Come la pandemia ha cambiato la pausa pranzo: la mensa aziendale del post-coronavirus

Niente lunghe file con vassoi e tavoli condivisi: la mensa aziendale cambia e diventa contactless, digitale e diffusa

Come la pandemia ha cambiato la pausa pranzo la mensa aziendale del postcoronavirus
di Redazione

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L’emergenza Coronavirus ha cambiato radicalmente il modo di lavorare e ora sta cambiando anche quello di fare le pause lavorative. Le aziende italiane ed europee stanno infatti attraversando un momento di trasformazione che avrà impatto non solo sull’organizzazione degli spazi e degli uffici, ma anche sulle pratiche di welfare e sui servizi al dipendente. A cominciare da quello più classico e tradizionale che è la mensa aziendale. Ecco, quindi, che le startup guidano l’innovazione nel workplace, sviluppando nuovi modelli di mensa “diffusa” e completamente contactless abilitati dalla tecnologia - dall’app per ordinare il pranzo o la spesa dalla postazione e ritirarla take away in degli speciali frigoriferi smart, fino a dei nuovi modelli di “canteen 4.0”, senza cucina per la consegna. Così, gli spazi tradizionalmente dedicati alle mense cambieranno, in favore di nuovi format senza cucina e spazi più aperti e flessibili nella loro destinazione d’uso.

Addio cucina

La parola d’ordine è pause pranzo “contactless” e sicure. «Foorban sta lavorando a quattro mani con le aziende per sviluppare due soluzioni per l’ufficio, entrambe contactless, prive di cucina e di personale, che sfruttano la tecnologia per garantire luoghi di consumo accoglienti e sicuri» - spiega Marco Mottolese, CEO e cofounder di Foorban, startup del food-tech leader nel segmento della pausa pranzo aziendale - «In primis, un frigorifero smart, che diventerà una base di pickup per i dipendenti il pranzo o la spesa ordinata dall’app; ma anche delle canteen 4.0 del tutto prive di cucina e personale, con delle grandi vetrine refrigerate da cui prelevare i propri pasti cucinati freschi, già confezionati in monoporzione, evitando code e assembramenti. Anche le aree di ristoro, allestite in prossimità dei punti di pickup, possono trasformarsi all’occorrenza in postazioni di lavoro aggiuntive, per favorire il distanziamento sociale.»

Smart working e pausa ibrida

Ma non c’è solo l’ufficio. L’emergenza, infatti, ha consolidato l’adozione di pratiche di lavoro agile, con il 60% dei lavoratori che dichiara di voler continuare a lavorare da casa anche post-pandemia (fonte Indagine Cgil/Fondazione Di Vittorio sullo Smart working). L’emergenza Covid-19, infatti, ha accelerato in modo incredibile le trasformazioni del posto di lavoro e, di conseguenza, anche quelli dei servizi e del welfare al dipendente: con lo smart working, le aziende e i lavoratori hanno sviluppato esigenze nuove, “ibride” rispetto a un passato fatto di una dicotomia molto più netta tra posto di lavoro e casa.

Spesa e piatti pronti

«Oltre ai classici piatti pronti e ad alcuni prodotti di gastronomia, infatti, è possibile anche fare anche una spesa di base, scegliendo tra oltre 80 referenze - conclude Mottolese - Per chi lavora da casa, il momento di consumo della pausa pranzo rientra in una più ampia routine di alimentazione quotidiana, ed è comune che l’acquisto di un piatto pronto si accompagni a quello più classico da “spesa”. Ed anche le aziende preferiscono dare al dipendente un servizio più completo e flessibile: a tutti gli effetti, una mensa diffusa.»

12/06/2020
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