Osteoporosi, la malattia delle ossa fragili si può prevenire. Tutto ciò che c’è da sapere per vivere sani anche da anziani
Con un'alimentazione mirata e il giusto esercizio fisico si può evitare che la struttura ossea diventi fragile e ci si esponga al rischio di fratture
L'osteoporosi è una malattia sistemica dell'apparato scheletrico che, soltanto in Italia, colpisce quasi 5 milioni di persone, l’80 per cento delle quali donne in post menopausa. Gli ultimi dati rilasciati dall’Istat hanno fotografato la situazione del Paese, che di fatto sta vivendo una emergenza della quale si parla ancora troppo poco. Nel 2020, infatti, l’8,1 per cento della popolazione italiana (il 13,5 per cento delle femmine e il 2,3 per cento dei maschi) ha dichiarato di essere affetto da problemi di osteoporosi. I problemi per ovvi motivi aumentano con l’avanzare dell’età, raggiungendo picchi elevatissimi oltre i 74 anni: ne soffre il 47 per cento delle donne e il 10,3 per cento degli uomini. La malattia, caratterizzata da una diminuzione costante (alcune volte rapida) della densità minerale e dal deterioramento della micro-architettura del tessuto osseo, con conseguente aumento della fragilità ossea, espone chi ne soffre a un aumento del rischio di frattura per traumi apparentemente minimi.
Osteoporosi e fratture
La patologia è causa significativa di malattia e morte tra gli anziani. Le stime attuali indicano che oltre 200 milioni di persone nel mondo soffrono di osteoporosi, diventata una delle malattie non trasmissibili più comuni al mondo. Ingenti i costi sanitari e sociali. La mortalità da frattura del femore è del 5 per cento nel periodo immediatamente successivo all’evento e del 15-25 per cento a un anno di distanza. Nel 20 per cento dei casi si ha la perdita definitiva della capacità di camminare autonomamente e solo il 30-40 per cento dei soggetti torna alle condizioni precedenti la frattura.
Le caratteristiche genetiche individuali sono importanti in questo processo, ma lo sono altrettanto alcuni fattori di rischio che potrebbero essere modificati quali l’eccessiva sedentarietà, l’alimentazione non equilibrata povera di calcio e ricca di sale, il consumo di alcol, l’abuso di caffeina, l’eccesso ponderale (sovrappeso e obesità), l’eccessiva magrezza, i disturbi del comportamento alimentare e il tabagismo. Inoltre, le donne – che abbiamo visto esser le più esposte al rischio - hanno, rispetto agli uomini, una minore massa ossea e la riduzione degli ormoni sessuali che si verifica con la menopausa ne determina una più rapida e precoce perdita. I fattori che influiscono sull’attività di rigenerazione ossea sono anche in questo caso diversi e includono menopausa, gravidanza, allattamento, disturbi alimentari e all’uso di particolari farmaci usati per contrastare altre patologie.
Come curare l’osteoporosi
Per proteggere la salute delle ossa è necessario mantenere un’alimentazione equilibrata e corretta e uno stile di vita sano e attivo per l’intera vita, e non soltanto dopo aver superato i 50 anni di età. Per "costruire l’osso" in età pediatrica è molto importante l’assunzione di calcio e vitamina D, ma quantità adeguate di calcio con la dieta sono necessarie anche in età successive, per minimizzare la perdita della massa ossea, in entrambi i sessi. Per la vitamina D, a tutte le età, è importante anche una appropriata esposizione alla luce solare.
Osteoporosi e stile di vita
Esistono comunque delle terapie “alternative” anche per chi si trova ora in piena emergenza. Per prima cosa si dovrebbe cercare di adottare uno stile di vita attivo adeguato alla propria età. Seguire una dieta varia ed equilibrata, anche per prevenire l’eccesiva magrezza, il sovrappeso o l’obesità. Assumere calcio e vitamina D (anche attraverso l’esposizione alla luce solare) e diminuire il consumo di sale (che attraverso l’urina aumenta l’eliminazione del calcio). In fine evitare, o quanto meno “moderare” il fumo e gli alcolici.
Un recente studio (https://www.mdpi.com/2072-6643/15/19/4255) ha fornito ulteriori e importanti informazioni su come le diete sane, oltre alla ben nota dieta mediterranea, possono prevenire la perdita di densità ossea e le fratture osteoporotiche. Tuttavia, sono necessari ulteriori studi per creare linee guida sanitarie olistiche. Allo stesso modo, i futuri studi osservazionali dovrebbero seguire i partecipanti allo studio provenienti da molte razze, etnie e aree geografiche per periodi di tempo più estesi. Gli studi futuri dovrebbero anche mirare a essere coerenti per quanto riguarda le dimensioni del campione e i limiti di età in modo che i risultati possano essere confrontati. Dovrebbero essere incluse anche le diete regionali. Una dieta sana da sola non è sufficiente per prevenire l’osteoporosi, poiché diversi studi hanno sottolineato l’importante ruolo dell’esercizio fisico nella prevenzione dell’osteoporosi. Pertanto, la combinazione di dieta ed esercizio fisico potrebbe ridurre il rischio di fratture e migliorare gli esiti dell’osteoporosi.
Ma il classico cibo potrebbe non bastare
Con l’avanzare dell’età il nostro organismo non è in grado di assimilare tutti i nutrienti come faceva da giovane. In questi casi, consultando prima un medico di fiducia, si potrebbero ottenere giovamenti con gli integratori. Oltre a calcio, vitamina D e collagene il nostro corpo necessita anche di proteine, pari a circa 1,2 grammi per chilogrammi di peso corporeo. I nutrizionisti hanno stabilito che consumare più frutta, verdura e frutti di mare può essere benefico. Anche le diete mediterranee (MD) e le diete che includono alimenti con punteggi di indice infiammatorio dietetico più basso (DII) hanno un effetto protettivo; tuttavia, i potenziali benefici di altri modelli dietetici non sono stati studiati a fondo.
Prevenzione
Per l’osteoporosi la regola dei controlli preventivi è importantissima. Soltanto così è infatti possibile rallentare o persino scongiurare criticità in età avanzata. Per una diagnosi corretta l'esame più indicato è la cosiddetta densitometria ossea (MOC o DXA o DEXA), che consente al medico di valutare (a livello di colonna vertebrale, anca, polso, dita e tibia) la densità minerale ossea di un individuo. Altri esami diagnostici a cui ricorrere, sempre su indicazioni del proprio medico di fiducia, sono la tomografia computerizzata quantitativa, la tomografia computerizzata quantitativa periferica e l'ultrasonografia ossea quantitativa.
I possibili risultati della MOC
La MOC fornisce una valutazione di tipo quantitativo e permette di valutare la BMD del paziente esaminato in confronto al valore medio di una popolazione di giovani adulti sani, che hanno quindi raggiunto un picco di massa ossea adeguato. Lo scostamento in più o in meno del valore misurato nella persona in esame dal valore medio della popolazione di riferimento si esprime come deviazione standard (DS) e ogni DS in meno equivale circa a una riduzione del 10-15 per cento rispetto al valore medio di riferimento. Il numero di DS dalla media di riferimento si indica con il termine T-score. L’OMS ha definito i valori di T-score della BMD sulla base dei quali una persona può essere ritenuta normale oppure avente una massa ossea ridotta (osteopenia) o una vera e propria osteoporosi:
- normale: T-score maggiore di -1
- con osteopenia: T-score compreso fra -1 e -2,5
- con osteoporosi: T-score inferiore a – 2,5
- con osteoporosi grave: T-score inferiore a – 2,5 e almeno una frattura da fragilità (conseguente a un trauma molto lieve o non dovuta a trauma)
In caso di osteoporosi la dieta più indicata è quella che prevede un apporto adeguato (intake) di calcio e vitamina D. Alcuni dei cibi maggiormente ricchi di calcio sono: il latte, i derivati del latte, gli ortaggi a foglia verde, i legumi in forma disidratata, la crusca di frumento, il grano saraceno, l'acciuga e il calamaro. Alcuni dei cibi a più alto contenuto di vitamina D, invece, sono: le uova, il salmone, le sardine, il pesce spada e l'olio di pesce.
Fonti:
Nutriente
ATTENZIONE:
Le informazioni contenute in questo articolo vengono riportate a solo scopo informativo. In nessun caso possono costituire la formulazione di una diagnosi o la prescrizione di un trattamento, pertanto non devono in alcun modo sostituire il rapporto diretto medico-paziente. Si raccomanda di chiedere sempre il parere del proprio medico curante o di uno specialista.