Mascherine Ffp2 al posto delle chirurgiche? Come, dove e chi le deve usare. La guida completa
Il virus che continua a mutare, la rimozione collettiva della mascherina come strumento contro il contagio, il tentativo di usarla come merce di scambio per spingere alla vaccinazione, virologi e parlamentari in panne, la speculazione sui prezzi, i decreti poco chiari e lacunosi
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È tornata protagonista. Parliamo della mascherina, mandata anzitempo in soffitta con un’operazione di rimozione collettiva, dimenticando la sua importanza contro la diffusione di Sars-CoV-2, il virus dell’odierna pandemia, ciò che s’aggiunge al rifiuto ostinato di utilizzarla e al suo cattivo utilizzo.
“La protezione delle vie aeree con un dispositivo adeguato” testimonia M.V., una laurea in Infermieristica e una lunga esperienza fra Pronto Soccorso e Oncologia “resta una misura fondamentale, anche accanto ad una vaccinazione completata, tra quelle rivolte al contenimento del contagio. Eppure, molte persone sembrano ancora faticare a capirlo e ad accettarlo. L’insofferenza verso la situazione che stiamo vivendo ha raggiunto livelli di esasperazione tali da far alzare la voce anche soltanto per non volersi mettere una mascherina sul volto. Molti ci sbottano in faccia, per fortuna non sono proiettili. È soltanto droplet. Ma il modo in cui molti ci urlano dietro al minimo richiamo verbale denota una penosa mancanza di rispetto verso l’autorità della nostra divisa se non una mancanza di educazione, responsabilità e senso civico”.
SUK
Uno strumento, la mascherina, talvolta confuso per merce di scambio, come quando ambienti del governo pensarono di eliminarla nelle classi di vaccinati per spingere alla vaccinazione, barattando, così, l’inoculazione del vaccino con la promessa di non fare più indossare la mascherina, confondendo, così, i due piani. Un sentire che non ha risparmiato virologi (tra vaccinati via la mascherina) e parlamentari in cerca di consensi (ho fatto la seconda dose di vaccino, ora posso togliere la mascherina). “Anche le persone vaccinate” ricorda, viceversa, il Ministero della Salute “dovrebbero continuare a indossare la mascherina. Il vaccino, infatti, è molto efficace nel prevenire malattie gravi e il decesso, ma le persone vaccinate possono comunque contrarre l’infezione e trasmetterla. Indossare la mascherina riduce il rischio che ciò accada”.
VARIANTI
Che si sia vaccinati o non vaccinati, ex infetti o mai infetti, positivi o negativi, la mascherina è una delle principali misure di difesa contro il virus. È una diga e una barriera, che gli impedisce di trovare nuovi ospiti. Una misura ancora più importante contro l’emergere di nuove varianti, le ultime, in ordine di tempo B.1.640.2, individuata lo scorso dicembre in Francia dai ricercatori dello IHU - Méditerranée Infection di Marsiglia durante il sequenziamento del genoma virale di alcuni campioni prelevati in dodici persone, con il paziente zero idenficato in un cittadino di ritorno dal Camerun, dove la nuova variante, nel frattempo ribattezzata Ihu, sembra aver avuto origine; quindi Deltacron, ricombinazione di Delta e Omicron, isolata a gennaio a Cipro, questo dicono i ricercatori di laggiù, mentre c’è chi pensa, senza fornire prove sufficienti, che si sia trattato di un errore di laboratorio.
Da quando è comparso, Sars-CoV-2 ha conosciuto centinaia di varianti. Lo sanno i ricercatori, che continuano a monitorarlo e a studiarlo, mentre il grande pubblico ha familiarizzato solo con alcune di loro come Alfa identificata per la prima volta nel Regno Unito, Beta in Sud Africa, Gamma in Brasile, Delta in India, Omicron in Botswana e Sud Africa. Di queste varianti si parla molto perché in base alla classificazione della Organizzazione Mondiale della Sanità, sono VOC, cioè, variant(s) of concern, che sono quelle varianti che destano preoccupazione, concern, a causa della loro maggiore trasmissibilità, virulenza e/o ridotta efficacia diagnostica, terapeutica o vaccinale. Si saprà col tempo se Deltacron, al momento sotto osservazione, sarà classificata anche questa come VOC.
Ci sono, quindi, le VOI, le varianti, cioè, di interesse, varianti sospettate o considerate capaci di causare cambiamenti nella trasmissibilità, virulenza, efficacia diagnostica terapeutica, vaccinale. Queste varianti possono causare la trasmissione di un virus in un comunità, dar vita a un cluster, diffondersi in più paesi. Le VUM sono, invece, le varianti sotto monitoraggio, varianti con mutazioni sospettate di causare cambiamenti nella trasmissibilità, virulenza, efficacia diagnostica, terapeutica, vaccinale. Infine, le De-escalated variant(s), ex varianti VOC e VOI declassate in base ad alcuni criteri: non sono più in circolazione; sono in circolazione da molto tempo senza alcun impatto sulla situazione epidemiologica complessiva; non destano, alla luce di evidenze scientifiche, più alcuna preoccupazione.
Di varianti ha parlato anche il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, nel suo discorso di fine anno dal Quirinale: “In queste ore in cui i contagi tornano a preoccupare e i livelli di guardia si alzano a causa delle varianti del virus - imprevedibili nelle mutevoli configurazioni - si avverte talvolta un senso di frustrazione. Non dobbiamo scoraggiarci. Si è fatto molto. I vaccini sono stati, e sono, uno strumento prezioso, non perché garantiscano l’invulnerabilità ma perché rappresentano la difesa che consente di ridurre in misura decisiva danni e rischi, per sé e per gli altri”.
Se il vaccino è uno degli strumenti di protezione con una sua funzione, è necessario, a causa del continuo mutare del virus, continuare ad aderire “rigorosamente” a misure di controllo sanitarie e socio-comportamentali come uso delle mascherine, distanziamento fisico, igiene delle mani.
FALSI MITI
Non ci si protegge dal contagio indossando due o tre mascherine una sopra l’altra: “Indossare più mascherine sovrapposte” spiega, infatti, il Ministero della Salute “non è necessario. Le mascherine aiutano a limitare la diffusione del virus ma il loro utilizzo deve essere adottato in aggiunta ad altre misure di prevenzione, quali igiene respiratoria, lavaggio delle mani e rispetto della distanza interpersonale”. Così come non indossarla non significa evitare il rischio d’intossicarsi con la propria anidride carbonica o sentirsi male per la carenza di ossigeno, falsi miti, nel caso, ad esempio delle mascherine chirurgiche, smentiti all’inizio della pandemia, anche per quanto riguarda i bambini, con la Società Italiana di Pediatria costretta a intervenire, spiegando come la mascherina, inoltre, non indebolisse il sistema immunitario dei bambini e non alterasse la loro flora intestinale.
BAMBINI E MASCHERINA
La mascherina è obbligatoria per tutti i bambini? L’obbligo, spiega il Ministero della Salute, è valido solo per i bambini sopra i 6 anni, purché in assenza di disabilità “non compatibili” con il loro “uso continuativo”. I bambini, ricorda, invece, lo Istituto Superiore di Sanità, non devono indossare “mascherine troppo grandi e scomode per il loro viso”. “Molte mascherine” spiega, infatti, Unicef “sono progettate per gli adulti e non si adattano correttamente ai bambini. Se state acquistando delle mascherine, sceglietene una di dimensioni adeguate per i vostri figli. Sia che stiate acquistando o producendo mascherine per i vostri bambini, controllate che coprano la bocca, il naso e il mento e che non abbiano spazi vuoti sui lati od ostruiscano la visione. Assicuratevi che possano respirare comodamente con la mascherina mentre camminano a passo svelto e parlano”.
MASCHERINE DELLA PANDEMIA
Da quando è arrivata la pandemia la popolazione ha iniziato a familiarizzare con le mascherine contro il contagio: chirurgiche, FFP2, FFP3, K95, di comunità. Che differenza c’è? Le mascherine chirurgiche sono dispositivi medici (DM), le FFP2 e le FFP3 dispositivi di protezione individuale (DPI), mentre le K95 e le mascherine di comunità non appartengono a nessuna delle due categorie.
MASCHERINA CHIRURGICA
Le mascherine chirurgiche, spiega Inail, servono a “evitare che chi le indossa contamini l’ambiente, in quanto limitano la trasmissione di agenti infettivi”. Queste mascherine devono essere prodotte nel rispetto della norma UNI EN 14683:2019, che indica “i requisiti di resistenza a schizzi liquidi, traspirabilità, efficienza di filtrazione batterica e pulizia da microbi”. Queste mascherine, che vanno indossate coprendo naso, bocca, mento proteggono, spiega EpiCentro, dalla contaminazione da particelle di diametro medio di 4,5 micron, mentre pur nascendo come “barriera per i patogeni in uscita”, sono un “efficace sistema di protezione”, mentre grazie alla loro “impermeabilità ai liquidi e al potere filtrante” sono l’ideale nei casi in cui esista la possibilità di “generare spruzzi, schizzi di sangue o altri fluidi corporei”.
Una buona mascherina chirurgica è in tre strati, senza dimenticare che in commercio esistono anche mascherine in carta a doppio strato a imitazione delle prime e vendute come chirurgiche. Nelle mascherine chirurgiche lo strato esterno, colorato, è di tessuto-non-tessuto (TNT) in polipropilene. Questo strato è trattato con sostanze idrorepellenti che impediscono che i droplet, le particelle di saliva, ad esempio della persona con cui stiamo parlando, si depositino sulla mascherina, raggiungendo, quindi, gli strati interni. Questa è la ragione per cui la mascherina chirurgica va indossata con lo strato colorato verso l’esterno e non all’interno. In tal senso è consigliato di comprare mascherine chirurgiche con strato esterno colorato. Lo strato centrale, in TNT con tecnologia Meltblow, è uno strato ad alta densità che serve a filtare le particelle virali. Lo strato interno, bianco, in TNT di polipropilene, aiuta, invece, ad assorbire l’umidità prodotta mentre si parla, si respira, si tossisce, garantendo, in questo modo, l’adesione della mascherina al volto. Poiché una mascherina chirurgica tende ad inumidirsi se usata a lungo, il consiglio è di utilizzarla fino a 3-4 ore. Da ricordare anche che le mascherine chirurgiche sono monouso e non vanno, pertanto, riutilizzate dopo un ciclo completo.
FFP2 E FFP3
DPI come FFP2 e FFP3, chiamati anche filtranti facciali, devono, invece, rispettare le norme tecniche armonizzate UNI EN 149 2009. La sigla FFP sta per Filter Face Piece. Esistono anche le mascherine FFP1, che offrono, tuttavia, un livello di protezione più basso tanto che non sono adatte contro virus e batteri, ciononostante si vedono in giro ancora molte persone che indossano le mascherine FFP1. Le mascherine FFP2 e FFP sono mascherine multistrato che, grazie al loro alto potere filrante, trovano una vasta applicazione, anche in ambito sanitario e assistenziale allorquando vi sia un alto rischio di malattie infettive. Così come la mascherina chirurgica, devono coprire naso, bocca, mento e aderire perfettamente al volto. Possono essere monouso o riutilizzabili – in tal caso la cosa è segnalata, rispettivamente, da NR, cioè, non riutilizzabile e da R, riutilizzabile. Per una buona performance vanno utilizzate fra le 8 e le 10 ore in ambiente altamente contaminato, mentre per sanificare eventualmente quelle riutilizzabili vanno seguite le istruzioni del produttore.
Qual è la differenza tra FFP2 e FFP3? La mascherina FFP2, spiega EpiCentro, “protegge dall’inalazione di particelle di dimensioni inferiori a 1 micron e ha un’efficienza filtrante superiore al 94%”, con il suo utilizzo indicato in caso di “esposizione ad agenti di media tossicità in concentrazione non elevata”. Esistono anche mascherine FFP2 con valvola espiratoria. A cosa serve la valvola? Le mascherine con valvola sono ideali per un uso prolungato, con la valvola che aiuta la fuoriuscita di aria calda, evitando la formazione di condensa e garantendo, in questo modo, un maggiore comfort. I modelli con valvola espiratoria non vanno, tuttavia, utilizzati dai pazienti infetti o di cui si sospetti un’infezione. Una buona mascherina FFP2 è in TNT, cotone ad aria calda, strati di tessuto doppio soffiato a fusione, spugna filtro.
La mascherina FFP3, la cui capacità filtrante è superiore al 98%, è indicata in caso di un’elevata concentrazione di “agenti biologici sotto forma di aerosol”. Questa mascherina, spiega, infatti, una società di infortunistica, utilizzata contro polveri, fumo, nebbie, uranio, amianto, spore, è adatta anche contro i virus. Grazie al suo alto potere filtrante fino al 98% è quella, in caso di protezione dai virus, che “assicura una protezione maggiore, sopratutto quella senza valvola, in quanto protegge sia chi la indossa sia coloro che stanno intorno”. Così come per la mascherina FFP2, anche la mascherina FFP3 con valvola è controindicata per i pazienti infetti o di cui si sospetti un’infezione.
K95
Ci sono, quindi, la mascherine K95, certificate secondo la normativia GB 2626-2006 in vigore nella Repubblica Popolare Cinese. La sigla KN indica la categoria del filtro, mentre il numero 95 la performance protettiva. Alla luce delle prestazioni filtranti, le mascherine K95 sono equiparabili alle FFP2 tanto che, spiega una società di antinfortunistica, nel caso ottengano la certificazione europea, diventano FFP2. Pur equiparate alle mascherine FFP2, le K95 hanno, tuttavia, una durata di utilizzo inferiore rispetto alle prime. Così come le FFP2 e le FFP3, anche le mascherine K95 possono essere dotate di valvola.
Una buona mascherina K95 è a quattro strati: lo strato esterno di TNT in polipropilene che aiuta ad isolare gli strati più interni, bloccando, così, le particelle di grandi dimensioni; il secondo strato, filtrante, realizzato in TNT di polipropilene con tecnologia Meltblown e tavolta anche con strati interni in carbone attivo; il terzo strato, in TNT, è lo strato elettrostatico, ciò che consente alla mascherina di trattenere le particelle più sottili. Il quarto strato, infine, quello a contatto con la pelle, è in TNT skin-friendly e serve ad assorbire aria e umidità, garantendo una corretta adesione della mascherina al viso.
MASCHERINE DI COMUNITÀ
Le mascherine di comunità sono, invece, una misura igienica e aiutano a ridurre la circolazione del virus nella vita quotidiana. Queste mascherine, spiega l’Istituto Superiore di Sanità, devono comunque garantire una barriera adeguata per bocca e naso; essere realizzate in materiali multistrato che non siano né tossici, né allergizzanti, né infiammabili; non devono ostacolare la respirazione; devono aderire al viso coprendo tutta la zona dal naso al mento, garantendo al tempo stesso comfort. Le mascherine di comunità possono essere monouso o lavabili. Sulla confezione di quelle lavabili è solitamente indicato il “numero di lavaggi consentito” spiega ancora l’Istituto Superiore di Sanità “senza che questo diminuisca la loro performance”. Le mascherine di comunità non vanno, tuttavia, indossate nel caso compaiano i sintomi di un’infezione respiratoria.
CERTIFICAZIONE
Certificate o non certificate? A causa dell’emergenza sanitaria dovuta alla pandemia si è registrata una forte richiesta di dispositivi medici e dispositivi di protezione individuale, tradizionalmente autorizzati secondo un iter ben preciso. Su iniziativa della Commissione Europea per gli stati membri è stato così possibile, alla luce della Raccomandazione UE 2020/403 del 13 marzo, consentire deroghe alle procedure di valutazione di conformità. In Italia, ad esempio, il decreto legge 18/2020 del 17 marzo, ha, ad esempio, autorizzato la produzione, importazione e immissione in commercio di mascherine chirurgiche e dispositivi di protezione individuale in deroga alle disposizioni vigenti, anche se non sempre con risultati felici. Ciò spiega il perché della circolazione di dispositivi medici o dispositivi di protezione individuale marcati CE e di altri senza marcatura, con produttori e importatori tenuti, in questo caso, a presentare domanda di valutazione in deroga e un’autocertificazione. Senza dimenticare, viceversa, che i marchi possono venire falsificati, così come packaging e certificati. L’unica garanzia per i consumatori è la catena dei controlli, con il luogo dell’acquisto che diventa, pertanto, relativo, anche se in linea di massima le mascherine di qualità sono quelle vendute in farmacia, ma anche in questo caso i farmacisti sono tenuti a verificare origine e qualità dei prodotti destinati alla vendita.
Bianche o colorate? Se abbiamo spiegato l’importanza del colore nelle mascherine chirurgiche, per il resto tutto dipende dalla qualità dei materiali, che devono essere ipollergenici. Può capitare, ad esempio, che siano allergeniche mascherine totalmente bianche e non, viceversa, mascherine a colori.
SPECULAZIONE
A preoccupare i consumatori sono anche i prezzi, con la speculazione costantemente in agguato. È capitato, ad esempio, all’inizio della pandemia, di acquistare una mascherina chirurgica anche a 5 euro. La speculazione ha ora colpito le mascherine FFP2 che fino al 31 marzo saranno obbligatorie, con alcune associazioni di consumatori che hanno già segnalato FFP2 vendute anche a 3 euro, ma la sensazione è che i prezzi continueranno a lievitare. Intanto il 3 gennaio la struttura commissariale per l’emergenza Covid-19 guidata dal generale di Corpo d’Armata Francesco Paolo Figliuolo, ha annunciato di aver raggiunto, d’intesa con il Ministero della Salute e sentita la Federazione degli Ordini dei Farmacisti Italiani, un accordo con Federfarma, AssoFarm e FarmacieUnite per le vendita a prezzo calmierato, cioè a 0,75 centesimi per unità e presso le farmacie aderenti, le mascherine FFP2. L’accordo raggiunto dalla struttura commissariale, previsto dall’art. 3 del decreto legge 229/2021 del 30 dicembre non entusiasma le associazioni dei consumatori, come, ad esempio, Consumerismo, che lo considera insufficiente: “Si tratta di una vittoria di Pirro” ha commentato Luigi Gabriele, presidente Consumerismo “perché nella stragrande maggioranza di esercizi commerciali, dai supermercati alle bancarelle fino all’e-commerce, le mascherine non avranno un prezzo calmierato e potranno essere vendute a qualsiasi cifra. Il governo deve fare di più attivandosi, al pari di quanto fatto con le mascherine chirurgiche, per fissare un tetto massimo alle FFP2 che valga per tutti i canali di vendita. In caso contrario le speculazioni a danno dei consumatori proseguiranno fuori dalle farmacie, considerato che gli altri esercizi non sono tenuti a rispettare alcun prezzo calmierato e che i cittadini hanno l’obbligo di utilizzare le mascherine FFP2 nei mezzi di trasporto pubblico e in luoghi come teatri, cinema e stadi”.
La struttura commissariale si fermerà solo all’accordo con le “associazioni di categoria maggiormente rappresentative delle stesse farmacie” o stringerà accordi, come previsto dall’art. 3 del decreto del 30 dicembre, anche con “altri rivenditori autorizzati”? L’art. 3 prevede anche che la struttura commissariale monitori l’andamento dei prezzi, informando costantemente il governo.
CHE MASCHERINA INDOSSARE E DOVE?
Quando indossare questa o quella mascherina? Le nuove regole sono contenute nel decreto legge 221/2021 del 24 dicembre. Fino al 31 gennaio, spiega il decreto, le mascherine vanno indossate anche all’aperto e anche in zona bianca. Nella maggior parte dei casi, spiega, invece, il Ministero della Salute, si potranno indossare mascherine di comunità, chirurgiche, FFP2. Il decreto ha, tuttavia, individuato delle situazioni in cui fino al 31 marzo dovrà essere indossata solo la mascherina FFP2 e, quindi, su tutti i mezzi di trasporto; in occasione di spettacoli con pubblico all’aperto e al chiuso in teatri, sale da concerto, cinema, locali di intrattenimento, durante spettacoli di musica dal vivo; in occasione, quindi, di eventi e competizioni sportive al chiuso o all’aperto.
Per avere più dettagli bisogna confidare nel sito della Presidenza del Consiglio dei Ministri. Ad esempio, quali sono i mezzi di trasporto? Sono, nello specifico, i voli commerciali, navi e traghetti di trasporto interregionale, treni interregionali, Intercity, Intercity Notte, Alta Velocità, autobus e pullmani di lines in servizio servizi tra più di due regioni, autobus e pullman adibiti a servizi di noleggio con conducente, funivie, cabinovie, seggiovie se utilizzate con chiusura delle cupole paravento, mezzi di trasporto pubblico locale o regionale. Dal sito si ricavano anche dettagli su quando usare le mascherine chirurgiche e, quindi, nell’ambito delle attività economiche e sociali come ristorazione, attività turistiche e ricettive, centri benessere, servizi alla persona, commercio al dettaglio, musei, mostre, circoli culturali, convegni e congressi, eccetera e in tutte quelle situazioni previste nei protocolli di settore. Prevista, a discrezione, l’eventuale utilizzo della mascherina FFP2. In tutte le altre situazioni, spiega Palazzo Chigi, a meno che i protocolli di settore non indichino diversamente, si possono utilizzare mascherine di comunità, monouso, lavabili, anche autoprodotte purché di “materiali multistrato idonei a fornire una adeguata barriera”. Quese mascherine, inoltre, devono garantire “comfort e respirabilità, forma e aderenza adeguate a coprire il volto, dal mento fino al di sopra del naso”.
E la mascherina FFP3? Se in una delle sue FAQ il Ministero della Salute parla ancora dell’utilizzo della mascherina FFP3 nelle stesse circostanze previste per la FFP2, della FFP3, invece, non c’è menzione del decreto del 24 dicembre. La domanda è: considerato l’alto potere protettivo della FFP3, perché non se ne fa menzione nel decreto? È stata una scelta dovuta ai costi o, eventualmente, alla disponibilità o, ancora, una svista? E ancora, considerato che le mascherina K95 sono equiparate alle FFP2, la dicitura FFP2 presente nel decreto è da intendersi solo come mascherine FFP2 o FFP2 e K95? Un decreto, in tal senso, poco chiaro.
In base, invece, al decreto del 30 dicembre la mascherina FFP2, così come previsto dall’art. 2, è obbligatoria anche per chi ha avuto contatti con soggetti positivi al virus, “fino al decimo giorno successivo alla data dell’ultimo contatto stretto”.
CURA DELLA PELLE
La scelta delle mascherine di buona qualità è importante per evitare problemi alla pelle. “L’uso continuativo e prolungato di mascherine” spiega, ad esempio, il professor Leonardo Celleno, dermatologo e presidente AIDECO “crea un’occlusione e un aumento di umidità che, soprattutto con il caldo, può determinare sulla pelle un accumulo di sebo e sudore, terreno ottimale per la proliferazione di batteri e funghi che vivono sulla nostra pelle. Questo può dar luogo alla comparsa di imperfezioni, infiammazioni e sfoghi cutanei. Inoltre il continuo sfregamento con il tessuto della mascherina può provocare arrossamenti e irritazioni, soprattutto a coloro che hanno già una pelle particolarmente sensibile e reattiva”.
Per proteggere la pelle dall’uso della mascherina alla prima vanno garantite detersione, idratazione, azioni lenitive e antinfiammatorie mentre il volto va deterso al mattino prima di indossarla e la sera dopo averla tolta. Tra i consigli per prevenire i casi di irritazione troviamo l’utilizzo, dopo la pulizia del mattino, di un unguento a base di iperico e calendula, cicatrizzanti, lavanda, antisettica, menta e rosmarino, dal potere antinfiammatorio. Mentre per la sera, dopo averla tolta, la detersione del viso con emulsione alla rosa, risciacquo con acqua tiepida, applicazione di un crema all’olio di argan. C’è, quindi, chi consiglia di usare al mattino una crema viso leggera e idratante a rapido assorbimento e, la sera, una crema viso purificante con zucca e biancospino, nonché un fluido alla vite rossa. Un’idea per detergere la pelle al mattino, sempre secondo questi consigli, è il panetto di non sapone alla bardana per pelli miste e grasse e il panetto di non sapone alla calendula e jojoba per pelli secche e sensibili. Per la sera, invece, indicati per tutte le pelli mousse detergenti rinfrescanti e olio gel detergente esfoliante, mentre per pelli miste e grasse un olio gel equilibrante e per, le pelli sensibili e ipereattive, acqua micellare.
Consigliati una volta alla settimana un gommage al Bois de Panama e una maschera viso all’argilla e propoli, mentre contro le irritazionio di naso, mento, retro delle orecchie un olio con ingredienti naturali, fra cui olio di semi di girasole, zenzero, avena, rosmarino.
ABBIAMO PARLATO DI
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Raccomandazione UE 2020/403 Testo
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Che fine hanno fatto le famose mascherine che sembravano panni per spolverare? Ar ticolo Tiscali News
Struttura commissariale per l’emergenza Covid-19 Scheda
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