Mostra Textifood, quando il cibo diventa tessuto
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C'è chi utilizza gli scarti di arancia, ananas, banana, ortica, caffè, riso, soia, latte, mais, molluschi, noce di cocco, lino, alghe e funghi per ricavare tessuti a basso impatto ambientale. Il risultato è sorprendente e in questi giorni è possibile vederlo di persona recandosi alla mostra Textifood, in scena a Milano a Palazzo delle Stelline, Corso Magenta 63.
La rappresentazione, organizzata dall'Instituite Francais di Milano e da Lille3000 in occasione di Expo 2015, è in perfetta sintonia con “Nutrire il pianeta, energia per la vita”, tema cardine dell’Esposizione Universale, infatti, la mostra racconta il mondo della diversità dei tessuti per evidenziare il campo delle possibili sinergie fra i sistemi produttivi alimentari e quelli tessili.
Le creazioni provengono da designer di tutto il mondo che non smettono di sperimentare. Si parte con l’abito verde brillante in seta di banano disegnato da Mira Wrap e realizzato da Ditta Sandico, una Ong che da 15 anni lavora nelle Filippine; segue il vestito con foglie di banano essiccate e applicate su un tessuto chiaro, creato dall’artista Em Riem; altrettanto fascinoso è The beer dress, ricavato dalla birra, nello specifico dalla materializzazione della fermentazione della birra; spettacolare, invece, la proposta di Christine Phung, creatrice di moda francese che durante Textifood espone un vestito fatto di fili di metallo, lino e fibre di collagene di pesce. Ma le novità non si fermano al vestiario, interessante la culla per bambini e il veicolo elettrico realizzati con un mix di materiali tra cui i semi di lino, cui si aggiungono le lampade di Jonas Edvard su cui crescono funghi commestibili che formano un tessuto vivo e morbido.
Insomma, la mostra espone fibre che arrivano da tutti i continenti, ricercate e analizzate da ricercatori internazionali, a dimostrazione che una crescita sostenibile è possibile, anche nel mondo della moda.
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