Ipnosi, la pratica tra magia e scienza: a cosa serve, come si induce e quali sono le controindicazioni
L'ipnosi è uno degli strumenti utili a trattare gli stati angosciosi, ma anche alcuni disturbi e dolori fisici, che spariscono nel giro di poche sedute.
Sembra una via di mezzo tra magia e scienza, ma l’ipnosi è un’alterazione indotta della coscienza che non ha nulla a fare con i rituali voodoo e sciamanici. Il paziente, infatti, resta sempre cosciente durante la seduta e non può essere indotto a comportamenti contrari alla sua volontà. In ambito psicologico viene usata come aiuto per ritrovare la salute mentale e in quello medico è efficace per il trattamento del dolore e anche al posto dell’anestesia totale in varie procedure chirurgiche minori.
Che cos’è l’ipnosi
Si tratta di uno stato di alterazione delle percezioni e della coscienza così da permettere di ricorrere alle risorse dell’inconscio per raggiungere alcuni obiettivi di guarigione o di benessere. Un’immagine comune da sfatare subito è quella del soggetto in stato di trance in balia dell’ipnotizzatore: non è possibile ipnotizzare senza la collaborazione della persona da ipnotizzare. Angelo Maravita, del dipartimento di Psicologia all’Università di Milano Bicocca ed esperto della Società italiana di neuropsicologia definisce l’ipnosi come “un modo di focalizzare l’attenzione del soggetto su qualcosa di specifico e particolare, in modo da renderlo selettivamente più ricettivo e da fargli perdere l’attenzione su tutto il resto”.
Quando si viene ipnotizzati le pulsazioni diventano regolari, il respiro si fa più calmo, aumentano le sensazioni di pace e di energia diffusa, alcuni, inoltre, sperimentano un senso di piacevole distacco, mentre altri presenza totale nel corpo.
A cosa serve
Usata in modo appropriato l’ipnosi permette di liberarsi di stress, ansia, depressione, dolore, fobie, insonnia, disturbi psicosomatici e disordini legati al cibo. In ambito medico può essere usata nel trattamento del dolore ed è in aumento il suo utilizzo negli ospedali come metodica priva di effetti collaterali per eseguire interventi chirurgici minore ed evitare l’anestesia farmacologica, o meglio riceve un debole anestetico locale e/o una piccola dose di sedativo. Si stanno anche valutando le applicazioni dell’ipnosi nel contesto delle malattie autoimmuni, visto che c’è una solida ipotesi di connessione fisica diretta tra il cervello e il sistema immunitario. Un recente studio ha inoltre evidenziato che le donne sottoposte a ipnosi durante il travaglio hanno livelli più bassi di ansia e paura rispetto alle altre, a parità comunque di dolore.
In ambito psicologico si sono indagate molte applicazioni. L’ipnosi può essere usata nel trattamento di traumi e abusi per sanare ferite dell’anima e della mente che stentano a rimarginare. Oppure viene usata nel trattamento dei disturbi dell’ansia o della perdita di peso corporeo in persone che faticano a dimagrire solo con l’aiuto del nutrizionista.
Come si induce
Il metodo più seguito inizia invitando colui che vuole essere ipnotizzato a pensare a un’immagine rilassante, e poi a immergersi mentalmente in un contesto calmo e armonioso, a un certo punto interviene l’ipnotizzatore che guida con la voce l’ipnotizzato, impartendogli ordini e istruzioni. Il seguito dipende dal tipo di ipnosi,quella psicoterapica è una sorta di seduta di dialogo in cui lo specialista parla al paziente con un linguaggio metaforico, immaginifico, per dissociarlo leggermente dalla realtà, l’ipnosi medica, invece, è più direttiva.
Controindicazioni
L’ipnosi non ha effetti collaterali, se ci si affida a un terapeuta specializzato: in alcune persone ipnotizzate si registrano mal di testa e vertigini, ma per un breve lasso di tempo. Non è però consigliata nella cura di quei pazienti che soffrono di schizofrenia, sui minori o sugli adolescenti.
Questa tecnica, usata dal terapeuta e su determinati disturbi in pazienti che possono e vogliono essere ipnotizzati, dà ottimi risultati.