La scelta dello sport adatto per i propri figli (II parte)
Quando un bambino si appassiona ad uno sport vi si dedica con impegno e dedizione. Per questo è importante che, soprattutto all'inizio, l'attività sportiva sia intesa come un gioco e un divertimento. In seguito prenderà piede anche il senso della competizione, un bisogno naturale di 'imporsi' sull'altro collegato al bisogno di autoaffermazione e all'aggressività. L'agonismo, se ben incanalato da un bravo allenatore, favorisce la crescita psicologica e fisica del bambino. Pertanto scegliere uno sport per il proprio figlio ha sicuramente un impatto significativo sulla sua vita futura, sulla sua personalità e sulle sue capacità relazionali. Ecco allora di seguito alcune indicazioni riguardo al tipo di disciplina sportiva, a chi può essere adatta e che impatto può avere fisicamente e psicologicamente sul minore.
Le arti marziali (judo, karate, aikido, ecc.) sono discipline particolarmente educative che promuovono la coordinazione, l'equilibrio e sviluppano la forza fisica. Permettono al bambino di entrare in contatto con la propria aggressività, di imparare a conoscerla e a controllarla. Non sono discipline complete, pertanto richiedono un'integrazione con altre attività fisiche che mettano in funzione i grandi gruppi muscolari.
L'atletica leggera è una disciplina individuale e completa dove il confronto con l'altro è solitamente indiretto ed oggettivo. È alla portata di tutti ed è indicata per le prime abilità motorie e per una preparazione fisica generale, complemento di altre discipline.
Il calcio affina la rapidità, l'agilità e lo scatto, qualità che sono solo in parte educabili. Non è uno sport che sviluppa a sufficienza la parte superiore del corpo pertanto sono necessari interventi di compensazione. Questo sport si addice a tutti indipendentemente dalla struttura fisica, anche se i più lenti e pesanti hanno maggiori difficoltà. Da un punto di vista psicologico andrebbe corretta la pressione negativa che talvolta si avverte da parte degli allenatori o delle famiglie che assumono e trasmettono al figlio un atteggiamento troppo competitivo che alla fine risulta diseducativo.
Il nuoto è considerato uno sport di base in quanto con gesti semplici permette di padroneggiare l'acqua. È un'attività sportiva completa perché sviluppa la muscolatura, in particolare quella degli arti superiori e del tronco quando è svolta nel corso degli anni. Essendo uno sport individuale e non di contatto, a lungo termine per alcuni bambini può risultare noioso, pertanto si può sostituire o aggiungere la pallanuoto, disciplina completa che richiede lo svolgimento di schemi tattici e rapidi e confronti duri e decisi con l'avversario (Petranelli, 2001).
La pallacanestro prevede un impegno muscolare globale, stimola la percezione e la coordinazione, la rapidità, la postura, il controllo della palla, la concentrazione e l'attenzione. Richiede coordinazione e destrezza più che forza.
La pallavolo è uno sport che non prevede lo scontro fisico diretto tra i giocatori ed è adatta per i bambini più timidi e impacciati in quanto enfatizza la coesione e lo spirito di squadra. È uno sport che sviluppa l'elasticità muscolare e la coordinazione.
Il pattinaggio, sia a rotelle che sul ghiaccio, agisce sul senso di equilibrio, sulla disinvoltura e sulla sicurezza dei movimenti.
L'equitazione prevede che vi sia una interazione ottimale tra due soggetti di forza e sensibilità diverse. Sviluppa la prontezza di riflessi, l'autocontrollo e l'acquisizione di un buon rapporto con gli animali.
La ginnastica artistica è uno sport individuale che richiede grande padronanza degli schemi motori ma anche emotivi in quanto lo scontro con l'avversario avviene in tempi differiti. Sviluppa tutte le principali articolazioni, l'equilibrio, il ritmo, la velocità di movimento e la forza muscolare.
Il ballo e la danza si svolgono a ritmo di musica, ingentiliscono i movimenti e la gestualità, migliorano la coordinazione nello spazio sia a livello individuale sia insieme ad altre persone.
Il rugby presenta azioni dure, di vero e proprio combattimento, ma non è un gioco violento. Consente l'utilizzo di comportamenti aggressivi, ma proprio per questo tende a neutralizzare la natura antisociale: le regole ufficiali e quelle reali coincidono, nel senso che non vi sono finzioni, simulazioni o proteste (a differenza del calcio) e questo lo rende uno sport estremamente educativo. Richiede un impegno fisico totale e capacità tecnico-tattiche.
La scherma è una disciplina molto tecnica, basata sull'apprendimento del gesto preciso e richiede metodo e applicazione. I soggetti devono possedere agilità, prontezza, rapidità, colpo d'occhio e concentrazione.
Lo sci sviluppa l'equilibrio e potenzia la muscolatura, soprattutto degli arti inferiori ma richiede comunque un controllo di tutto il corpo.
Il tennis è una disciplina asimmetrica, cioè tende a far giocare una parte del corpo più delle altre e gli arti più del tronco. Pertanto si consiglia di affiancare alla pratica tennistica un'altra disciplina che compensi le conseguenza dell'asimmetria. È uno sport che richiede doti tattiche, rapidità, variabilità dei movimenti e resistenza fisica.
Il tiro con l'arco è un'attività sportiva basata sulla destrezza e si può praticare sia all'aperto che al chiuso. Richiede, come tutte le discipline di tiro, che vi sia un rigido rispetto delle regole di sicurezza. Non si può definire una disciplina completa e può essere compensata da un'altra disciplina di tipo simmetrico. Necessita di controllo emotivo e concentrazione. Per questi motivi può essere una disciplina adatta a bambini nervosi, facilmente affaticabili che così possono apprendere la calma, l'ordine e la meticolosità (Petranelli, 2001).
Qualsiasi sia lo sport scelto per il proprio bambino, il consiglio è che favorisca la sua crescita psichica e fisica. Con il passare del tempo si può incrementare gradualmente il senso di competitività per un eventuale futuro agonistico, senza che vi sia un'esasperazione di questo aspetto, ma facendo sempre leva sul divertimento e sullo svago.