Perché non sappiamo resistere ai sondaggi on line? Ce lo spiega lo psicologo
Spopolano sui social network chiedendo sommarie risposte a domande a volte frivole a volte personali e, nonostante l’accusa di carpire dati dai nostri profili per arricchire le banche dati dei maghi del marketing, in pochi resistono alla loro tentazione. Sono i sondaggi on line, quelli che quotidianamente spuntano sulle nostre bacheche condivisi da qualche amico desideroso di far sapere al mondo che nella prossima vita si reincarnerà in un pitone, che la sua città ideale è Amsterdam, che il suo colore preferito è l’indaco e che il profumo di lavanda gli dà l’estasi. La formula è più o meno sempre la stessa: dimmi cosa mangi-leggi-indossi o guidi e ti dirò chi sei.
Ma qual è il motivo per cui si fanno tanti sondaggi on line? Lo abbiamo chiesto allo psicologo e psicoterapeuta Enrico Maria Secci, autore di I narcisisti perversi e le unioni impossibili e del seguitissimo Blog Therapy.
“In proposito ho due opinioni: da una parte penso che lo scopo dei sondaggi sia quello di intrattenere le persone e fare in modo che passino più tempo possibile sui social network. Dall’altra credo che chi li fa sappia bene che si tratta di test senza validità. Anche i titoli sono abbastanza divertenti e rendono evidente l’intento di tipo ludico”.
Nessuna validità dal punto di vista psicologico quindi.
“Decisamente no, sono test artigianali mentre per fare dei questionari validi occorrono metodologie e anni di studio per testarli su campioni molto vasti. Esistono criteri rigorosi da rispettare e spesso anche i risultati dei test più seri incontrano delle critiche, figuriamoci questi che non sono più che giochi. Ma chi fa questi sondaggi sa benissimo che non c’è niente di scientifico, sa che il sondaggio non parlerà di loro”.
Chi risponde alle domande lo fa per gioco?
“Sì e anche per un altro motivo: gli utenti dei social network sono piuttosto pigri e spesso non sanno cosa mettere in bacheca. Fanno copia e incolla, usano citazioni preconfezionate e i test consentono di comunicare qualcosa agli altri senza sforzo. Richiamare contatti con amici rendendo la propria bacheca più accattivante”.
È più un bisogno di conoscersi o di esibirsi, visto che poi si pubblicano i risultati sul proprio profilo per fare sapere, ad esempio, che il proprio animale totemico è il lupo.
“I sondaggi hanno sempre avuto grande fortuna fin da quando li si trovava solo nelle riviste femminili cartacee perché soddisfano l’esigenza di conoscersi senza impegno, senza pensare troppo. Altro aspetto secondario è l’esibizione, il poter dire agli altri ‘guarda: sono così’ ma senza averci pensato su, senza correre particolari rischi”.
Quindi c’è il vantaggio di raccontare qualcosa di sé senza scoprirsi troppo.
“Questo è un po’ il paradosso dei social network: si crede di avere costruito un’identità da mettere in Rete e invece si ha un avatar che non corrisponde alla persona. In questo i quiz, per come sono strutturati, aiutano perché producono sempre un risultato molto generico, come gli oroscopi. E quasi sempre sono di carattere positivo”.
Per qualcuno questi sondaggi hanno il solo scopo di scoprire i nostri gusti per fare comparire poi sui nostri profili pubblicità mirate.
“Io credo che la maggior parte di chi fa test ne sia consapevole e che accetti questo fatto che viene percepito come innocuo o poco invasivo. Io non ci vedo aspetti manipolatori, non credo si corrano particolari rischi anche perché chi sottoscrive le condizioni di ingresso sa che i propri dati verranno usati a fini pubblicitari”.