L'insoddisfazione inespressa che porta al divorzio

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Quando in una coppia le aspettative di una vita insieme a lungo andare si rivelano diverse da quella che è la realtà matrimoniale iniziano a sorgere i problemi, tanto più gravi tanto più le aspettative sono disattese. Inizialmente da parte di uno o entrambi i coniugi vi è una forte insoddisfazione inespressa, che cresce fino a manifestarsi apertamente; si ritira ogni investimento emotivo dalla sfera della vita coniugale e la relazione diventa soffocante.

A questo punto si elabora la decisione che porta alla separazione fisica accompagnata da sentimenti di perdita e di rimpianto. Per superare questo periodo difficile e traumatico si cercano nuovi amici, si sperimentano nuove attività e diversi stili di vita. È una fase di riequilibrio, caratterizzata da una lenta reintegrazione di sé e da una progressivo aumento dell'autostima, grazie anche allo sforzo di prendere decisioni e di porsi nuovi obiettivi relativi alla vita futura.

Indicativamente le persone impiegherebbero circa due anni per completare l'intero processo e tornare ad un equilibrato e reintegrato stile di vita: tuttavia il tempo richiesto varia da soggetto a soggetto e non sempre il ritmo evolutivo segue un andamento lineare, ma spesso assume un carattere oscillante, `ad altalena`, con regressi e progressi (Santi, 2007). Secondo Bohannan (1973), il tempo che intercorre tra l'inizio della grave crisi ed il recupero dopo la separazione può essere suddiviso in sei fasi, il cui superamento permette al soggetto di ristabilire il proprio equilibrio psicologico.

La prima fase è quella del `divorzio emotivo`, detta anche da `ping pong` per la continua oscillazione tra momenti di aggressività e momenti di riappacificazione, fino a quando il conflitto si cronicizza e i rapporti si deteriorano irrimediabilmente. La seconda fase è quella del `divorzio legale` che può esacerbare eventuali antagonismi oppure sfociare in un processo di mediazione utile affinché i partner assumano atteggiamenti di collaborazione e giungano ad un accordo equo e sereno. Gli ex coniugi in questo modo ricercano attivamente la soluzione ai loro problemi, avvicinandosi progressivamente ad un accordo attraverso un periodo di trattative e negoziati.

Al fine di assicurare un buon esito del processo di mediazione, i membri della coppia devono convenire su precise regole che, se condivise, sono importanti per definire il percorso di ricerca dell'accordo. Un simile approccio si rivela proficuo soprattutto nei casi di dispute relative ai figli perché si fonda sulla congiunta assunzione di decisioni e di responsabilità prevenendo così conflitti futuri.
Nel terzo stadio rientrano le questioni relative alla suddivisione dei beni e delle proprietà, all'ammontare dell'assegno spettante al coniuge e al mantenimento dei figli.

Quando due coniugi si separano mettono fine ai rispettivi ruoli di marito e moglie (tanto legalmente quanto emotivamente), ma lasciano inalterati i ruoli di padre e madre: essi continueranno ad interagire con i figli in quanto genitori. È questa la quarta fase, detta del `divorzio genitoriale`. Recenti studi hanno dimostrato come il divorzio genitoriale costituisca il fattore critico decisivo per il sano equilibrio psicologico dei minori dopo la separazione ed hanno evidenziato inoltre che vi è una la forte correlazione tra comportamenti anomali dei figli e conflitto tra coniugi.

Uno dei compiti più delicati per le coppie disgregate consiste nel ridefinire la relazione come genitori all'interno della nuova situazione familiare, effettuando una netta demarcazione tra ruolo genitoriale e ruolo matrimoniale. Il divorzio genitoriale ha strette interferenze con il divorzio economico che costituisce l'area che più spesso accresce il conflitto dal momento che investe interessi materiali. Il quinto stadio è definito `divorzio dalla comunità` che si verifica con il mutamento a livello delle relazioni sociali, aspetto implicito in ogni disgregazione.

I vecchi amici spesso rimangono amici di uno solo e, d'altra parte, la persona separata, perché sola, può in alcune occasioni sentirsi a disagio con loro. Può allora emergere un profondo senso di solitudine che può gradualmente svanire a patto che si investano le proprie energie psichiche nella ricerca di nuove relazioni sociali e in una presa di coscienza di sé e dei propri desideri.
Infine, l'ultima fase è quella del `divorzio psichico` caratterizzata dalla necessità delle persone separate di ritrovare la propria personalità, la fiducia nelle proprie effettive capacità, senza più contare sulla presenza e l'aiuto del coniuge (Santi, 2007).

Un processo di separazione può considerarsi psicologicamente concluso nel momento in cui i due ex coniugi sono diventati consapevoli sia delle ragioni per le quali il matrimonio è fallito, sia delle motivazioni che hanno portato a scegliere un partner con determinate caratteristiche che poi si sono rivelate incompatibili, potendo così impostare con coscienza e fiducia il loro futuro, senza il timore di ripetere gli stessi errori.

13/07/2011
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