Costrette a sfidare il mare per partorire. La protesta delle mamme della Maddalena
Le donne dell’Isola sarda chiedono l’intervento della ministra Lorenzin contro la chiusura del punto nascite: 'Per partorire dobbiamo raggiungere Olbia via nave con qualunque tempo'
Le bocche di Bonifacio sono famose per la loro bellezza e per l’impetuosità dei loro venti. Un tratto di mare mozzafiato che è difficile trovare calmo ed è proprio quello specchio marino che le donne della Maddalena devono attraversare per andare a partorire. Come ha raccontato Melissa Posadino alla Stampa: «Da quando è stato chiuso il punto nascite c’è soltanto una possibilità: aspettare il traghetto e arrivare a Olbia, sperando di trovare la strada libera. Il rischio è di far nascere il bambino in mezzo al mare, oppure in porto, aspettando che la nave parta. Ma chi ci assicura che tutto vada a buon fine tra le onde o tra le curve? Perché a noi viene negato il diritto alla maternità?».
Meno di 500 parti all’anno: chiuso il punto nascita
Nell’Isola ci sono 30 nuovi maddalenini in arrivo ma le loro madri sono costrette a dimenarsi fra impenetrabili questioni burocratiche. C’è un protocollo ministeriale che impone una regola per tenere aperti i reparti di ostetricia: almeno 500 parti all’anno. Ma la legge ammette anche una deroga che da queste parti sarebbe il caso di applicare visto che La Maddalena è circondata da uno dei mari più burrascosi del mondo e che l’ospedale di Olbia è più lontano rispetto a quanto mostrano le mappe. La strada, infatti, è stretta e trafficatissima: autobus e camion vanno quasi a passo d’uomo e anche le ambulanze trovano spesso il passaggio bloccato. In estate e nei fine settimana poi le cose peggiorano coi flussi turistici. « La Regione ci ha promesso il trasporto in elicottero, ma ci viene da chiedere: quale elicottero, se la Sardegna è l’unica regione italiana senza l’elisoccorso? - protesta Angela Izzo -. Io sono al settimo mese e ogni giorno che passa il terrore aumenta. Dicono che il reparto di ostetricia non sarebbe sufficientemente specializzato, ma è più sicuro farci correre in ambulanza fino a Olbia?».
La richiesta
Ecco il perché di quel messaggio scritto sui pancioni della mamme isolane. È rivolto alla ministra Beatrice Lorenzin con la speranza che una madre possa comprendere. «In certi momenti è una questione di pochi minuti ma da maggio a ottobre l’unica strada è sempre bloccata - dice Natascia Zedda -. I nostri figli non possono rischiare la vita nel traffico. La mia prima figlia è nata in 15 minuti, cosa succede se questa situazione si ripete? L’unica possibilità è quella di partorire sul molo». E la notte? «I traghetti partono ogni 90 minuti - s’infuria Valeria Frau -. Dobbiamo programmare le nascite durante la mattinata?» Insomma il punto nascita è stato chiuso perché non rispetterebbe gli standard di qualità, una misura a difesa della salute delle partorienti quindi. Ma far loro attraversare il mare non è un rischio maggiore?