diminuendo per stimolazioni a ritmo lento, come la ninna nanna o altre musiche rilassanti o meditative. Tanto più è elevata la frequenza dell’elettroencefalogramma tanto più siamo svegli, reattivi e concentrati”.
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