La sigaretta elettronica “puzza meno” ma è molto pericolosa anche per il fumo passivo
Sempre più numerosi i giovani fumatori di e-cig attratti dai nuovi dispositivi che vengono spesso presentati come l’alternativa “sicura” alle tradizionali sigarette, ma i rischi per la salute sono concreti, e malgrado siano mascherati dagli aromi, destano preoccupazione tra gli scienziati
Le e-cig potranno anche rilasciare nell’aria una nuvola di fumo profumato ma, evidenziano gli studi scientifici più recenti, “puzzano” quanto le sigarette tradizionali, e proprio come queste causano danni irreversibili al Dna. Gli aerosol prodotti dai moderni dispositivi possono mettere a rischio non soltanto la salute di chi li usa ma anche quella di chi ne subisce passivamente l’esposizione. E ad esser in pericolo oggi sono soprattutto le giovani donne e i giovani uomini, attirati dalla finta convinzione che le e-cig siano del tutto innocue. Ma non è così, e sempre più studi indipendenti stanno lanciando degli allarmi che spesso rimangono inascoltati: i danni alle cellule della mucosa della bocca di chi svapa, evidenziano i ricercatori, sarebbero peraltro proporzionali all’uso e alla tipologia del dispositivo e degli aromi consumati.
Le e-Cig e i rischi per la salute
In uno studio condotto all’interno di 50 abitazioni, situate in quattro diversi paesi (Grecia, Italia, Spagna e Regno Unito), alcuni ricercatori hanno rilevato la presenza di sostanze potenzialmente pericolose. Tali sostanze erano sempre presenti nelle abitazioni in cui vivevano uno o più utilizzatori di sigarette elettroniche. Lo studio, sostenuto da Fondazione AIRC, è stato condotto tra gli altri da Silvano Gallus, responsabile del Laboratorio di Epidemiologia degli Stili di Vita dell’Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri di Milano. I risultati, che sollevano molteplici perplessità e preoccupazioni, sono stati pubblicati anche sulle pagine della rivista Science of The Total Environment.
Rischi per la salute anche per i non fumatori
Nelle abitazioni prese in esame sono state rilevate alte concentrazioni di nicotina, il che significa che i rischi derivanti dalle svapate hanno inevitabilmente toccato anche i residenti non fumatori. La prova di questa contaminazione è stata individuata nella saliva degli stessi soggetti: trovati biomarcatori di rischio, tra cui nicotina e i suoi metaboliti, nitrosammine specifiche del tabacco, propandiolo, glicerolo e metalli. “Il consumo di sigarette elettroniche in ambienti al chiuso - conclude Gallus - sprigiona sostanze pericolose, che possono potenzialmente aumentare il rischio di sviluppare tumori”.
Le sigarette elettroniche non aiutano a smettere di fumare
Le e-cig, di fatto, non possono esser considerate totalmente prive di rischi per la salute. Non solo… tale convinzione, comune tra i giovani, e spinta probabilmente da una comunicazione forse troppo di parte, favorisce l’iniziare a fumare. E chi passa dalle sigarette tradizionali alle versioni elettroniche, convinto sarà così più semplice smettere di fumare, si sbaglia di grosso: e anche in questo caso per smentire gli spot di parte scende in campo la scienza. Grazie ad uno studio prospettico svolto in Italia (il primo in Europa), con il coordinamento dell’Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri IRCCS in collaborazione con l’Istituto Superiore di Sanità, l’Università di Pavia e l’ISPRO di Firenze, è stato evidente che questi prodotti portano i non-fumatori, soprattutto i più giovani, a iniziare a fumare sigarette tradizionali, e gli ex-fumatori a ricadere nella dipendenza da tabacco.
Abolire gli incentivi fiscali sulle e-Cig
I risultati di questa ricerca, realizzata grazie a un importante sostegno da parte di Fondazione AIRC, sono stati pubblicati sull’autorevole rivista Tobacco Control. “È incomprensibile - commenta il professor Gallus, responsabile del progetto - la ragione per cui questi dispositivi godano di benefici fiscali e regolatori rispetto alle sigarette tradizionali, quando è chiaro che non aiutano a ridurre il numero di fumatori. Se sotto controllo medico, infatti, alcune sigarette elettroniche potrebbero anche aiutare a smettere di fumare. Tuttavia l’ampia accessibilità, anche ai più giovani, è un ostacolo al controllo del tabagismo e una minaccia per la salute della popolazione”.
Fumare “va ancora di moda”
Rispetto a qualche anno fa è facile pensare che la passione per la sigaretta - tradizionale o elettronica - sia in calo, ma non è così. Il fumo è ancora oggi un problema. Nel 2020 in Italia sono state stimate circa 41.000 nuove diagnosi di cancro del polmone (27.550 uomini e 13.300 donne). In sei anni (2015-2021) il tasso di mortalità è diminuito del 15,6 per cento negli uomini, ma è aumentato del 5 per cento nelle donne. La soluzione a quello che di fatto è un grave problema è lontana dall’esser trovata. L’unica opzione sul tavolo è data dai controlli. La diagnosi precoce dei tumori polmonari consente di salvare tantissime vite.
Con screening è possibile ridurre la mortalità
I risultati dello studio prospettico BioMILD riassumono vent’anni di ricerca condotta all’Istituto Nazionale Tumori sulla diagnosi precoce dei tumori polmonari. Le evidenze, raccontano il professor Ugo Pastorino e la dottoressa Gabriella Sozzi, dimostrano che è possibile ridurre la mortalità per cancro polmonare nei forti fumatori con una strategia di screening più efficace, selettiva e sostenibile, che utilizza la TC del torace in modo personalizzato sulla base del rischio individuale. BioMILD è il primo programma di screening al mondo che ha combinato la TC spirale e i biomarcatori nel sangue per definire la frequenza ottimale degli esami di controllo, sulla base della probabilità di ammalarsi di ogni partecipante.
Al via un nuovo studio, ecco come partecipare
A tal proposito va segnalata una possibile buona notizia: lo screening del tumore al polmone potrebbe affiancarsi agli altri già offerti gratuitamente dal Sistema sanitario nazionale. Tutto dipende dai risultati del programma ministeriale RISP (Rete italiana screening polmonare), presentato a Roma nel corso del congresso annuale della Associazione italiana di oncologia medica (AIOM). Si tratta di un programma basato sull’uso della tomografia computerizzata del torace a basso dosaggio (LDCT), da proporre ad alcune categorie di fumatori ed ex-fumatori, e che punta a coinvolgere circa 7.300 persone di età compresa tra 55 e 75 anni, che fumano almeno un pacchetto di sigarette al giorno da 3 decenni oppure forti fumatori che hanno smesso di fumare da meno di 15 anni. Chi presenta queste caratteristiche può aderire all’iniziativa iscrivendosi attraverso il sito web programmarisp.it, oppure rivolgendosi ai reparti ospedalieri che prendono parte a questa fase di reclutamento iniziale.