Melagrana: tutti i benefici del frutto dai succulenti chicchi color rubino
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Il verde melograno da’ bei vermigli fior, recita una famosa poesia, il suo frutto, la melagrana, è con cachi, uva e castagne, il frutto simbolo dell’autunno. Amata sin dall’antichità, Greci e Romani la consideravano simbolo di fertilità, usata in particolare come frutto ornamentale, come nelle decorazioni natalizie, grazie ai suoi principi nutritivi e proprietà salutistiche, la melagrana, il frutto dai succosi chicchi color rubino, sta conoscendo una nuova giovinezza.
Una prova sono i tanti convegni, incontri e seminari dedicati al melograno, la Punica granata L. e al suo frutto, come la giornata di studio Il melograno: un frutto antico per un’agricoltura moderna e sostenibile tenutasi nel 2014 presso il Centro di Ricerca per la Frutticoltura di Roma, un incontro dove, oltre a ricordare gli “effetti positivi” della melagrana sulla salute grazie al suo “elevato potere antiossidante, antibiotico, antivirale ed antitumorale”, si è parlato del crescente interesse per la coltivazione del melograno, nonchè per il consumo fresco e la trasformazione del suo frutto – succhi concentrati o fermentati, sciroppi, confetture, gelatine, granatine, estratti dal pericarpo, olio di semi, grani freschi pronti al consumo, grani essiccati, vino di melograno – e del suo uso in cosmesi e farmaceutica.
Dei benefici sulla salute, dicevamo. “Con il triplo di antiossidanti del vino rosso o del tè verde, insieme alle sue potenti proprietà antivirali e antibatteriche, la melagrana si è dimostrata efficace nel combattere i tumori alla cute, ai polmoni, alla prostata e al seno”, spiega, ad esempio, la Fondazione Campagna Amica di Coldiretti, che ricorda il suo contenuto in vitamine (C, K, B), proteine, carboidrati, acqua, zuccheri, fibre, calcio, ferro, magnesio, fosforo, zinco, potassio, quest’ultimo “utile per depurare l’organismo e stimolare la diuresi”. E ancora, selenio, un minerale dalle riconosciute proprietà antiossidanti e utile anche per l’equilibrio della funzionalità tiroidea.
Stimolando la serotonina, la melagrana è, inoltre, un buon rimedio contro gli stati depressivi – tipici, ad esempio, della menopausa, mentre consumata con moderazione – un abuso scatena, al contrario, vertigini, nausea, vomito –, risolve disturbi intestinali, contrasta il verme solitario, agisce da astringente in caso di diarrea, mantiene in salute bocca, denti e, sempre grazie alle sue proprietà astringenti, le gengive. La melagrana aiuta, inoltre, a contrastare osteoartrite e colesterolo alto.
La maggior parte delle proprietà benefiche della melagrana, come emerso dalla giornata di studio al Centro di Ricerca per la Frutticoltura di Roma, sono da attribuire agli “elevati livelli di composti fenolici” che “proteggono l’organismo dallo stress ossidativo, principale fattore eziologico delle malattie maggiormente diffuse nelle società occidentali”. Con qualche differenza: la “quantità di molecole bioattive” della melagrana, in particolare composti fenolici e antocianine, dipende da fattori genetici e bioclimatici, con “succhi provenienti da varietà di melograni coltivati in aree a clima arido” che “presentano un contenuto in antocianine minore rispetto a quelle coltivate in ambiente mediterraneo”.
Grazie ai flavonoidi, la melagrana, che ha un potere ipotensivo, è un frutto amico di cuore e arterie, ricorda la Fondazione Campagna Amica, “perfetto per preservare l’elasticità dei vasi sanguigni e prevenire le malattie cardiovascolari”, mentre le antocianine contenute nel suo succo proteggono dai raggi ultravioletti, sono un aiuto “contro l’acne”, nonchè un “rimedio naturale contro la pelle grassa” o “l’eccesso di sebo nei capelli”, così ancora la Fondazione Campagna Amica, che spiega come, utilizzando chicchi e polpa della melagrana, uniti alla polpa di un’arancia, il tutto frullato in un mixer, si ottenga una “maschera che, lasciata in posa per una decina di minuti, darà nuova luce alla nostra chioma”.
Perché, nonostante i suoi benefici, i consumatori disdegnano la melagrana? Probabilmente per la difficoltà della sgranatura, tanto da spingere per il lancio sul mercato di apparecchi, anche per uso casalingo, per la separazione degli arilli, i chicchi, dal mesocarpo, la buccia, senza sporcarsi le mani e non sprecare sostanze nutritive.
Un esempio, sostenibile, è lo sgrana-melagrana Aril Removal Tool della Miriam Shoham Ltd., un’azienda israeliana a conduzione familiare nata nel 1984, che con il suo ritrovato ha ricevuto nel 2010, a Berlino, nell’ambito di Fruit Logistica, il premio per l’innovazione. Lo sgrana-melagrana israeliano, lavabile in lavatrice, è in tritan, un polimero ecologico da qualche tempo usato per le bottiglie per l’acqua potabile. Comprende una vaschetta, una grata forata e una cupola, il coperchio paraschizzi, in silicone. Come funziona? Privata della coroncina e tagliata in due, la melagrana va poggiata sulla grata, a sua volta sistemata sulla vaschetta. Chiudendo il tutto con la cupola, questa va colpita energicamente con un utensile da cucina, mestolo o cucchiaione, ciò che aiuterà a svuotare la melagrana, con i chicchi, quindi, raccolti nella vaschetta.
Aiuterà questo semplice ed innovativo sistema a diffondere la cultura della melagrana da gustare a solo o con insalate, macedonie, yogurth o in piatti complessi, come, ad esempio, così la Fondazione Campagna Amica, roastbeef, arrosti, brasati e cotture al forno, carpacci di pesce, con i chicchi che daranno “una nota di colore, rendendo il piatto più digeribile”, aggiungendo “una piccola dose di antiossidanti in più”?
Senza dimenticare il suo succo, ottenuto anche con un semplice spremiagrumi, rosso elisir dai tanti benefici.
Abbiamo parlato di:
Centro di Ricerca per la Frutticoltura – Roma Scheda
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Aril Removal Tool Scheda