Pedofilia: dalla cronaca agli aspetti psicologici

Secondo i criteri diagnostici il pedofilo per essere classificato tale deve avere almeno 16 anni e deve avere almeno 5 anni in più del bambino

Pedofilia dalla cronaca agli aspetti psicologici

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Un medico pediatra di 54 anni è stato arrestato dalla polizia, a Milano, per violenza sessuale su un paziente di 12 anni. L'uomo è inoltre accusato di detenzione e produzione di materiale pedopornografico e atti persecutori per aver tempestato di sms la sua vittima. L'uomo arrestato lavora in una clinica del centro di Milano che è risultata estranea ai fatti. Si sospetta che il medico abbia abusato anche di altri pazienti. Gli agenti lo hanno sottoposto a fermo dopo la denuncia dei genitori del bambino, che era stata presentata a fine marzo”.

Prendendo spunto da questa notizia pubblicata sui giornali il 26 maggio 2014, vorrei delineare il profilo del pedofilo. Il termine pedofilia sta ad indicare l'attrazione sessuale da parte di adulti nei confronti di bambini in età pubere o prepubere. In ambito psicologico e psichiatrico la pedofilia è inserita tra le parafilie, cioè disturbi nei quali il soggetto prova eccitazione sessuale attraverso oggetti inusuali o la pratica di attività sessuali insolite.

Secondo i criteri diagnostici il pedofilo per essere classificato tale deve avere almeno 16 anni e deve avere almeno 5 anni in più del bambino. Nonostante questi criteri, alcune persone con pedofilia scelgono come vittime anche adolescenti. Come nella maggior parte delle parafilie, vi è un forte sentimento soggettivo di compulsione che governa il comportamento del pedofilo.

Talvolta il pedofilo si accontenta di accarezzare i capelli del bambino, ma può anche manipolarne i genitali, incoraggiare il bambino a manipolare i suoi ed anche tentare la penetrazione. Le molestie possono ripetersi per settimane, mesi o anni, se non vengono scoperte da un adulto o se la vittima non protesta oppure non lo rivela a nessuno. In genere, le persone con pedofilia molestano bambini che conoscono, come figli dei vicini o di amici di famiglia (Kring, Davison, Neale e Johnson, 2008).

È molto importante tenere separati e distinguere i concetti di pedofilia e di abuso sessuale sui minori. Se la pedofilia è un'attrazione sessuale per i bambini e la persona con tale tendenza la definiamo pedofilo, l'abuso sessuale su minore si riferisce invece all'azione di recare danno ad un minore attraverso comportamenti sessualmente connotati.

La pedofilia non è un comportamento, ma un sentimento, un atteggiamento, al limite una tendenza ad avere relazioni sessuali con un bambino. Un pedofilo è prima di tutto attratto sessualmente da bambini prepubere, mentre un abusante può avere abusato sessualmente di un minore, ma tuttavia non avere una principale attrazione verso i bambini. Quindi non necessariamente un abusante deve essere un pedofilo, dal momento che può avere rapporti abitualmente con partner adulti, ma può desiderare un rapporto con un minore, sia per curiosità che per disponibilità. D'altro canto molti pedofili mettono in pratica i loro impulsi diventando abusanti, così come molti abusanti sono in realtà pedofili.

Nella maggior parte dei casi, la pedofilia non comporta altra violenza che l'atto sessuale, ma talvolta la violenza può andare oltre quando il pedofilo decide di infliggere gravi lesioni fisiche all'oggetto della propria passione arrivando persino ad ucciderlo. Tali individui sono fondamentalmente diversi da altre persone con pedofilia, perché il loro desiderio di fare del male al bambino è almeno altrettanto forte del desiderio di ottenere gratificazione sessuale.

Poiché nella pedofilia una palese violenza fisica si manifesta solo raramente, spesso il molestatore di bambini nega di aver imposto le sue attenzioni alla vittima. Malgrado le convinzioni distorte dei perpetratori, è necessario riconoscere con molta chiarezza che l'abuso sessuale infantile comporta per sua stessa natura un terribile tradimento della fiducia e altre gravi conseguenze psicologiche.

Molti abusanti tendono a preparare la vittima così da manipolarla e renderla “complice” dell'abuso sessuale. L'abusante manipola la vittima attraverso comportamenti quali coercizione fisica e/o verbale, manipolazione emotiva, seduzione, giochi e lusinghe. Gli abusanti tendono a cercare una relazione reciprocamente confortante con i bambini e vogliono che il minore accetti e tragga piacere dal rapporto. Dal momento che hanno scarse capacità sociali, molti abusanti trovano conforto in relazioni con bambini passivi, dipendenti, psicologicamente meno minacciosi degli adulti e facili da manipolare.

In generale, il bambino non svela sempre con chiarezza l'abuso subito, ma è l'adulto che gli sta vicino che deve fare attenzione a vari elementi come:

dichiarazioni generali del bambino su argomenti sessuali o comportamenti sessualizzati con bambole, giochi, ecc.;

resoconti spontanei;

cambiamenti nel comportamento abituale (disturbi del sonno, disturbi dell'appetito, comportamenti aggressivi, senso di colpa, depressione, fobie, ecc.);

condizioni mediche (dolori addominali, traumi genitali, enuresi, malattie a trasmissione sessuale, ecc.) (Dettore e Fuligni, 1999).

Un primo passo per proteggere i bambini e cercare di debellare la piaga della pedofilia e dell'abuso sessuale sui minori è far sì che ci siano fonti di conoscenza a disposizione degli adulti e dei minori, sportelli di ascolto nelle scuole, aggiornamenti per insegnanti, formazione per i genitori e soprattutto il dialogo con i propri figli così da cogliere subito i primi segnali di un disagio.

 

28/05/2014
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