Cibo per animali: come si leggono le etichette
Sugli alimenti confezionali per gli animali da compagnia circolano molte fake news, che ci allarmano e ci spingono spesso a somministrargli come cibo gli avanzi della tavola così da evitare un eventuale petfood dannoso o di cattiva qualità. Ma è una decisione che non avvantaggia i nostri amici a quattro zampe perché cani e gatti hanno fabbisogni ed esigenze nutrizionali differenti dagli uomini.
“La scelta di preparare diete casalinghe è legata sia alla volontà di avere un controllo diretto sulla razione sia alla convinzione che queste siano più naturali e sane. In realtà tali razioni, affinché siano scevre da rischi, devono basarsi su formule elaborate da medici veterinari nutrizionisti ed essere preparate con cura per evitare squilibri legati a carenze di vitamine e minerali oppure al mancato rispetto dei fabbisogni nutrizionali. La maggior parte degli alimenti commerciali risultano più convenienti, pratici e garantiscono un apporto equilibrato e costante nel tempo dei nutrienti”, spiega Oliviero Olivieri, professore di Nutrizione Animale all'Università degli Studi di Perugia.
La ricerca scientifica ha evidenziato la necessità di fornire agli animali da compagnia i nutrienti in quantità sufficiente e bilanciata. “Oggi vengono prodotti mangimi di qualità e in grado di soddisfare i fabbisogni degli animali: sono infatti spesso integrati con vitamine, sali minerali, aminoacidi e altri additivi che ne migliorano le caratteristiche organolettiche e nutrizionali. Inoltre, la produzione e il commercio sono regolati da rigorose norme definite dalla UE e valide per tutti i Paesi della Comunità Europea”, commenta Agostino Macrì, biologo e veterinario.
Come leggere gli ingredienti
Ma quali ingredienti contiene il cibo per animali? A spiegarlo è arrivata Cosa c’è nella ciotola, la guida realizzata dall’Unione Nazionale Consumatori, con la collaborazione di Purina.
In generale, nella maggior parte delle ricette, si trovano quattro famiglie di ingredienti combinati tra loro nelle giuste proporzioni:
1 gli ingredienti di origine animale, come manzo, agnello, salmone, tonno e così via sono fonti proteiche di alta qualità e sono indicati sulle etichette con la definizione “carne e derivati” o “pesce e sottoprodotti dei pesci”, considerando che in questo gruppo rientrano anche l’olio di pesce (ricco di acidi grassi come gli Omega 3), le uova e prodotti a base di uova, il latte e i derivati del latte;
2 gli ingredienti di origine vegetale, come verdure (ricche di fibre, minerali e vitamine), legumi (che contengono proteine di alta qualità) e cereali (costituiti principalmente da carboidrati, una fonte di energia di primaria importanza, ma anche proteine e fibre in quantità, utili per la salute dell’apparato digerente);
3 i minerali (ad esempio calcio, fosforo e magnesio) sono una classe di nutrienti indispensabili allo sviluppo e al corretto funzionamento dell’organismo, la cui quantità presente in un alimento si ricava dalla quantità di “cenerigrezze” riportata in etichetta, una specificazione obbligatoria per legge;
4 gli additivi - autorizzati e regolamentati dalla legislazione UE- possono essere di tipo nutrizionale (vitamine, aminoacidi, oligoelementi e così via), tecnologico (antiossidanti, conservanti e così via), sensoriale (coloranti, aromatizzanti e così via).
Sigle sulle etichette
Sulle confezioni del petfood compaiono numerose scritte e bollini che mettono in evidenza varie informazioni utili al consumatore.
La scritta o i loghi cruelty-free significano che non sono stati condotti test invasivi sugli animali nel processo di ideazione e produzione dell’alimento, tuttavia si tratta di un messaggio non certificato da un ente terzo ma in autodichiarazione.
La questione degli ogm, invece, è normata dai Reg. (CE) 1829/2003 e 1830/2003 che stabiliscono che tutti i mangimi in cui sono stati utilizzati gli ogm lo devono specificare in etichetta, se è stata superata la soglia dello 0,9%.
Il termine monoproteico - oggi molto in voga – non ha una regolamentazione ad hoc il che provoca un po’ di confusione. Un alimento per essere definito monoproteico deve contenere un’unica fonte proteica, animale o vegetale, e non deve aver subito nessun tipo di contaminazione da parte di altre proteine durante il ciclo di fabbricazione. Sul mercato, tuttavia, possono trovarsi anche mangimi definiti monoproteici perché contengono un’unica fonte proteica animale, ma sono presenti anche fonti proteiche di origine vegetale.
Gusto pollo, aromatizzato con pollo o a base di pollo. L’utilizzo di una determinata dicitura al posto di un’altra è regolamentato dalla legge. La nomenclatura in base alla quantità di materia prima presente nel petfood stabilisce di utilizzare:
“gusto x”, se l’ingrediente in questione (ad esempio il pollo) non è presente, ma viene utilizzato solo un aroma;
“aromatizzato con x”, se l’ingrediente in questione è stato utilizzato per meno del 4 % nel prodotto;
“con x”, se almeno il 4% dell’ingrediente x è presente nel prodotto;
“ricco in x/al x”, se almeno il 14% dell’ingrediente x è presente nel prodotto;
“a base di x”, se almeno il 26% dell’ingrediente x è presente nel prodotto.
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